PONTE CORVO DI MARNE ANTICHISSIMO MANUFATTO DI EPOCA ROMANA.
XI Meeting "Due passi nel mistero"
La prima domenica di settembre è stata una splendida giornata estiva, caratterizzata da un clima caldo ma ventilato ed è stata solare in ogni senso perché ha visto riuniti, per l’undicesima edizione, collaboratori, amici, simpatizzanti del nostro sito.
Il ritrovo al mattino, tutti puntualissimi (e questo per chi organizza è già un regalo)! E’ stato veramente piacevole riabbracciare coloro che da non vedevamo da tempo e, freschi d’energia, abbiamo intrapreso il nostro primo itinerario, che ha avuto come meta la chiesa-grotta di San Vittore a Brembate.
La chiesa di san Vittore consta di una parte inferiore, paleocristiana, che è il luogo più interessante e mistico e una parte superiore, realizzata tra il 1400 e il 1550, con rimaneggiamenti e aggiunte posteriori.
Nella caverna naturale sulle sponde del Brembo si rifugiò il soldato mauritano Vittore (in seguito santificato) in fuga da Milano, dov’era ricercato perché evaso dalle grinfie dei suoi persecutori, per la sua fede cristiana. Narra la leggenda che egli attraversò l’Adda camminando sulle acque e, giunto in località di Brembate, si nascose nella grotta. Fermatosi per parecchio tempo, svolse opera di conversione delle genti locali.
Con un permesso (per il quale ringraziamo il cortesissimo parroco) abbiamo potuto scendere negli arcani antri delle rocce naturali del fiume Brembo, che probabilmente servirono come luoghi di culto pagani in epoche remotissime. Una agevole scalinata conduce sul poggio che si affaccia sul fiume, donando al visitatore un senso di serenità e pace. La chiesa sotterranea appare oggi come divisa a metà: la parte destra è costituita dalla viva roccia, molto suggestiva e ancora donante acqua, la parte sinistra è stata costruita dall’uomo, chiudendo (nel 1300) la parete che affacciava sul Brembo. In questa zona troviamo l’ altare in ceppo di Brembate. A metà della grotta, dove la roccia si abbassa, si trova una vasca in pietra che probabilmente era un antichissimo fonte battesimale. Sopra di questa, nella roccia, si trova l'impronta che la tradizione attribuisce alla mano del Santo, dalla quale è sempre sgorgata, anche durante le più tremende siccità, una perenne goccia d'acqua. Quest'acqua è raccolta con devozione ed ha la fama di virtù curative e fautrice di numerose guarigioni prodigiose. Allora ne abbiamo approfittato anche noi!
Alcuni momenti della bellissima giornata
Di Vittore, scampato miracolosamente ad un primo supplizio (quello del piombo fuso), si sa che morì decapitato nel 303 d.C. a Lodi. Le cronache attestano che il suo cadavere non venne sepolto e anzi lasciato alla mercè delle bestie feroci, ma ancora una volta rimase intatto e custodito da due animali d'origine ultraterrena per essere traslato, a 70 anni dalla morte, nella chiesa di San Vittore al Corpo fatta erigere appositamente a Milano da S. Carlo Borromeo. Le sue spoglie sono tutt’oggi conservate nella basilica di Sant'Ambrogio a Milano, di cui è uno dei santi protettori.
Antichi libri liturgici dell’undicesimo e dodicesimo secolo ricordano l’8 maggio come data del martirio di San Vittore. Il primo accenno alla “Ecclesia S.ti Victoris” rimasto ci porta al 962.
Di particolare pregio e significato il Crocifisso che la tradizione popolare afferma essere stato realizzato con il sangue di San Vittore; fu sempre molto venerato e ancora oggi ispira un senso di mistero. Sul fondo della grotta, dopo l'altare del Crocefisso, si può vedere una nicchia piuttosto voluminosa che la tradizione popolare attribuisce al fatto che la roccia si sarebbe infossata in maniera prodigiosa per nascondere San Vittore da alcune guardie scese nella grotta per cercarlo.
Tra il 1400 e il 1550 la grotta di San Vittore viene rinforzata con due grandi pilastri che permisero la costruzione di una chiesa superiore, la quale era unita dalla grotta paleocristiana da 33 gradini, detti Scala Santa; oggi il collegamento non esiste più perché è stato murato. Nella chiesa superiore si vede infatti l’area con una diversa pavimentazione che attesta la chiusura dell’apertura. Chi percorreva la scala (normalmente in ginocchio), vedeva sulla parete in alto, come una meta agognata da raggiungere, l’affresco della Madonna del Latte, con il Bambino in braccio e San Vittore a lato. L’affresco, che fu coperto in epoche imprecisate, è oggi ancora visibile stando nella chiesa superiore, a sinistra dell’altare (per chi guarda), seppure deteriorato.
Sulla parete che dà verso il Brembo, sempre nella chiesa ipogea, sono ancora visibili degli affreschi: tra di essi si riconosce (sebbene mutilo nella parte superiore) un San Cristoforo, indice che il luogo doveva trovarsi su una direttrice di transito e di pellegrinaggio, perché è il santo protettore dei viandanti.
Un antico ponte permetteva l’attraversamento del fiume, pochi metri più avanti della chiesa-grotta: il gruppo si è così messo in cammino per andare a vederlo, anche perché da quella posizione si apprezza un panorama bellissimo sul fiume e sul complesso architettonico di San Vittore.
Il manufatto era detto Ponte S.ti Victoris, ed era forse nato in epoca romana. L’attuale risale al medioevo (XIV-XV secolo) ed è percorribile solo pedonalmente; è a due arcate, che sfruttano come appoggio dei giganteschi massi naturali fluviali (ceppo del Brembo). Nella parte sinistra del parapetto abbiamo avuto anche il piacere di mostrare ai presenti le varie Triplici Cinte (ben 9) incise. Si tratta con ogni probabilità di antichi tavolieri per il gioco del filetto, quasi totalmente abrasi. Stupisce che essi siano stati incisi solo da un lato del parapetto.
Ci siamo quindi diretti a Villa Tasca, più precisamente nei suoi giardini romantici (a pochi passi dalla chiesa di S. Vittore), molto in voga nel periodo in cui l’edificio venne realizzato, la seconda metà dell’ottocento. Fu dimora di Vittore Tasca, illustre personaggio di quel periodo, nativo di Brembate, I giardini, che devono essere rimessi a posto, sono dotati di fontane, vasche d’acqua, laghetti e grotte artificiali scavate nel ceppo in declivio verso la riva del fiume.
L’intermezzo culinario, in un ristorante locale, ci ha permesso di intavolare discussioni di vario genere su argomenti legati alle rispettive ricerche e di conoscere le novità che ciascuno sta seguendo.
Dopo pranzo ci siamo portati, automunendoci, nel Parco del Basso Brembo, presso Marne. L’ escursione si è limitata al tratto più meridionale del Parco, permettendoci di attraversare ambiti di grande interesse paesaggistico quali la spettacolare forra compresa tra gli abitati di Marne e Brembate, dove il fiume scorre incassato tra ripide pareti e grandi massi precipitati in alveo.
In prossimità del fiume abbiamo sostato presso la chiesa romanica di San Bartolomeo; dell'edificio originale, risalente al secolo XII, rimane l'abside romanica in ceppo del Brembo, particolarmente interessante per l'ornatura esterna che la caratterizza. Le parti più antiche sono andate distrutte nel 1904. La chiesa nuova, progettata dall'ingegnere Dante Fornoni nel 1950, è stata realizzata in stile neogotico.
Ripreso il sentiero fluviale siamo scesi in riva al fiume attraverso una suggestiva scalinata in pietra e ciottoli che un tempo la popolazione utilizzava per raggiungere le sponde, dove si trovava (e si trova tuttora) una sorgente di acqua naturale; lungo la scalinata si trovano le tracce di antiche nicchie dove veniva simbolicamente posto un simulacro legato alle divinità pagane delle acque e dei boschi (oggi troviamo la statua della Vergine Maria). Il Brembo infatti è sempre stato un fiume amato (vita) e temuto (morte) per le sue improvvise e distruttrici piene. Il gruppo si è dunque portato sulle suggestive sponde del fiume, con i suoi anfratti e la sua una natura ancora selvaggia.
Ritornati in…superficie, abbiamo colto l’occasione per visitare esternamente il bellissimo Castello di Marne, eretto sopra un picco roccioso a strapiombo sul torrente. Esso è conosciuto anche come castello Colleoni, in quanto acquistato dopo la metà dell'Ottocento da quella famiglia, è stato trasformato in residenza di campagna. Conserva le strutture originarie del torrione principale, sovrastante il portale d'ingresso, e della torre angolare di sud-ovest. Una leggenda lo vorrebbe collegato sotterraneamente al castello visconteo di Trezzo d’Adda (MI).
Ritornati sul sentiero, passeggiando, abbiamo sostato allegramente nel prato attrezzato del Centro di Educazione e Ricerca Ambientale del fiume Brembo, dov’è localizzata la sede del Parco. La serena atmosfera che si è instaurata ha permesso ai partecipanti di lasciarsi andare a semplici e intramontabili svaghi, come i giochi di squadra.
Raccogliendo le forze abbiamo poi raggiunto i ruderi del Ponte Corvo, spettacolari resti murari in mezzo alle acque vorticose del Brembo. Fin dall'antichità, nelle località Rasica e Marne, una strada attraversava il fiume Brembo per mezzo di un viadotto, conosciuto con il nome di “Ponte Corvo”. Dell’antico ponte, crollato a causa delle piene del Brembo, rimangono i resti della pila centrale di forma esagonale, con il paramento murario in grossi conci di pietra e riempimento in ciottoli di fiume, e della spalla lungo la sponda fluviale di Osio Sopra. In passato il manufatto venne datato al periodo romano, ma una recente verifica ha permesso di chiarire che l’epoca di costruzione risale al medioevo. Il manufatto, poggiante su di un grosso masso nell’alveo, sfruttava ingegnosamente un basamento naturale offerto dal fiume.
La comitiva, gradualmente, ha iniziato a spezzettarsi per impegni individuali. Ridotti in numero, ma non nell’energia, i rimanenti hanno potuto addentrarsi nel centro storico di Brembate, che offre alcuni scorci degni di interesse, sovrastaoi dalla curiosa e imponente Torre di Berengario.
All’imbrunire gli inevitabili congedi e la certezza che ciascuno serberà nel cuore un bel ricordo di un altro Meeting ben riuscito, grazie allo spirito partecipativo di tutti, al clima ottimale, e all’impegno nel programmarlo.