4. La Cosmonautica russa e sovietica

                                                           (Alessio Marchetti)

                                                               Parte IV di VII

 

Con il cosmismo filosofico, anche la cosmonautica ha accompagnato l’esplorazione spaziale da parte dell’Unione Sovietica. Il collegamento ideale tra gli astri e la rivoluzione socialista era ben noto, ma si rendeva poi necessaria un’applicazione pratica e fu anche per questo che si decise di investire risorse ed energie sulla scoperta dello spazio extraterrestre.

Lo scienziato ed artista Aleksandr Chizevsky formulò l’ipotesi secondo la quale ogni aspetto della vita sulla Terra fosse influenzato dall’attività delle macchie solari e dalle radiazioni cosmiche, mentre il politico Lev Trockij (pseudonimo di Lev Davidovič Bronštejn) affermò che i moti rivoluzionari del 1848 e la nascita della dottrina marxista furono conseguenza della scoperta del pianeta Nettuno, avvenuta nel 1846. Questo pianeta è associato infatti all’emergere degli ideali propri dell’inconscio ed è ritenuto il “Pianeta delle rivoluzioni”. Le affermazioni di Trockij sono importanti anche per il fatto che egli non aderì all’ideologia cosmista, ma comunque era incline a portare avanti teorie proprie dell’occultismo.

 

                                 

 

Mentre lo scrittore e filosofo Vladimir Fëdorovič Odoevskij sosteneva che l’uomo avrebbe raggiunto la Luna per sfruttarne le risorse minerarie, il vero padre della cosmonautica (o astronautica) russa e sovietica è però considerato Konstantin Ėduardovič Ciolkovskij. Egli, amico peraltro di Chizevskij ed entrato a contatto con Fëdorov, sosteneva che la felicità autentica consistesse nella totale mancanza di ogni forma di sofferenza nell’Universo, teorizzando per primo la costruzione di astronavi atte a colonizzare il Sistema Solare. Una volta che il Sole avrebbe esaurito la propria potenza energetica, secondo Ciolkovskij l’umanità avrebbe dovuto dirigersi verso altre stelle; egli racchiuse queste teorie in un programma di sedici punti, chiamato “Piano di Esplorazione Spaziale”. Lo scienziato si interessò molto anche di altre tecnologie spaziali e di missilistica, occupandosi dei razzi pluristadio e gettando di fatto le basi per la conquista dello spazio; scrisse anche romanzi di fantascienza come “Sulla Luna” (1893) e “Oltre la Terra” (1920).

 

                                     

                                           Aleksandr Chizevsky

 

 

Anche l’eugenetica fu di interesse per Ciolkovskij, poiché sosteneva la necessità di procedere al miglioramento della razza umana tramite la selezione genetica, dove dovessero permanere caratteristiche di forza e perdersi quelle di fragilità. Queste teorie trovano spazio nel libro “Dolori e geni”. Una sua frase celebre riporta: “Non c’è fine alla vita, alla ragione e alla perfezione del genere umano. Il suo progresso è eterno”.

Ciolkovskij era consapevole di aver compiuto dei grandi passi in campo scientifico e negli ultimi giorni della sua vita disse: “Per tutta la vita ho sognato che, grazie al mio lavoro, l’umanità avrebbe progredito almeno un po’”. Nella città dove Ciolkovskij morì, la russa Kaluga, è stato a lui dedicato il Museo dell’Astronautica.

In effetti grazie a lui dei grandi passi sono stati fatti, basti pensare al primo uomo nello spazio, il sovietico Jurij Alekseevič Gagarin (1961), che dallo spazio mandò un saluto a Nikolaj Roerich, riflettendo così tutta la carica anche filosofica della missione spaziale.

 

Konstantin Ciolkovskij, 1857-1935

 

 

«La Terra è la culla dell'umanità, ma non si può vivere nella culla per sempre»

 

Konstantin Ėduardovič Ciolkovskij

 

 

                             

 

                                        

 

Parte I: Bogdanov, aspirazione all'eterno

Parte II Fëdorov e il Supramoralismo

Parte III: il Cosmismo

Parte V: Le Teorie di Gurdjieff

Parte VI: Comunismo e Materialismo

Parte VII: Previsioni vere e smentite

 


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