La chiesa di St. Laurent di Marsiglia

                            e il dipinto della Maddalena

                                                                        (Marisa Uberti)

 

                           

 

Gli archeologi ritengono che l’altura dove oggi si erge la chiesa di San Lorenzo fosse quella dove si insediarono i primi greci provenienti da Focea (attuale Turchia). Ai piedi della collina fu scoperto, nel 1952, un arcaico capitello ionico, forse appartenuto al santuario di Apollo Delphinios. Secondo certe interpretazioni, l’etimo Laurentius alluderebbe alla parola “coronato di alloro”, come era la divinità pagana apollinea, venerata in loco prima del cristianizzato Lorenzo.

La posizione dell’edificio consente una visuale molto panoramica sul Vieux Port (Vecchio Porto) di Marsiglia, con i suoi edifici moderni che si fondono con quelli più antichi, e sul mare blu.

E’ questa una delle chiese di culto cristiano più antiche di Marsiglia, conservate fino ai giorni nostri, pur se con vari rimaneggiamenti. Un luogo di pellegrinaggio, focolaio di spiritualità, certamente frequentato dai Cavalieri crociati poiché situato a due passi dal Fort St. Jean (Forte di San Giovanni) in cui, dal XII al XVII secolo, aveva sede la Commanderia dei Cavalieri dell’Ordine Sovrano degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta. Era probabilmente anche tappa verso Santiago de Compostela, come testimonierebbe una grossa conchiglia scolpita su un arco dell’interno. Ancora oggi è attiva nella chiesa una Associazione Provenzale detta Pélerin de Compostelle.

Durante l’episcopato di Babon, nell’ 870 d.C., venne realizzata una fortezza per la difesa di questo promontorio, chiamata Castrum Babonis al cui interno venne costruita (980) una chiesa (Saint- Laurent - du Château Babon) dedicata a San Lorenzo. Nel Medioevo (1249) venne ricostruita nelle forme del romanico provenzale e servì come parrocchia del quartiere di San Giovanni (St. Jean), dove risiedevano i pescatori, la cui comunità risaliva a tempi molto antichi.

Nel XVII secolo venne aggiunta una cappella, quella dei Penitenti Bianchi, usata dalla confraternita omonima per celebrare i propri uffici e tenere le proprie riunioni. La Cappella è un caso unico a Marsiglia di gotico tardivo.

Durante lo scavo di un fossato che separasse il Fort St. Jean dal resto della città (1668), la collina venne tagliata e in tal modo la chiesa venne privata di una delle sue sei campate. La facciata della chiesa venne amputata e privata del suo ingresso originario; la porta principale, che si trovava sul lato Occidentale, venne trasportata su quello meridionale. Entrando oggi, quindi, il visitatore non si trova di fronte l’abside ma la navata (l’abside con l’altare li si vede a destra, sul lato est).

L’abside venne ricostruita per far posto alla torre ottagonale (Tour de Guet) che divenne il campanile, al quale si accede tramite una scala a chiocciola. Nel 1794 la chiesa venne chiusa e adibita a magazzino militare, ma la Rivoluzione non la distrusse; nel 1801 venne restituita al culto e riaperta. Durante le incursioni belliche del 1943, in cui quasi duemila edifici della zona del Vecchio Porto vennero distrutti dai Nazisti, la chiesa subì gravi contraccolpi conseguenti alle esplosioni. Nel 1997 è stata restaurata e riaperta al culto, dopo il termine dei lavori (notare che diverso materiale è tutt’ora accatastato in una delle campate e che certe zone, pur limitate, non sono praticabili). L’edificio fu realizzato in calcare rosa proveniente dalle cave de La Couronne , vicino a Martigues. Il suo stile così sobrio, privo di decorazioni, ricorda quello delle abbazie cistercensi, ma anche quello dell’abbazia di St. Victor, che le sta quasi di fronte.

L’interno ha tre navate separate da pilastri squadrati che sorreggono archi trasversali e si slanciano verso le volte a botte. L’abside, con nervature, venne ricostruita nel XVII secolo per far posto alla torre ottagonale (Torre di Guardia) che divenne il campanile, al quale si accede tramite una scala a chiocciola. Il pavimento mostra le lastre di diverse tombe, ciascuna recante un numero. Nell’absidiola di sinistra è collocata la statua di una Madonna con Bambino in legno scuro (Madonna Nera) di stile catalano. Nella didascalia è definita "Madonna di Massilia". 

 

                 

 

Conserva anche la pietà des Calfats, la statua di Marie Etoile de la Mer (Maria Stella del Mare), e la tavola del martirio di San Lorenzo. Le finestre sono alte e strette ad altezze ineguali.

La chiesa è Monumento Nazionale dal 1950.

 

  • Il dipinto della Maddalena predicatrice a Marsiglia

 

Nel XVI secolo vi era un interessante dipinto come pala d’altare della chiesa, che ancora oggi è comunque da ammirare nel Musèe d’Historique [1].  Il dipinto è definito da alcuni la “Mona Lisa” di Marsiglia ma il suo vero titolo è La Prédication de Marie-Madeleine. La protagonista è Maria Maddalena, il cui culto è innegabilmente fondamentale in questa terra. L’opera, attribuita ad un pittore italiano (Antonio Ronzen[2]), attivo in Provenza dal 1508 al 1525, è datata al 1512-13 ed offre l’immagine della Santa che predica ad un gruppo di devoti, la cui identità non è del tutto certa. Maddalena è rivestita di una tunica rossa, con un copricapo bianco; le mani compiono un gesto che non è del tutto comprensibile (forse rifacentesi al linguaggio segreto degli artisti). Uomini e donne sono in atteggiamento di ascolto, seppure gli sguardi siano variamente diretti. A terra si notano dei virgulti vegetali e un agnello (o un cagnolino bianco) in posa mansueta. Una figura di spalle è in primo piano: se ne possono scorgere i lineamenti, e la posa curiosa: sta alzando il manto o tunica, mettendo in vista i calzari e una sotto-veste nera. Gli auditori, diversamente abbigliati (ma comunque tutti con abiti dell’epoca del dipinto), sembrano disposti attorno ad una coppia (probabilmente marito e moglie[3]) seduta al centro, su delle rocce. Altre persone sono in piedi e  la disposizione sembra indicare una nobile corte che occupa la prima cerchia, la seconda, meno ieratica, sembra composta da borghesi. Nell’ultima fila, con un copricapo differente (orientale), potrebbero esservi i compagni di Maddalena, giunti con lei a Marsiglia (una donna porta una croce vermiglia sul copricapo giallo).

Maddalena è in piedi sul sesto gradino di una singolare scala di pietra, addossata ad una muraglia, ma non vi sono porte dietro di lei, come se la scala non conducesse ad alcun ingresso. Alcuni interpretano questi gradini come quelli appartenenti all’antichissimo Tempio di Diana, sul quale era poi stata eretta una cappella dedicata a Maria Maddalena, sul sito dove oggi sorge la monumentale Basilica di Nostra Signora della Guardia (Notre Dame de la Garde). Nel dipinto l’altura dove è situata questa basilica appare però più arretrata e più elevata (enfatizzata), rispetto a dove si trovano Maddalena e i suoi accoliti. L’architettura della chiesa che il pittore ha immortalato potrebbe essere coerente con quella che al suo tempo esisteva, poiché sappiamo che l’attuale Notre Dame de la Garde risale al XIX secolo ma fu eretta su edifici precedenti. J. Bernard Grosson (1733-1800), autore del Compendio delle Antichità e Monumenti di Marsiglia (1773)[4], scrisse che la tradizione della Chiesa di Marsiglia risale all’arrivo della famiglia di Lazzaro[5]. Quando essa arrivò, si presentarono nel peristilio di un piccolo tempio abbandonato, che si trovava di fronte al portico del grande tempio di Diana. Qui Maddalena avrebbe iniziato la sua prima predicazione del Vangelo alla gente del luogo; qui sarebbe stata eretta una cappella in suo onore e memoria. L’edificio, caduto in rovina diverse volte, sarebbe stato ricostruito sempre sul medesimo luogo. Nel 1220 è certa la presenza dell’edificio medievale, ricostruito poi nel 1613 e infine in stile Impero. Interessante è che nella primitiva cappella del XIII° secolo era venerata una  statua lignea della Madonna con Bambino. Siccome il legno era scuro, i fedeli la chiamavano Notre Dame la Brune cioè “Nostra Signora la Mora” che quindi si configurava come una Madonna Nera a tutti gli effetti (oggi sostituita da una copia di alabastro, chiara, che comunque porta ancora lo stesso nome originario).

 

                  

 

La piccola altura su cui si svolge la scena è situata sicuramente a Marsiglia, perché di fronte si staglia inequivocabile la Tour St. Jean (eretta dal re Renato d’Angiò e detta anche Tour del roy Renè), che faceva già parte (nel 1500) del medievale Fort St. Jean. Dietro questo complesso si riconosce la chiesa di St. Laurent. Si nota anche la stretta imboccatura tipica del Vieux Port marsigliese e, in lontananza, i calanchi di Cassis e de La Ciotat, come pure l’insenatura chiamata Becco dell’Aquila. Dall’altro lato, dove Maddalena si trova con i suoi fedeli, si può riconoscere come fosse l’abbazia di St. Victor con il suo annesso monastero (oggi distrutto, ma la chiesa abbaziale è intatta). Questo dettaglio è veramente importante poiché potrebbe indicare, in modo simbolico, il legame tra Maddalena e la Madonna Nera che è ivi conservata.

Navi  e barche solcano il mare, e una- sulla destra- pare ormeggiata vicino alla scena della predicazione: allusione all’imbarcazione che trasportò Maddalena e compagni in Provenza. Infine il cielo, con tre composizioni nuvolose di particolare conformazione: quella più a sinistra è solo una sfumatura biancheggiante mentre le altre due sono bei nuvoloni bianchi carichi di tinte scure, come minacciassero pioggia o tempesta, altra allusione -forse- inerente il miracolo che Maddalena avrebbe operato sulla famiglia del principe che l'accolse (raccontata nella Legenda Aurea).

 

 


[1] Secondo J. Boyer [“Un peintre "vénitien'' en Provence au XVIe siècle: Antoine Ronsen alias le Maître de la prédication de la Madeleine” Gazette des Beaux-Arts 110 (1424): 55-60], il quadro faceva parte di una pala d'altare per  S. Marie Madeleine ad Aix-en-Provence

[2] Secondo alcune fonti (es. J. Boyer, citato alla nota precedente), l’artista sarebbe stato di origine fiamminga (Antoine Ronsen) poi stabilitosi a Venezia e avrebbe preso anche il nome di “Maestro della Predicazione della Maddalena”. Secondo altre sarebbe invece  stato  veneziano, come riporta Françoise Robin ne “Le Retable Marseillaise” (1400-1530) tradition et modernitè”, p. 9, nota 31, citando J. H. Albanes “Nouveaux documentssur le peintre de Antoine Ronzen dit le Vénitie”n, dans Bulletin archéo/ du comité des trav. hist et scient., 1884 pp. 280-293, doc. 1)”, attivo nella prima metà del 1500. Abbiamo incontrato il nome di questo artista nella Basilica di Saint Maximin, quale autore del dipinto della pala d’altare, raffigurante una Crocifissione, in cui troviamo ancora Maria Maddalena avvinta ai piedi della Croce ma la scena non è ambientata sul classico Golgota, bensì in un paesaggio marittimo, forse proprio quello provenzale di Marsiglia.

[3] Sono diverse le teorie: che il pittore si sia voluto riferire alla Legenda Aurea secondo la quale il principe di Marsiglia per primo accolse Maddalena, approdata con i compagni in città, dopo che ebbero a patire fame e freddo. Il principe con la moglie stettero ad ascoltare la predicazione della santa, chiedendole poi di operare il miracolo di far loro avere il sospirato figlio, che infatti arrivò. I due personaggi (lui tiene in mano uno scettro) potrebbero quindi riferirsi a quell’episodio leggendario. Secondo altre interpretazioni si tratterebbe di Carlo III del Maine (1436-1481, noto anche come Carlo V d’Angiò), ultimo conte di Provenza  e re titolare di Napoli, prima dell'annessione alla Francia nel 1481 e sua moglie Isabella di Lorena (v. fonte).. Un’altra ipotesi è che si possa trattare di Re Renato d’Angiò  (il buon Renè, nato nel 1409 e morto nel 1480) e della saggia moglie Jeanne de Laval. Questo sovrano (zio di Carlo III del Maine, tra l’altro) morì circa 40 anni prima della realizzazione del dipinto (come Carlo III, del resto). Ricorderemo che egli fu conte di Provenza e in seguito re di Francia; nel 1448 ordinò gli scavi a Saintes- Marie-de-la Mer e portò alla luce le presunte reliquie delle due Marie (Maria Jacobi e Maria Salomè), sulle quali sarebbe poi sorta l’attuale grandiosa basilica omonima, che abbiamo visitato nel2007. Un suo famoso predecessore, Carlo d’Angiò, aveva invece ritrovato nel 1279  le (presunte) reliquie di Maria Maddalena a St. Maximin. In mancanza di prove certe, resta al momento sconosciuta l’identità di questi personaggi.

[5] La tradizione agiografica differisce dalla tradizione leggendaria narrata da Jacopo da Varagine nel XIII secolo:

https://www.santiebeati.it/dettaglio/81850

 

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(Autrice: Marisa Uberti. © 2014 Tutti i diritti riservati. Articoli e foto non possono essere copiati nè riprodotti senza autorizzazione dei rispettivi autori)

 

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Argomento: St.Laurent

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