Marsiglia, la più antica città della Francia

                                                                       (Marisa Uberti)

                   

 

Una città che non c’è più: la greca Massalia, la madre della moderna Marsiglia. Dov’era questa primigenia madre? Ne sono state scoperte le tracce, sono stati trovati del reperti, identificata la zona dell’insediamento, ma chiaramente sotto strati di terra, sepolti dal tempo e nella memoria. I nostri “due passi” vanno oggi alla ricerca delle zone più antiche, che si snodano lungo un percorso di modica lunghezza (circa un chilometro), e che si articola dalla zona del Porto Antico (Centre Bourse), dove ha sede il Musée d’Histoire de Marsille fino al Fort Saint Jean, ex Commanderia dell’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni (poi di Malta). Dopo aver visitato il Museo e aver fatto conoscenza con la sua storia attraverso il reperti ivi conservati (dalla Preistoria ai giorni nostri), si potrà intraprendere il cammino su questa arteria stradale che è costellata da 11 tappe, ben segnalate, corrispondenti ad altrettanti siti archeologici e luoghi emblematici della vecchia Marsiglia. Attualmente il percorso è innestato su Rue Fioca, che si prolunga nella Grand Rue poi in Rue Caisserie e Rue Saint Laurent, che porta al Fort St. Jean.

Partiamo dal Museo!

 

  • Il Musée d’Histoire de Marseille

 

Si trova nei pressi del Centre Bourse, un complesso commerciale per la cui realizzazione (1967) si è dovuto scavare parecchio. Scava e scava, ecco che è spuntato uno dei siti archeologici di eccezionale interesse per la storia delle origini di Marsiglia, attorno al quale si è costituito il Museo, aperto al pubblico dal settembre 2013. Già dal 1983 era aperto al pubblico il sito del Porto Antico, denominato Jardin des Vestiges.

E’ considerato uno dei più grandi Musei storici d’Europa, che sorge sul sito originale del Porto Antico, ed è dispiegato in parte all’aperto (con gli scavi a cielo aperto) ed in parte in sale espositive articolate su tre piani. Il Musèe d’Historique di Marsiglia è una tappa obbligata per chi vuole conoscere l’evoluzione della città e apprezzare i monumenti classificati “Monuments Historique” (Monumenti storici), che si susseguono lungo l’antico asse viario che va dal Museo Storico al MuCem (allestito nel Fort St. Jean e in nuovi edifici avanguardisti), un’ asse che l’urbanistica moderna ha conservato.

Entrando nel sito archeologico de la Bourse, si possono vedere i resti delle mura di età ellenistica (III-II sec. a.C.) e i moli del porto di epoca romana (I-II sec. d.C.); infatti dove attualmente si passeggia tra i vialetti circondati dalle rovine, c’’era l’antico porto ellenistico e il mare era dunque molto più vicino rispetto ad ora. Due torri quadrate segnavano l’ingresso principale della città (Porta Monumentale), che era orientata verso la rotta dell’Italia (direzione E-O); fu ricostruita nel II sec. a.C. e venne usata anche dopo la conquista romana, rimanendo la propria funzione sostanzialmente fino all’inizio del Medioevo. Alla torre nord è addossato un muro detto di Crinas (dal nome di un ricco medico marsigliese), del II sec. d.C. e che fu uno dei primi resti ad essere scoperti (1913). Nel parco archeologico all’aperto si può anche vedere un tratto di una strada prima greca, poi romana, di cui si può osservare la sezione pavimentale. Questa arteria attraversava la città fino al promontorio di St. Jean, all’estremità opposta del quartiere del Panier. Questa fu la principale arteria stradale dalla sua fondazione fino al 1666 sotto Luigi XIV, quando vennero realizzati degli ampliamenti. Per i Greci questo asse viario era il Plateia e per i Romani il Decumanus Chiaramente lasciamo il piacere di scoprire il resto a chi vorrà recarsi sul posto (e chi vi è già andato potrà dirci che ne pensa).

All’interno, la visita inizia dalla sala multimediale con la proiezione di un filmato che illustra come già 60.000 anni a.C. l’uomo preistorico fosse insediato in una piccola area non distante da dove ci troviamo. Importantissima è la Grotta di Cosquer (dal nome del sub che per primo la scoprì, nel 1985), patrimonio universale ricco di graffiti e pitture datate tra i 27.000 e i 19.000 anni fa e raffiguranti animali terrestri, marini, impronte di mani. Un tempo la Grotta, unica al mondo e situata pochi chilometri a est di Marsiglia, era ai piedi di un Calanco (cap Morgiou) sulla terraferma, forse davanti ad una steppa, a 120 m s.l.m. ma con l’innalzamento del livello del mare, si trova oggi sommersa a 37 m di profondità. L’eccezionalità delle “opere d’arte presenti” (a tutti gli effetti sono tali!) hanno perfino fatto dubitare della loro autenticità e vetustà (furono definitivamente riconosciute autentiche nel 1996). La Grotta, per la sua posizione, è chiusa al pubblico ed accessibile soltanto agli studiosi; per chi volesse visitarla virtualmente, lo può fare nel link ufficiale (sempre meglio di niente…). Come immaginiamo, l’intero paesaggio era assai diverso da quello attuale. E chi erano quelle civiltà così abili a disegnare animali che per nulla sembrano eseguiti da mani “preistoriche”? Quelle mani sono rappresentate in grande profusione in quella grotta, tutte sul lato est, sia in positivo che in negativo (effetto stencil) e misteriosamente sono mancanti delle falangi. Perché? Si è pensato a sacrifici rituali, a malattie particolari, a forme necrotiche da congelamento, ma la presenza dei pollici intatti avrebbe escluso questa eventualità. Nessuno scheletro dello stesso periodo Paleolitico è stato trovato con la caratteristica della mancanza delle falangi. E allora? Gli studiosi ritengono che le mani siano state ritratte con le dita piegate, forse come segno di riconoscimento in talune elite, o come posa rituale (una sorta di alfabeto cifrato, un linguaggio silenzioso ancora in uso presso alcune tribù del mondo). Sarà così?

 

  • La leggenda della fondazione di Marsiglia: Gyptis e Prôtis

 

Non si sa bene come né perché (c’è un vuoto cronologico cospicuo) ma nel VI secolo a.C. arrivarono delle genti greche dalla città di Focea, in Asia Minore (attuale Turchia), che si stabilirono sul Calanco di Lacydon, dal quale si sviluppò il primo nucleo abitato, organizzato nell’odierno quartiere le Panier (lo si trova indicato ovunque, in città!), costituito oggi da strette viuzze caratteristiche. I Greci chiamarono questa città nuova Massalia. La posizione dev’essere sembrata molto favorevole ai nuovi venuti: il bacino era protetto naturalmente, per la sua conformazione, dai venti, l’arcipelago delle Frioul garantiva protezione e la vicinanza del fiume Rodano agevolava i commerci con i Galli. Sulle colline vennero eretti i templi alle divinità Artemide, Apollo e Atena, i quali vennero poi soppiantati da luoghi di culto romano e poi cristiano. La nascita di Massalia scaturisce invece, nella leggenda, dalla storia d’amore tra il marinaio greco Prôtis e la principella gallica Gyptis, il cui padre – re dei Segobrigi – avrebbe donato il territorio di Massalia come regalo di nozze. La fusione, sia leggendaria che storica, di tradizioni greche con quelle galliche, diede origine ad una grande cultura, nonostante inevitabili conflitti territoriali. Tra il 390 e il 49 a.C. la città conobbe un periodo di sfolgorante splendore, imponendosi come un faro avanzato dell’ellenismo in Europa occidentale.

 

                   

 

 

Nel Musèe d’Historique si trovano 13 sezioni tematiche, che vanno dall’epoca preistorica fino ai giorni nostri, con descrizioni multilingue (anche in italiano).

Alcuni tra i reperti più affascinanti di epoca antica che possiamo menzionare sono:

 

il relitto greco Jules Verne, del VI sec. a.C., trovato appunto nell’area denominata Espace Villeneuve-Bargemon Jules Verne e restaurato;

 

due statue di Guerrieri provenienti dall’Oppidum di Roquepertuse Velaux e risalenti al III sec. a.C.; sono in calcare, con decorazioni dipinte. Sono molto particolari: la posa è quella di uno scriba, con le gambe incrociate, la veste è a tunica e indossano dei bracciali. Davanti e soprattutto dietro sono presenti dei motivi forse simbolici (di potere o distinzione) che li rende davvero particolari;

 

una serie di stele votive costituite tutte dal medesimo soggetto: una donna seduta entro una formina fatta a cappelletta, risalenti al V sec. a.C. Furono realizzate in calcare di St. Victor e mostrano alcune tracce di colorazione; furono scoperte nel 1873 durante scavi nell’antica Rue Negrel. Alcune di queste figure femminili hanno sul ginocchio un animale: qual è la loro interpretazione? Forse da mettere in relazione a culti di fecondità e rigenerazione. Il modello pare essere preso dal Naiskos (=tempietto), noti tra i greci specialmente ad Ionia, una regione della Focea.

 

due crani umani del I sec. a.C. presentati come trofei (dall’Oppidum de la Cloche). Erano tenuti insieme da ganci o chiodi e certamente appesi sull’architrave di una porta dell’Oppidum, forse con valore protettivo?

  • il relitto romano del II sec. d.C., rinvenuto durante gli scavi nell’area della Bourse nel 1974.

Nel 49 a.C. arrivò Cesare, conquistandola; la città greca divenne romana e prese il nome di Massilia. Politicamente assoggettata a Roma, mantenne comunque a lungo  il carattere greco. Inoltre il porto restò attivo. Vennero costruiti un Forum, il Teatro, le Terme (gli scavi hanno portato alla luce numerose vestigia, visibili nel Musèe des Docks Romain, che si raggiunge scendendo una scala da Place Vivaux). Nei pressi del College Vieux-Port fu rimesso in luce un teatro greco costruito alla fine del I sec. a.C., ma anche vestigia ben più antiche, databili ai primi decenni della presenza focese a Marsiglia (vedi la sezione Itinerario).               

               

  • Marsiglia nel Medioevo: la misteriosa basilica funeraria di Via Malaval

 

La quinta sezione è dedicata al passaggio dalla città antica a quella Medievale (309-948 d.C.), quando in città arriva il Cristianesimo, che coincide con l’erezione di nuovi edifici, come il santuario di Saint Victor e il Battistero paleocristiano de la Major (la cattedrale), nonché l’eccezionale basilica funeraria di via Malaval (rue Malaval). Eccezionale poiché da essa provengono una grande quantità di sarcofagi, ben 228, ritrovati nel coro, ma il problema è che nulla si sa della chiesa stessa che li conservava. L’edificio si trovava fuori dai bastioni, nella parte settentrionale della città, sull’antica Via Aquensis. Fu scavata tra il 2003-2004 (si voleva costruire un parcheggio, nell’area…) ma si potè solamente supporre che si trattava di una basilica funeraria del V e Vi secolo d.C.  Fu scoperto un accumulo di tombe a tegola e sarcofagi, una tumulatio ad sanctos (sepolture vicino ai santi) che si sviluppava nel coro, nella navata e all’esterno dell’edificio, dove numerose anfore furono utilizzate come bare per infanti, tra tombe maschili e femminili di varia età. Ma tutti questi defunti – per la maggior parte anonimi- erano inumati vicino a quali santi? Non si sa ma sono state trovate due “tombe privilegiate”, nelle quali riposavano due defunti, sul lato nord della chiesa; la loro sepoltura era distinta dalle altre perché era ornata da plutei di marmo ed era situata a sinistra dell’altare (collocato al centro dell’abside). Già il fatto di trovare due tombe di “santi” è cosa rarissima: ma chi sono? Si tratta di due corpi maschili; sulle lastre delle loro tombe sono stati trovati dei piccoli condotti di bronzo che servivano ai fedeli per la produzione dell’olio santo: l’olio di oliva veniva versato nel condotto, entrava in contatto con i corpi ritenuti santi e poi veniva raccolto al capezzale della tomba meridionale. Una usanza unica in Occidente, che suscita stupore e mistero! Quando il luogo venne forzatamente (?) abbandonato (probabilmente verso la fine del VII sec. d.C.), le reliquie sotto l’altare vennero messe in salvo, ma il resto dell’edificio venne saccheggiato e distrutto, risparmiando però il coro, le tombe privilegiate e le tombe attorno ad esse. Il fatto che tutti i defunti siano comunque stati risparmiati dalla devastazione, potrebbe essere significativo. Il sito non ha rivelato utilizzo in epoca medievale e fu completamente ricoperto da un livellamento del terreno sul quale venne insediata la cosiddetta necropoli del Lazzaretto. A sua volta, la basilica funeraria paleocristiana sorgeva su una precedente necropoli di epoca romana (II sec. d.C.). L’importanza della scoperta di questa basilica funeraria ha destato non poche domande, oltre che meraviglia poiché si tratta di una ulteriore preziosa testimonianza del cristianesimo delle origini e della topografia di Marsiglia cristiana. Ma offre anche l’opportunità di conoscere e indagare le usanze funerarie di quei primi cristiani in Provenza, specialmente la pratica eccezionale di produrre l’olio santo dalle tombe dei due venerati santi. Una novità che dovrà essere ulteriormente approfondita dalle ricerche. Ma a chi era dedicata questa chiesa? Gli esperti hanno ipotizzato si possa trattare della “Basilica Sancti Stephani” menzionata vicino alle mura da Gregorio di Tour nel VI sec.

 

                

             Alcuni dei sarcofagi che è stato possibile restaurare e sono quindi presentati in originale

 

  • La storia continua...

 

La storia della Provenza e quindi di Marsiglia (che ne è capoluogo) è articolata e complessa. Dai Duchi Merovingi ai conti Carolingi, a quelli della Casa di Barcellona, ai d'Angio... (per approfondimenti vedasi qui).

Dal 948 al 1481 Marsiglia dipese dal Regno di Borgogna, poi passò sotto la Contea d’Angiò e quindi sotto la Corona di Francia (1481), divenendo per i sovrani un importante porto sul Mediterraneo, utile per i commerci con gli Ottomani, con i quali volevano instaurare un’alleanza politica forte. L’influenza della vicina città italiana di Genova, condusse la città verso il Rinascimento. Tra il 1599 e il 1720  Marsiglia conobbe ampliamenti, modernizzazioni, sfruttando il suo potenziale economico. Nel 1720 giunse però la grande epidemia di peste, a stoppare il processo, superata la quale la città divenne un porto mondiale aperto sul mondo. L’Accademia fece brillare su di essa il sole degll’Illuminismo: Marsiglia divenne un punto fermo per il razionalismo e la scienza e il suo popolo s’affermò come il più deciso alla Rivoluzione, al ritmo della Marseillaise.

Ed eccoci giunti nella decima sala: nel XIX secolo Marsiglia si presenta con un numero di abitanti sensibilmente aumentato (dai 130.000 ai 550.000 in meno di un secolo). Dopo il 1820 vi fu la spedizione ad Algeri, diversi immigrati giunsero in città provenienti dall’Italia e da altre parti del mondo per investire, lavorare o risiedere nei nuovi quartieri. Nuove canalizzazioni d’acqua, nuovi assetti urbanistici, un nuovo porto (de la Joilette) cambiarono il volto urbanistico. Vennero anche costruiti nuovi importanti edifici come il Palazzo del Pharo e la Basilica di Notre Dame de la Garde, sulla collina più alta, chiamata dai marsigliesi la “Bonne Mèr” (Buona Madre).

Marsiglia dovette poi affrontare molti problemi conseguenti alle due Guerre Mondiali, al Colonialismo, e acquisì anche una”cattiva fama”, dalla quale ha cercato di sganciarsi. Un forte impulso le è stato dato per rilanciare servizi ed attività culturali. Ci dev’essere proprio riuscita se, nel 2013, ha ricevuto il merito di “Città Europea della Cultura”. L’ultima sala del Museo propone Marsiglia come un laboratorio d’idee e di progetti, e si immagina la città di domani.

 

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(Autrice: Marisa Uberti. ©2014 Tutti i diritti riservati. Articoli e foto non possono essere copiati nè riprodotti senza autorizzazione dei rispettivi autori)


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Argomento: Massalia

Musèe d'Historique de Marseille

Marco | 29.05.2014

Leggendo questo report, sono rimasto affascinato dalle molteplici informazioni ricercate e date.
mi sembrava di essere partecipe in prima persona allo scorrere della ?storia?.
Complimanti

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