I Cavalieri di San Lazzaro
-Le Chevalier de St. Lazare de Jerusalem-
(a cura di dpnm)
Stendardo con la Croce Verde dei Cavalieri di San Lazzaro, nella Cattedrale di Marsiglia
Ci è parso importante fare una parentesi sull’argomento, visto che abbiamo parlato delle reliquie di San Lazzaro (il cranio e il braccio) conservate, stando alla tradizione locale, nella Cattedrale di Marsiglia. Una grande processione, tenutasi nel 16 novembre 2008, ha visto i Cavalieri di San Lazzaro a fianco di don Ottonello, curato della Major (come viene detta la cattedrale), durante l’ostensione delle preziose reliquie, che si fanno risalire a Lazzaro di Betania, fratello di Maddalena. Questi Cavalieri sono di casa, nella cattedrale marsigliese; del resto chi meglio di loro (con quel nome) potrebbe assolvere meglio al compito di tutelare e mantenere decorosamente questi oggetti di venerazione? Sono stati i Cavalieri a portare per le vie di Marsiglia il reliquiario con i resti di San Lazzaro, e molte altre volte hanno partecipato in prima persona alle celebrazioni in onore di San Lazzaro.
Li abbiamo incontrati già diverse volte nello svolgimento delle nostre ricerche, questi Cavalieri lazzariti, senza tuttavia approfondirne mai la storia, che è molto antica, perfino più di quella dei Cavalieri di San Giovanni, dei Templari e dei Teutonici che citiamo perché, al pari di questi, i Cavalieri di San Lazzaro furono un Ordine Gerosolimitano, attivo cioè a Gerusalemme e con funzioni religioso-militari. Al giorno d’oggi godono di vita autonoma, essendo l’Ordine organizzato in Gran Priorati indipendenti che scelgono un Gran Maestro sotto la guida del Patriarca greco-melkita. Più o meno tutti sappiamo che esiste però un Ordine riconosciuto ufficialmente che fa capo a Casa Savoia, l’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, fuso (diciamo così) con due Bolle Papali[1]. Lungi dall’entrare nelle diatribe intestine[2], cerchiamo di capire le origini di questo Ordine, soprattutto per via di Lazzaro, cui si sono ispirati. Quale Lazzaro fu? Il fratello di Maddalena e Marta, amico di Gesù e da questi resuscitato a Betania, o quello della parabola del ricco Epulone, il povero mendicante lebbroso? A parte che secondo alcuni autori, sarebbero la medesima persona, la maggioranza degli specialisti li distingue bene. Lazzaro di Betania non avrebbe dunque nulla a che fare con il Lazzaro della parabola[3]. Ma i Cavalieri hanno tratto ispirazione da entrambi. Le regole seguite sono quelle di Sant’Agostino; la veste è nera con una croce verde piena, che in seguito è diventata biforcuta.
La fondazione dei lazzaretti, ovvero i luoghi dove si isolavano i malati di lebbra, si ispirerebbe al Lazzaro della parabola. La fondazione dell’Ordine di San Lazzaro si perde nella storia, se pensiamo che alcune fonti lo fanno risalire al 366 per opera di Basilio[4] (vescovo di Cesarea); la sua funzione originaria non contemplava quella militare, ma assistenziale o, meglio, socio-religiosa. Una “casa dei malati di San Lazzaro” e una “Fraternità dei lebbrosi della casa di San Lazzaro a Gerusalemme” sono citate in un atto di donazione di terre, chiese e diritti del 1130. Ma secondo alcuni autori esisteva già una casa nel 1096, precedente alla I Crociata in Terrasanta: il Pontefice Benedetto IX (1033-1048), con Bolla del 1045, concesse a favore di detta casa alcuni privilegi che poi vennero confermati da Papa Urbano II (1088-1099), nel 1096 (v. fonte alla nota 4). In un atto del 1164 l’Ordine è già militare. Il riconoscimento pontificio arrivò nel 1227 da papa Gregorio IX (Bolla del 4 agosto); con essa affrancava i beni dell’Ordine da ogni tassa e concedeva altri privilegi. Distintosi in azioni militari (battaglia di La Forbie del 1244), guadagnò da Papa Innocenzo IV la consacrazione della propria esistenza nel 1248, sottolineando però che gravavano dei debiti sulle casse dell’Ordine stesso. Ma il lebbrosario proseguì la sua attività con successo; papa Alessandro IV lo descrisse come “un convento di nobili, cavalieri in attività e altri, lebbrosi o meno, che esiste allo scopo di respingere i nemici del nome cristiano”.
I Cavalieri non erano presenti soltanto a Gerusalemme ma, come gli altri Ordini religioso-militari, anche in Europa. In Italia i lazzaretti, ispirati da quello gerosolimitano, si moltiplicarono[5].
Pur non godendo della struttura finanziaria dei Cavalieri Templari, l’Ordine di San Lazzaro acquistò beni in tutta Europa. Il re Luigi VII nel 1250 fece ad esso dono di terre a Boigny, presso Orléans; questa città (così come il regno di Napoli) diventerà molto importante perché sarà la sede francese quando i Cavalieri abbandoneranno la Terra Santa (1291). A Capua, grazie alla concessione del re di Napoli Roberto, nel 1311 i Cavalieri di San Lazzaro poterono accogliere i lebbrosi nelle loro case e vennero autorizati a tenere armi per difesa. La Casa e l’Ospedale di Capua diventarono la sede dell’Ordine in Italia (Priorato). Si profilò pertanto un doppio ramo parallelo, quello francese, tutelato dai sovrani e quello italiano, aiutato dal Papa.
Cattedrale di Marsiglia: lo stendardo con la Croce Verde in campo bianco dei Cavalieri di San Lazzaro e quello con il Giglio dorato di Francia in campo bluette (a quale araldica appartiene?)
In Francia, intanto, nel 1308, il re Filippo IV il Bello , mentre arrestava i Templari e in breve li avrebbe tolti dalla scena, prese sotto la propria tutela e custodia i Cavalieri di San Lazzaro, che da allora in poi divenne una prassi ereditaria, cioè ogni re in seguito lo avrebbe fatto. Numerose Commanderie dell’Ordine sorsero sotto la guida del Gran Maestro, residente a Boigny; il compito era sempre quello di creare lazzaretti e prendersi cura dei malati e dei bisognosi, affermando al contempo la funzione militare. Furono accanto al re di Francia durante la Guerra dei Cent’Anni e alcuni lazzariti furono al fianco di Giovanna d’Arco durante l’assedio di Orléans.
Seguì un periodo di decadenza per l’intero Ordine, che tra il XV e il XVI secolo perse molti beni, male amministrati. Il numero di Cavalieri era ridotto a poche decine. In Italia Pio IV assegnò il titolo di Gran Maestro ad un suo parente, Giannetto Castiglioni (Bolla del 4 maggio 1565), pensando che potesse risollevare le sorti dell’Ordine medesimo, ma lo scarso successo nell’impresa comportò l’abdicazione del Castiglioni. Fu a quel punto, si era nel 1572, che Gregorio XIII, facendo confluire le insegne dell’Ordine al duca di Savoia Emanuele Filiberto, ne sancì l’accorpamento con quello Mauriziano (che era stato fondato nel 1434). Nacque l’ Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro ma il ramo francese non si unì (cosa che il Savoia avrebbe ardentemente desiderato), e nel 1608 confluì nell’Ordine di Nostra Signora del Monte Carmelo, come proprio del regno di Francia[6].
Ma quando i re in Francia scomparvero, che successe ai Chevalier de Saint Lazare? Non scomparvero anche loro, questo è chiaro, visto che esistono tutt’oggi. Dopo una storia piuttosto complessa, nel 1830 persero il loro protettore, perché re Carlo X fu costretto all’esilio. Luigi Filippo, nominato re, si disinteressò dell’Ordine che, a sua volta, si mise sotto la custodia del Patriarca Maximos III Malsoum, che accettò. Dal 1841 quindi i capi della chiesa melkita San Nicola di Mira di Marsiglia ricevettero il titolo di Cappellano dell’Ordine di San Lazzaro. A tutti gli effetti, attualmente lo troviamo dunque come un organismo laico, autonomo, sotto la tutela del Patriarca greco melkita, e non ha rapporti con la Santa Sede (non dipende dal Vaticano). Oggi l'Ordine di San Lazzaro è presente in tutti i continenti, dove fonda ospedali per i lebbrosi (tradizionalmente in Africa e in Oriente); si sta sviluppando in tutti i paesi dell'Europa centrale e orientale , in particolare nell’ex- Yugoslavia, dove ha portato aiuti conseguenti alla guerra civile[7].
[i1 La prima del 16 settembre 1572 “Cristiani Populi” e la seconda del 13 novembre dello stesso anno “Pro Commissa Nobis” (entrambe firmate dal pontefice Gregorio XIII)
[3]Curiosamente, mentre nelle parabole evangeliche i protagonisti non hanno un nome, in questa troviamo il nome Lazzaro; la parabola è riportata solo da Luca, 16,19 -31
[6] Rendina, Claudio “Il grande libro degli Ordini Cavallereschi. Epopea e Storia”, Newton Compton Editori, 2006, pp.109-111
[7] Per approfondire si veda il sito ufficiale francese del Gran Priorato dell’Ordine