2.La leggenda della città sommersa e le Tegnùe
[Speciale Chioggia ]
Si sa che in una località marinara in cui gli uomini sono per lunghi periodi in mare, sono le donne a farla da padrone e ad esse sono attribuite molte fantasie e suggestioni intrise di una forte religiosità popolare. Ma proprio da gente di mare, dai pescatori, sono pervenute invece le notizie di strane pesche, di materiale tirato su con le reti (ora una tegola ora un’anfora, oppure una croce di campanile…)e spesso le reti restavano impigliate, rompendosi. “Ma che c’è là sotto?!”, devono essersi domandati, ipotizzando l’esistenza di una sommersa città perduta. In realtà la spiegazione sembra trovarsi nella presenza delle cosiddette “tegnùe” (che in dialetto chioggiotto ha il senso di “qualcosa che viene trattenuto”, come appunto le reti). Studi approfonditi del fondale hanno portato alla scoperta di insolite formazioni rocciose, considerate uniche sia per struttura che per microfauna[i]. Davanti al litorale di Chioggia si trova il più ampio ed importante complesso di Tegnùe fino ad oggi indagato; queste scogliere sommerse sono distribuite in tutto l’Adriatico settentrionale, ma è proprio qui che si concentrano i raggruppamenti più grandi, che vennero descritti per la prima volta circa due secoli or sono dall’abate naturalista chioggiotto Giuseppe Olivi. Rimane ancora in parte misteriosa la loro reale origine e sono pochi coloro che ne conoscono l’esistenza ancora oggi. Gli appassionati di immersioni possono visitarle in tutta sicurezza essendo la Zona posta sotto Tutela Biologica (ZTB) con divieto di pesca (Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali del 2002).
In merito agli oggetti finiti nelle reti, gli esperti propendono per la tesi che siano materiali provenienti da imbarcazioni naufragate in epoche passate. Ciò che non può naufragare è comunque il fascino del mistero di una scomparsa città che giacerebbe sui fondali, un po’ come accade al largo di Cattolica (di cui abbiamo parlato in un precedente articolo).
Argomento: Tegnùe
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