Sono Marisa Addomine. Vorrei segnalare che non è possibile, ad oggi, associare il nome del Dondi all'orologio della Torre di Sant'Andrea di Chioggia, perché non esiste alcuna prova positiva in tal senso. I sostegni dell'orologio poggiano su un'estroflessione ribattuta e appiattita, per aumentare la base di appoggio, che nulla ha a che vedere con le zampe di cane ben illustrate dal Dondi nel suo Tractatus Astrarii e che sono veramente ad imitazione della forma delle zampe dei cani. Queste semplici 'zampe di papero' sono un artificio noto dalla notte dei tempi, non sono zampe di cane e in alcun modo possono apparentare l'orologio alla famiglia Dondi.
9. La torre dell’Orologio di S. Andrea
[Speciale Chioggia)
Superate le Fondamenta Marangoni, si giunge nel Campiello S.Andrea, dove svetta l’alto campanile medievale (30 metri) e, poco distanziata, la chiesa di Sant’Andrea. Dirigiamo la nostra attenzione verso la Torre, probabilmente risalente al X secolo, quando aveva funzioni di faro e/avvistamento. Sul lato ovest è posizionato il quadrante del celebre orologio, il cui meccanismo è ritenuto il più antico del mondo. L’originale è custodito all’interno del monumento, che ospita un Museo verticale, dislocato su cinque livelli, fino a raggiungere la cella campanaria, dalla quale si gode un panorama mozzafiato. L’orologio si trovava un tempo sul vecchio Palazzo Pretorio e venne ceduto alla chiesa di S.Andrea quando l'edificio venne abbattutto nel XIX secolo.
Il quadrante bianco in pietra d’Istria bene contrasta con il colore turchino dello sfondo, nel quale si muove una sfera dorata in forma di sole; il quadrante riporta le ore in numeri romani, in forma doppia (dall’I al XII e ricomincia dall’I al XII). I rintocchi delle campane sono oggi azionati da un meccanismo elettronico ma quello originale è tutt’ora ben conservato e si trova appunto al quarto livello del museo-torre. Fu ritrovato nel 1997 da un carpentiere, Gianni Lanza, che era stato incaricato di sistemare le vecchie scale in legno che portavano alla cella campanaria. Quell’antico marchingegno era stato accantonato in un angolo dopo l’elettrificazione dell’orologio; i pesi furono ritrovati al piano terra della torre, cosicchè l’esemplare può dirsi completo in ogni sua parte. Per fortuna il parrocco comprese che si poteva trattare di un reperto meritevole di attenzione e non lo fece smaltire, anzi, si attivò affinchè fosse analizzato.
Uno studioso locale, Aldo Bullo, esperto di orologeria antica, vedendo l’arcaico manufatto lo collegò a quello della cattedrale di Salisbury, considerato fino a quel momento il più antico al mondo (menzionano a partire dal 1386). Il meccanismo di Chioggia venne sottoposto al giudizio del prof. Ettore Pennestri (università Tor Vergata di Roma e membro del Registro Italiano Orologi da Torre) e alla d.ssa Marisa Addomine, collega del Registro. Gli studiosi intrapresero insieme un’ approfondita ricerca, sia sul reperto che d’archivio, dalla quale emerse anzitutto il documento sovrano sulla sua datazione, in cui si legge:
Quod ponatur in exitu per massarios ad quod restat ad expensam orologi et quod teneat in ordine et acconcio
(Si metta a disposizione degli economi del Comune la somma per saldare le spese dell’orologio e per tenerlo in ordine e funzionante) die xxvi februari (26 febbraio 1386)[1]
(Archivio Comunale di Chioggia:Archivio Antico “Dino Renier”, Statuti e Consigli 1381-1390, volume XXV -c. 33 r - anno 1386, 26 febbraio)
Anche per l’esemplare chioggiotto si deve quindi ritornare al 1386: che battaglia per il primato con Salisbury! In questo documento, per la verità, si parla già dell’esistenza dell’orologio, ma è la carta più antica di cui si disponga poiché l’archivio precedente venne distrutto durante la Guerra di Chioggia (1379-’80) di cui già si è accennato. Gli studiosi hanno scoperto anche il nome del primo temperatore dell’orologio, Pietro Boça, che ne ebbe cura per quarant’anni (e hanno reperito anche i nomi dei temperatori seguenti!).
Fatto fondamentale, sono riusciti a ricostruire l’intera storia del vetusto meccanismo, e hanno pure ricostruito virtualmente l’orologio; infatti grazie a tecniche di reverse engineering e di modellazione tridimensionale (presso la cattedra di Meccanica Applicata alle Macchine del Dipartimento di Ingegneria Meccanica dell’Università di Roma “Tor Vergata”), è stato possibile eseguire lo studio cinematico dell’orologio.
Il meccanismo dell’orologio della Torre di Sant’Andrea è costituito da due parti principali, entrambe realizzate in ferro battuto: la prima è il treno del tempo e permette il movimento, relativamente alla fascia oraria esterna suddivisa in 24 segmenti, dell’unica lancetta; la seconda parte è il treno della suoneria che, nel XVI secolo, venne trasformata da 24 in 12 ore. Nel XVI secolo l’orologio venne convertito a pendolo. Per quanto riguarda gli inventori dell’orologio di Chioggia, sebbene non sia stata trovata prova certa, si ritiene che possa trattarsi di Giovanni Dondi. Un particolare avvalorerebbe questa ipotesi: quattro caratteristici piedi a “zampa di cane”, sui quali poggia la gabbia in ferro battutto. Proprio nel XIV secolo vissero a Chioggia Giovanni e Jacopo Dondi.
Nella chiesa, rivisitata in stile barocco, si trovano interessanti tracce più antiche. Nel primo altare, entrando a destra, il nostro occhio è stato attirato da una mensa con il tassello centrale scostato, cosa insolita da trovare perchè normalmente sono elementi sempre rigorosamente chiusi. L'interno, cavo.
[1] Addomine,Marisa-Bullo,Aldo- Pennestri, Ettore “La scoperta a Chioggia di un orologio da torre del 1386”, pdf scaricabile qui