Pisa insolita: quarta e ultima parte

Lungarni di Mezzogiorno e quartiere di Kinzica

(Marisa Uberti)

 

1) Un Nodo di Salomone sotto terra. Attraversiamo ora il Ponte della Fortezza, posto quasi di fronte al Museo Nazionale di S. Matteo, ed entriamo nei Lungarni meridionali (o di Mezzogiorno) in un mondo a parte, verdeggiante e poco frequentato dai turisti, ma sicuramente dai pisani si. Si tratta del Giardino Scotto (inizio XIX secolo), al centro degli antichi Bastioni Sangallo (dal nome dell’architetto Giuliano Sangallo che li realizzò). Facevano parte della Fortezza pisana eretta nel 1440 e costituivano la Cittadella Nuova. Oggi sono spazio comunale. Se la storia e le sue vicissitudini si possono trovare nelle Guide, ci limiteremo a dire che al momento della nostra visita abbiamo potuto scendere nei suggestivi sotterranei, allestiti per una mostra temporanea. Questo spazio “segreto”, rimasto per molto tempo inaccessibile, è stato riaperto nel 2013. E’ un posto poco conosciuto anche dai pisani stessi, che si articola in gallerie, altissime volte, corridoi e pareti affrescate (non resta molto). Tra i dipinti sulle pareti, abbiamo scorto un labile Nodo di Salomone mentre la classica croce pisana, in formato gigante, ha ancora colori vividi. Durante i lavori di recupero sono emerse alcune sorprese: un portone del 1500, con cui i fiorentini (divenuti padroni della città) chiudevano le mura (forse proveniente da Porta a Lucca?). La Cittadella Nuova si trova in Lungarno Fibonacci e il nostro senso di marcia va d’ora in avanti da est verso ovest.

 

 

2) Una Porta medievale nascosta sotto il parcheggio. Dal Bastione Sangallo ci allontaniamo dal fiume e prendiamo Via Benedetto Croce, giungendo in Piazza Vittorio Emanuele, inconfondibile per la presenza della statua del Savoia nel centro, e scendiamo nel parcheggio sotterraneo che è stato realizzato nel 2005. Proprio in occasione di quegli scavi sono venuti alla luce frammenti pertinenti l’antica porta di S. Gillio o Gilio (o S. Egidio) e il ponte che corredava a sud il passaggio. La datazione dei reperti si aggira intorno al XII secolo; in epoca medievale questo era il limite sud dell’asse viario che portava al principale attraversamento del fiume Arno; questo asse aveva lo stesso nome della porta e corrisponde all’attuale e trafficato Corso Italia. P.zza Vittorio Emanuele costituisce lo sbocco orientale di Via Nino Bixio. Non ci sono indicazioni della presenza della piccola area archeologica ipogea, in superficie, quindi fatene tesoro e ricordatevi di farvi una capatina (dalla piazza vi sono delle “ispezioni” che consentono comunque di farsi un’idea).

3) Quartiere San Martino: la chiesa omonima e il S. Sepolcro. Dal Bastione Sangallo, anziché andare verso ovest, andiamo adesso verso nord, nuovamente verso il fiume, seguendo la lunga Via San Martino, che trae il nome dalla presenza della trecentesca chiesa dedicata al santo di Tours. Fu fondata dal conte Bonifacio della Gherardesca (1332), che vi insediò un monastero femminile; conserva le spoglie della santa laica Bona. Le prime notizie di un edificio di culto in questo punto risalgono però al 1066 e dipendeva dai canonici della Cattedrale, che poi la concessero agli agostiniani. Da osservare i bacini ceramici originari nelle arcatelle cieche sotto il tetto. Poco più avanti si può scorgere il campanile incompiuto della ottagonale chiesa del Santo Sepolcro (XII secolo), secondo alcuni di matrice Templare. Progettata da Deotisalvi, l’architetto del Battistero di cui si sa poco o nulla, ha un’interessante geometria e tre portali. Il livello su cui sorge la chiesaè più basso rispetto a quello della strada. Purtroppo la chiesa è in restauro, apre solo per la S. Messa in date prestabilite dalla disponibilità dei sacerdoti. Una facciata della chiesa è rivolta verso il Lungarno Galileo Galilei (ora impalcata). Altre due facciate presentano alcune sculture ai portali e un interessante fregio di probabile riutilizzo, incassato su uno dei lati della piazza.

        

     Chiesa del Santo Sepolcro e il fregio forse di epoca romana o altomedievale

                      

4) La Kinzica. Lungo Via S. Martino (vera e propria fucina di sorprese!) abbiamo incontrato una statua di pietra raffigurante una donna abbigliata con vesti drappeggiate, che la leggenda vuole essere Kinzica de’ Sismondi, una nobile che avrebbe salvato le sorti della città di Pisa dall’invasione saracena. In realtà la targhetta affissa sotto la statua dice che si tratta del frammento di un monumento funerario del III secolo d.C. (restaurato a cura del Rotary Club nel 1988). Forse raffigurazione di una matrona o di una Musa…Ma la leggenda è più affascinante della storia, no[1]? Il volto della statua fu rilavorato probabilmente proprio all'epoca in cui cominciò a circolare la leggenda. Nel Medioevo (tra il 1100 e il 1300) il toponimo Kinzica identificava uno dei quattro quartieri in cui era suddivisa la città comunale (corrispondente agli odierni quartieri di S. Antonio e di S. Martino). Era un quartiere di mercanti provenienti da diversi paesi, soprattutto dall’Oriente. Ma da dove deriva il nome Kinzica? Qualcuno sostiene dall’arabo, altri dal longobardo. La statua è inserita nella facciata del bel Palazzo Tizzoni (Via S. Martino, 21). Via Kinzica è una laterale di Via S. Martino e il personaggio di Kinzica è divenuto il protagonista più importante del corteo storico di Pisa, nella Regata delle Antiche Repubbliche Marinare.

 

 

Non mancate di osservare i vicoli che si aprono, a destra e a sinistra, lungo Via S. Martino, come questo dal nome evocativo, Vicolo dell'Oro...

5) Un crocifisso miracoloso. Poco dopo aver lasciato la Chiesa di S. Martino, lungo la Via omonima (all’angolo con un vicoletto), ci siamo fermati a leggere l’iscrizione che si trova sotto una nicchia incassata nel muro, protetta da un vetro e contenente un miracoloso Crocifisso. Narra la lapide che il 28 Agosto 1837 una mano empia scagliò un sasso contro l’immagine sacra ma prodigiosamente la pietra si fermò, sospesa, davanti all’immagine stessa. Nell’anniversario del centenario dall’episodio miracoloso (cioè nel 1937) la popolazione del rione restaurò l’immagine con solenni onoranze.

 

 

 

                             

6) La pera di pietra. E’ una pietra periforme che si trova lungo Via S.Martino, all’imbocco di Via della Pera, che sfocia in Piazza della Pera (in realtà Piazza Chiara Gambacorti[2]). Il curioso manufatto proviene forse da un antico monumento funerario etrusco-romano? O è un omphalos? Si sa che in epoca romana venne collocato su un cippo all’angolo di Via S. Martino. In P.zza della Pera sorgeva anticamente la chiesa di San Lorenzo in Chinzica, con cimitero annesso, risalente al 1127, sconsacrata e profanata nel 1784 e infine abbattuta.

 

 

 

 

7) La chiesa di S. Cristina, gli scavi di Via Toselli, la Casa del Nero e IL Palazzo Blu (Quartiere S. Antonio). Via San Martinosta per terminare e nei pressi di P.zza XX Settembre ammiriamo il bell’edificio delle Logge dei Banchi o dei Mercanti (1603-1605) e Palazzo Gambacorti (1689) sede del Municipio di Pisa, una delle cui facciate prospetta sul Lungarno omonimo. Ma soffermiamoci in un tratto interessante di Via Pietro Toselli, punto nevralgico della città perché sorto in prossimità dell’unico ponte sull’Arno che fino al XII secolo univa le due sponde della città. Il Ponte Vecchio, oggi Ponte di Mezzo[3], corrisponde idealmente al centro di Pisa.Via Toselli era l’asse della cappella di S. Cristina in Kinzica, polo attorno al quale si sviluppò il primo nucleo urbano della zona meridionale della città. Esisteva già in periodo longobardo, a sud Dell'impianto medievale rimane a vista la sola abside. All’interno di un bar si può vedere lo scavo dell’antica Torre che sorgeva a fianco della cosiddetta Casa del Nero, collegata da un arco ad ogiva. Nel 1943 la torre fu distrutta dai bombardamenti e solo di recente gli scavi archeologici hanno potuto individuarne la base. La Casa del Nero, ubicata tra Via Toselli e Piazza dei Facchini, risale al XII-XIII secolo. Perché si chiami così non lo abbiamo ancora scoperto (Pisani, aiutateci!). Il magnifico Palazzo Blu è invece dipinto esternamente di questo colore (oltre che essere sede della Fondazione Blu) e il suo nome vero è Palazzo Giuli RosselminiGualandi. Risale al Medioevo ma si presenta nelle scenografiche forme ottocentesche; in parte è ancora oggi residenza signorile, in parte è adibito a prestigiose attività culturali, mostre temporanee come quella in corso al momento della nostra visita, dedicata al grande pittore Salvador Dalì. Non si manchi di dare uno sguardo a Via delle Belle Donne, proprio lì vicino!

 

8) Il Gioco del Ponte. Su uno dei sontuosi Palazzi affacciati sul Lungarno Gambacorti (sede della Cassa di Risparmio) si trova un curioso stemma che recita: “Gioco del Ponte. Quartiere di  Sant’Antonio”. Una tradizione che si rinnova ogni anno e che affonda le proprie origini nel Medioevo, prevede che l’ultima domenica di Giugno si celebri il Gioco del Ponte, che consiste in una battaglia tra i quartieri delle opposte sponde del fiume Arno (Tramontana e Mezzogiorno, Nord e Sud); l’obiettivo è conquistare la metà del ponte occupata dagli avversari.

9) S. Maria della Spina. La si continua ad ammirare, di giorno e di sera, quando si è sui Lungarni di Tramontana o su quelli meridionali. Sempre affascina, da lontano e da vicino. Sembra una gemma preziosa incastonata su un anello d’oro. Eppure è piccola, la chiesa gotica di S. Maria della Spina, e vicinissima al fiume, tanto che – per i continui straripamenti- dovette essere smontata pezzo per pezzo e riportata un metro più in alto e più a est (1871-’74). In origine era un edificio ancora più piccolo, un oratorio edificato a capo del Ponte Nuovo, distrutto agli inizi del XV secolo. Ampliata tra il 1325 e il 1376 custodì fin dal 1333 una spina della corona di Cristo. Fu decorata esternamente dalla grande famiglia di scultori Giovanni, Andrea e Nino Pisano.. Le sculture che adornano le facciate non sono originali; se volete vedere quelle autentiche, andate al Museo Nazionale di San Matteo (v. parte terza di questo lavoro).

                                                             

10) S. Paolo in Ripa d’Arno e le colonnine annodate. Confluiti sul Lungarno Sonnino, avendo di fronte ormai di nuovo –dall’altra parte del fiume – la sagoma della Cittadella Vecchia e dell’Arsenale, ci apprestiamo a visitare questa bellissima chiesa a fasce bicolori ma…amara sorpresa, è in restauro e tutta impalcata! L’edificio fu fondato nel IX secolo e rifatto dopo il Mille. La cosa particolare è che in facciata, sul lato sinistro del portale centrale, si trova un’edicola fiancheggiata da coppie di colonnine annodate. Non ci siamo fatti mancare niente, in questa sorprendente città! Dietro l’abside dell’edificio, in uno spazio prativo che doveva costituire il chiostro del complesso, si trova la deliziosa Cappella ottagonale di Sant’Agata, risalente al XII secolo e ornata da trifore. Una curiosa cupola la sormonta e il monumento emana un fascino misterioso.

 

                                                     

                           


Lungarno Sonnino visto dalla sponda opposta del fiume. All'angolo con Piazza S. Paolo a Ripa d'Arno Si nota il campanile e l'edificio che fu del monastero di San Benedetto, sconsacrato e adibito ad altri usi (fu usato anche come palestra scolastica!). Ospita il “Centro studi economico-finanziari" della Cassa di Risparmio di Pisa.






 

 

 

[1] Per conoscere tutto su Kinzica: www.giugnopisano.com/lregata-repubbliche-marinare-pisa/la-leggenda-di-kinzika

[2] Santa pisana che fondò in città il primo monastero femminile dell’Ordine di San Domenico (XIV secolo)

[3] E’ stato ricostruito dopo i bombardamenti della II Guerra Mondiale

 

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Autrice: Marisa Uberti. Testo e immagini non possono essere riprodotti senza autorizzazione e citazione della fonte.

Argomento: 4Lungarni Sud

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