La Meridiana del duomo di Palermo

                                                   (Testo e foto Marisa Uberti)

 

Città che vai, scoperte nuove fai.  Così anche a Palermo, splendida città ricca di storia, di arte e architetture da conoscere, abbiamo fatto i nostri "due passi " in alcuni luoghi-simbolo del capoluogo di regione siciliano, che non avevamo mai visitato. E’ il caso del bellissimo duomo cittadino, in cui ci siamo imbattuti in una meridiana pavimentale che racconta una storia...

 

  • Nascita della meridiana del duomo di Palermo

Di questi strumenti astronomici ci siamo occupati in diverse occasioni e, per restare in tema dei modelli pavimentali  come non tornare con la mente all’affascinante meridiana  della basilica di St. Sulpice a Parigi (divenuta oggetto di oscuri misteri nel celeberrimo romanzo di San Brown “Il Codice da Vinci”), o a quella del duomo di Milano, o ancora a quella della cattedrale di Bologna?(1).  In quelle occasioni abbiamo avuto modo di soffermarci sul funzionamento “tecnico” delle meridiane e quindi ora possiamo procedere un po’ più spediti nella descrizione di quella della cattedrale palermitana. Questo meraviglioso edificio fu costruito nel 1185 sull’area di una precedente basilica (e probabilmente su un edificio ancora più antico), che gli Arabi trasformarono in moschea. Come abbiamo scritto parlando del duomo di Monreale, Palermo era – nel XII secolo- l’unica sede arcivescovile ma non aveva, di fatto, una adeguata sede.  Si pensò dunque di edificarne una che competesse con quella, mugnifica, di Monreale. A differenza di quest’ultima, però, il duomo di Palermo ha subìto numerosi rimaneggiamenti; l’ultimo in fatto di consistenza è avvenuto tra il 1781 e il 1801sotto la direzione dell’architetto Ferdinando Fuga. I lavori furono eseguiti dal palermitano Giuseppe Venanzio Marvuglia. Se l’esterno ha saputo mantenere sostanzialmente (specie nella parte absidale) l’impronta normanno-saracena, l’interno si presenta in forme neoclassiche (tuttavia conserva una interessante cripta).

                

                            L'esterno della cattedrale di Palermo: facciata sud, dove c'è l'ingresso

 

Fu proprio nel periodo degli ultimi lavori di restauro che si pensò di realizzare, nel 1794, una meridiana sul pavimento dell’interno. Dal 1790 era direttore dell’ Osservatorio Astronomico di Palermo l’abate Giuseppe Piazzi (1746-1826), che intendeva uniformare il computo del tempo in Sicilia al sistema vigente nella maggior parte d’Europa, dove si utilizzava il “sistema all’europea”, basato sul giorno solare vero, cioè l’intervallo di tempo fra due successivi passaggi del Sole al meridiano. Come nel resto di quasi tutti gli Stati della nostra penisola, invece, alla fine del 1700 anche nel Regno delle Due Sicilie si seguiva ancora il sistema “all’italiana”: si suddivideva il giorno in 24 ore uguali contate a partire da mezz’ora dopo il tramonto del Sole. La seppur piccola differenza giornaliera tra i due sistemi comportava l’accumularsi di differenze sensibili, nel corso dell’anno.

Dopo aver visitato le città francesi e inglesi, al rientro in Italia l’astronomo Piazzi constatò che in Lombardia già nel 1786 era stata attuata una riforma con la realizzazione della meridiana del duomo di Milano e da qui gli venne l’idea di fare la stessa cosa: introdurre una riforma del tempo nel Regno delle Due Sicilie, costruendo una meridiana nel duomo palermitano, la quale avrebbe consentito di stabilire il mezzogiorno vero in modo semplice e preciso, fruibile da tutta la popolazione.

 

  • Problemi in corso d’opera…

Dal 1794 dovettero passare diversi anni perché l’inaugurazione dello strumento astronomico avvenne soltanto nell’aprile del 1801, e con una certa frettolosità poiché si voleva far coincidere l’avvenimento con la riapertura al culto della Cattedrale, avvenuta il 4 giugno 1801, solennità del Corpus Domini.

Nel 1795 Piazzi aveva ricevuto l’incarico dall’Arcivescovo di Palermo e Monreale, Lopez y Royo, di procedere nella sua opera, ma si presentarono alcuni problemi, che gli fecero intuire che non l’ avrebbe potuta terminare tanto presto. Il pavimento, intanto, non era ancora fatto; i calcoli delle altezze per lo gnomone predicevano che la lunghezza dello strumento non poteva essere notevole come egli voleva (era auspicabile la massima estensione per determinare il più esattamente possibile l’istante del mezzogiorno) (2). Inoltre, la meridiana a “camera oscura” (vale a dire, costruita in interno) doveva poter contare sull’apporto di luce durante tutto il periodo dell’anno e in ogni momento della giornata (cosa che qui non avveniva). Altra cosa importante era che la meridiana non arrecasse disturbo durante le funzioni liturgiche. Si profilarono una serie di questioni limitanti che furono ben presto chiare all’astronomo Piazzi:

  • l’orientazione del duomo sull’asse SO-NE
  • la presenza nelle immediate vicinanze di edifici che impedivano l’ingresso, in certi periodi dell'anno, dei raggi solari
  • la disposizione delle colonne divisorie delle navate

Fu così che lo studioso si vide costretto a collocare la meridiana nella zona antistante l’area presbiteriale, in una posizione che arrecava disturbo alle funzioni, di dimensioni limitate (21,82 m) e, a causa dell’altezza relativamente modesta delle navate laterali, dovette collocare lo gnomone a soli 11,776 m. La distanza tra i punti solstiziali è di 18,726 m.

                                             

           Planimetria della Cattedrale con evidenziata la posizione della meridiana (2)

 

  • Guardiamola oggi

 

Avvicinandosi all’altare, stando nella navata laterale destra (dalla parte da cui si entra, a sud), si nota abbastanza facilmente la sottile linea di ottone che si sviluppa lungo il meridiano,  in direzione obliqua attraversando la navata centrale e attestandosi pressoché in corrispondenza del prolungamento ideale dei pilastri che separano la navata centrale stessa da quella settentrionale.

          

 

Nei pressi della Cappella di S. Francesco da Paola, su un pilastro a destra della meridiana, si trova una lapide nella quale è incastonato un campione del palmo siciliano, una barretta di ottone che è l’unità di misura usata all’epoca dal Piazzi: il “palmus” (che corrisponde alla esatta dimensione del palmo). La lastra riporta una scritta latina che specifica come la meridiana sia stata dedicata alla pubblica utilità.

 

     

Ora guardiamo in alto, verso la cupola antistante la predetta cappella di S. Francesco di Paola: lassù, molto ben distinguibile, all’altezza di poco meno di 12 metri, si trova un piccolo foro “gnomonico”, il cui diametro è di circa 1/1000 della sua altezza sul pavimento, così da garantire il miglior compromesso tra luminosità e definizione dell’immagine del Sole, su cui talvolta è possibile riconoscere le macchie più grandi.

 

    

 

    

Attraverso il foro gnomonico filtra il raggio solare all’istante del mezzogiorno, che va a posarsi lungo l’asse della meridiana; a seconda del periodo dell’anno e quindi del variare della posizione del sole sull’orizzonte, la “macchia solare” va spostandosi determinando contemporaneamente l’avvicendarsi dei mesi e delle stagioni ed i corrispondenti simboli zodiacali. Essi sono realizzati in marmi policromi e risaltano nell’orlatura di marmo bianco percorsa dalla linea di ottone.

                                                             

                                        Disco solare riflesso sulla linea d'ottone della meridiana al mezzogiorno vero

 

Distanze progressive dei segni zodiacali: Cancro 3,086 m, Gemelli/Leone 3,824 m, Toro/Vergine 5,919 m, Ariete/Bilancia 9,259 m, Pesci/Scorpione 13,640 m, Acquario/Sagittario 18,770 m, Capricorno 21,812 m.

             

 

  • Curiosità

 

Nonostante il tentativo di Piazzi di introdurre la misurazione del tempo "all'europea", e cioè di usare come riferimento due successivi passaggi del sole al meridiano, a Palermo si continuò ad usare il tempo "all'italiana", cioè a misurare le ore a partire dal tramonto del sole, anche, nell'uso popolare, ben dopo la riforma operata nel 1861 in seguito all'Unità d'Italia (3).

Durante l’eclisse solare dell’11 agosto del 1999, che a Palermo fu parziale, si potè vedere l’immagine del disco solare oscurato sul pavimento della cattedrale, fenomeno osservato con meraviglia da alcune migliaia di persone presenti in quel momento.

    

      Il disco solare parzialmente coperto nell'immagine riflessa sulla meridiana l'11 agosto 1999

 

Nonostante tutti i problemi incontrati dall’abate Piazzi, dobbiamo riconoscere che egli realizzò il miglior lavoro possibile.

 

Note:

  1. Non dimentichiamo la meridiana pavimentale del Palazzo della Ragione di Bergamo; altri tipi di meridiane a Bergamo sono state descritte in questo video
  2. https://www.osservatoriogalilei.com/home/index.php/rirorse/censimento-meridiane/462-palermo-cattedrale
  3. Piazzi, nel suo diario, lamentava che “la cattiva forma e pessima architettura della medesima (Cattedrale)" non gli hanno “permesso di darle che 47 palmi siciliani, ossia 39 ½ piedi inglesi circa d’altezza (11,8 m)" e che non pensa di “terminarla sì presto, non essendo ancora fatto il pavimento della chiesa"
  4. https://www.astropa.unipa.it/indice_generale/meridiana_1.html

 

 

Argomento: Meridiana Palermo

Diario di Piazzi

Donatella Randazzo | 03.07.2018

Gentile Sig.ra Uberti,
nella nota n. 3 del suo interessantissimo articolo, cita il diario di Piazzi. Saprebbe darmi ulteriori ragguagli su tale diario, oppure indicarmene la citazione originaria?
grazie

Margherita Orlando

Grazie di queste preziose informazioni | 18.06.2016

Sono nata esattamente difronte la Cattedrale considerandola una Chiesa come tante, oggi ho scoperto che vivevo nella preziosissima storia ed ero all'oscuro di questi grandi valori culturali della mia terra, nessuno mai ci insegnavano.
Credo siano delle materi di lezioni nelle scuole affinché si conoscono i valori della nostra SICILIA.
Grazie ho letto veramente con grande interesse.

R: Margherita Orlando

Duevpassi nel mistero | 06.02.2018

Grazie a lei, Margherita. Leggiamo soltanto adesso, ma ci fa immenso piacere quanto ci ha voluto lasciare in questo commento.

arrivo raggio sull'asse meridiana

antonio accardi | 08.07.2015

luglio /2015 ho notato che il raggio di luce arriva con 12 minuti di ritardo sull'asse della meridiana perchè ? palermo si trova a latitudine 13°21' e non a 15° quando il mio orologio segna le 12 ma il ritardo , fatti i calcoli (4 minuti per percorre un grado ) , così dovrebbe essere di 6 minuti . Ed allora?

R: arrivo raggio sull'asse meridiana

Giangi | 21.06.2017

Longitudine non latitudine (38°)
Dovunque si sia bisogna usare l'equazione del tempo(cercatela in internet) che dice di quanto bisogna correggere l'ora nei vari giorni dell'anno. L'8 luglio vanno tolti alla lettura circa 5 minuti quindi si arriva più o meno ai 12 che hai osservato

R: arrivo raggio sull'asse meridiana

Giangi | 21.06.2017

Questo è dovuto a due cause, l'inclinazione dell'orbita della Terra sull'equatore e la non costante velocità orbitale.

R: arrivo raggio sull'asse meridiana

Pascual Marchese | 17.09.2021

Pasqualino Marchese
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Sí, solo 4 volte all'anno il tempo vero è uguale al medio, ma per il civile bisogna aggiungere la differenza per longidudine con il meridiano 15° (Ora Fuso +1) di circa 6,5 minuti. Se cominciassimo a marcare un punto tutti i girni alla stessa ora civile corrispondente per esempio al 25 dicembre (hora +1, il sole passa la meridiano 12:06.5) si costrirebbe la curva chiamata ANALEMA che riflette la variazione della EdT di tutti i giorni dell'anno. Considerare l'ora estiva quando va applicata: il sole passerà al meridiano locale con una ora di più. Eppoi bisognerebbe vedere se la Meridiana ha qualche errore stile Vaticano... Saluti e pitittu!

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