Mattinata e Vieste (FG)
(Marisa Uberti)
Non ce ne vogliano le altre località garganiche se non siamo riusciti a toccarle, ma nei giorni a disposizione abbiamo fatto quanto abbiamo potuto e quanto volevamo visitare[i], tenendo presente che ogni tanto abbiamo approfittato di un po’ di relax (dopotutto eravamo in vacanza!) nelle calette di Mattinata o sulla spiaggia di Vieste. Le due cittadine sono collegate via terra dalla SS 89 (Manfredonia-Vieste), un’ampia litoranea che si snoda in mezzo ad una rigogliosa vegetazione ed offre scorci da mozzare il fiato sulla frastagliata costa. Le due località di Mattinata e Vieste, comprese nel Parco Nazionale del Gargano, sono accomunate dalla presenza di incredibili anfratti e Grotte Marine che si aprono tra le bianche falesie, delle quali alcune ancora non completamente esplorate. Anche noi abbiamo fatto l’entusiasmante esperienza di salire su una motonave e andare a vederne alcune, quanta emozione!
- Mattinata
Non è solo mare, sebbene questo tratto di costa sia stato più volte insignito di riconoscimenti per la sua pulizia. A dire il vero, la cittadina non è direttamente toccata dal mare, ma è adagiata su due colline, Coppa Madonna e Castelluccio, circondata dal Monte Saraceno a sud, dal Monte Sacro a Nord, dalla pianura di oliveti e dal mare ad est e da Monte Sant'Angelo ad ovest.
Dall’alto del Monte Saraceno, Mattinata appare come un piccolo, candido agglomerato urbano in mezzo alla “macchia” mediterranea.
Un unicum sono le orchidee spontanee del Gargano che qui crescono in quasi una sessantina di specie tra le 85 presenti sull’intero promontorio. Spontaneamente cresce anche il cappero ed ha il marchio di prodotto tipico del Parco Nazionale del Gargano nell’elenco delle tipicità regionali pugliesi. Anticamente chiamata Matino, per la presenza della tribù dei Matini (stirpe dauna di cui abbiamo parlato in pagina apposita), l’odierna Mattinata mantiene tale toponimo nel suo Corso principale (Corso Matino, appunto), sui cui prospettano bei palazzi come quello del Municipio, diverse tipologie di attività commerciali e la stupenda Farmacia Storica Sansone, di cui abbiamo parlato a parte, che conserva- tra le altre meraviglie- la Stele “del mostro infernale”. Passeggiando per il centro storico si incontra il caratteristico quartiere Iunno, una versione in piccolo di quello omonimo che abbiamo visto a Monte Sant’Angelo. Le sue scalette, la sua atmosfera d’altri tempi, le abitazioni dette pagghiére ("pagliai"), nascondono segreti che qualche abitante del luogo vi potrà raccontare! Molte case sono “protette” dall’effigie di San Michele Arcangelo. Nel quartiere spicca l’ottocentesco Palazzo Mantuano, dal nome di una delle più influenti famiglie mattinatesi, ed oggi sede della Biblioteca Comunale e sala conferenze/mostre.
Scorci del centro storico di Mattinata
La chiesa della Madonna Santissima della Luce si raggiunge seguendo, dal centro storico, un lungo viale alberato, fino ad una modesta altura (raggiungibile in auto, con comodo parcheggio). E' un antichissimo edificio, tradito dall'aspetto moderno, bianchissimo, perchè è stato completamente restaurato in epoche recenti. La prima memoria della sua esistenza risale al 1158, come dipendente dall'abbazia benedettina della SS. Trinità sul Monte Sacro. All'inizio del XIX secolo venne rinominata S. Maria del Popolo dai francesi occupanti ed eretta a Parrocchiale, ma la gente continuò a chiamarla S. Maria della Luce, definizione che deriva forse dalla presenza di un'iscrizione (sulla corona della Madonna) che recita "Mater Verae Lucis" (Vera Madre della Luce). Nel 1950 sono stati riconosciuti alla chiesa i titoli di S. Maria della Luce e Abbazia Mitrata. Non ci pare poco! Una chiesa importantissima, quindi, fin dal Medioevo, luogo di pellegrinaggio. "La meta privilegiata dai Mattinatesi - ci informa Antonio Latino, v. link, dopo San Michele e san Matteo e in tempi più recenti Padre Pio, era il santuario della Madonna della Libera di Rodi, una delle sette sorelle di Varano (o di Gargano) unitamente alla nostra Madonna della Luce, alla Madonna di Siponto, alla Madonna di Pulsano (Monte Sant'Angelo), alla Madonna di Merino (Vieste), alla Madonna delle Grazie (San Giovanni Rotondo), alla Madonna di Stignano (San Marco in Lamis)". E' successo, nel corso della storia recente, che le venerate icone siano giunte come pellegrine fin qui a Mattinata (e in altre citate), in momenti diversi, per consentire ai fedeli di adorarle (un po' come accade ancora oggi per la Madonna Pellegrina di Fatima).
Se ricordiamo quanto abbiamo accennato nella pagina dedicata alle Madonne Nere di Siponto e Manfredonia, la Vergine di Mattinata farebbe parte della leggenda delle Sette Sorelle Madonne della Capitanata, di cui alcune sono Nere.
La Chiesa della Madonna della Luce e, sotto, la venerata icona mariana
Andando nei pressi dell’attuale porto turistico si troveranno le importanti vestigia della Villa Romana di Agnuli, che conserva i resti di fabbriche (e un'alta presenza di doli di raccolta) per la produzione di olio, del I-V secolo d.C. Le mura, composte di pietre quadrate, esaltano l'ordinata tecnica muraria dei piccoli mattoni posti a reticolo e i pavimenti a spina di pesce.
Dettaglio di uno dei vani che dovevano comporre la grande Villa romana
Salendo invece sul Monte Saraceno si potrà fare un tuffo nella preistoria, visitando l’insediamento e la Necropoli Daunia, cui abbiamo dedicato un ampio servizio.
Rilevantissima presenza di vestigia medievali si possono invece trovare salendo sul Monte Sacro (ma noi non le abbiamo raggiunte). Qui si trovano importanti rovine dell’antica abbazia benedettina dedicata alla SS. Trinità. In una suggestiva gola si ergono i resti di un altro antico centro di culto, il monastero di Santo Stefano, una dipendenza dell'Abbazia di S. Maria di Pulsano. E’ infatti chiamato anche Convento Pulsanese della Sperlonga, un tesoro dimenticato che ci ripromettiamo (dovessimo tornare in zona prossimamente) di visitare.
Da Mattinata a Vieste si possono scegliere diverse opportunità balnerari, come la baia di Mattinatella, che offre un litorale acciottolato ghiaioso molto particolare, e un panorama da mozzare il fiato, con gli strapiombi tipici del promontorio, di tanto in tanto spalancati su misteriosi anfratti. Il verde della vegetazione ricopre il candido calcare delle falesie, che si gettano nel mare blu cobalto: spettacolo! La baia è formata da due spiagge attigue (una a Nord e l’altra ad Ovest), divise da una spuntone di roccia di 100 m circa. La parte in cui possono andare i bagnanti è quella ad ovest, a ridosso di Monte Scappone, che a metà pomeriggio (proprio per la presenza dell’altura), resta in ombra. La spiaggia del versante Nord (lunghezza circa 300 m) non si può invece raggiungere via terra ed è incontaminata, paradiso per i sub. Qui vi è un’importante sorgente d’acqua dolce, chiamata “Acqua delle Rose”, che ha poi dato nome alla località. Nella parte di spiaggia fruibile non mancano parcheggi, ristorantini, lidi attrezzati, con diversi ingressi, ben indicati sulla litoranea Mattinata-Vieste.
Baia e spiaggia di Mattinatella
Altra spiaggia da visitare è Vignanotica e, immancabile, quella “delle Zagare” o “dei Faraglioni”, formata da due spiagge. La baia è però esclusiva (tra l’altro confina con la Riserva Naturale Biogenetica di Monte Barone): vi si accede da terra attraverso una scalinata privata previo rilascio di un pass[ii] che consente l’accesso di sole 30 persone al giorno nel periodo estivo o tramite ascensori ricavati nella roccia; l’alternativaè via mare, almeno per vedere i Faraglioni, come abbiamo fatto noi, con imbarcazioni noleggiabili sia a Mattinata che a Vieste. Il nome “Zagare” deriva dalla presenza di numerosi aranceti nella zona (il cui fiore si chiama “zagara”). E’ denominata anche dei Faraglioni perché in mezzo al mare, ma vicini alla spiaggia, si stagliano due spettacolari faraglioni chiamati “Arco di Diomede” e “Le Forbici”, famosi a livello internazionale.
- Per informazioni su itinerari e spiagge a Mattinata visitate il sito ufficiale del Comune
- Vieste
E’ appellata la “perla del Gargano” e, visitandola, abbiamo capito il motivo. E’ una città dal fascino irresistibile, contornata di paesaggi meravigliosi, una storia importante, monumenti di grande valore architettonico e artistico, tradizioni e leggende. E’ il comune più orientale del promontorio del Gargano che, proprio in questo punto, assume delle particolari conformazioni carsiche, chiamate “punte”.
Su quella di San Francesco, una penisoletta rivolta a oriente e a strapiombo sul mare, si trova il centro medievale: è ricca di vicoli, scalinate, archi, ed è sempre stata considerata più protetta. Sulla punta più estrema vi sorgono la chiesa di San Francesco con annesso convento, che ha subito innumerevoli stravolgimenti e destinazioni d’uso (a lungo vi rimase un carcere militare ricavato nell'antico chiostro, che fu poi utilizzato come carcere mandamentale). Nella tradizione viestana la chiesa dì San Francesco è legata al culto di Sant' Antonio Abate.
Punta San Francesco: la chiesa e l'ex-convento
“Vieste vecchia” è un borgo antichissimo. Il primo insediamento si riferisce a capanne e sepolture del III millennio a.C. A breve distanza da Vieste (8 Km verso Peschici) è situata poi un'area archeologica di elevato interesse, costituita da una Domus Romana, da una necropoli paleocristiana (della "Salata") e dal Santuario di Merino, tornato in piena attività dopo un lungo periodo di abbandono. Qui è conservata un'icona mariana che, secondo la leggenda, farebbe parte delle Sette Sorelle Madonne di Capitanata (come quella che abbiamo visto sopra, a Mattinata, la Madonna della Luce).
- Tra le curiosità del luogo è da menzionare senz'altro quella relativa a Celestino V, approdato naufrago sulla spiaggia di Scialmarino di fronte al Santuario, nel suo secondo tentativo di raggiungere la costa dalmata in cerca di solitudine eremitica e di pace in quella regione. Qui fu riconosciuto dopo alcuni giorni (10 maggio 1295) dall'approdo e portato ad Anagni, prigioniero di Bonifacio VIII. Vedete quanti "corsi e ricorsi" della Storia, in tutto ciò che visitiamo, che incontriamo, sembra incredibile...Infatti ricordiamo che anni fa, parlando dell'Abbazia di Collemaggio (AQ), prima ancora che venisse funestata dal sisma, avevamo accennato al tentativo di fuga di Celestino (alias Pietro da Morrone), che aveva restituito la tiara papale (è noto come il papa del "Gran Rifiuto") ed era dunque braccato. In quella ricerca riportavamo lo stralcio di uno studio intitolato "L'avventura di un povero cristiano": "Sentendosi braccato, visse i seguenti sei mesi nascondendosi, tentando di sottrarsi al suo destino, riparando prima in Puglia, sul Gargano, poi tentò di raggiungere Rodi, in Grecia, ma la nave naufragò. In una località ancora non identificata, a quindici miglia da Rodi (Garganico) e cinque miglia da Vieste, venne catturato nove giorni dopo dagli emissari del suo potente successore, Bonifacio VIII, appartenente al casato dei Caetani (o Gaetani) [...]. Sottolineiamo la frase "in una località ancora non identificata", ma essa non è quindi più sconosciuta, dal momento che il sito ufficiale del Santuario di Merino afferma che proprio davanti al Santuario naufragò Celestino V [3]. C'è da aggiungere che sempre in quello stralcio si diceva che l'ex- papa venisse "aiutato a nascondersi dai Templari, con i quali è ipotizzabile fosse molto probabilmente venuto in contatto da tempo, in qualche loro monastero, e l'intenzione di riparare a Rodi potrebbe far capire che esisteva una rete ben collegata disposta ad aiutarlo e proteggerlo".
Dopo questa parentesi che ci pareva importante aprire, per collegare i vari fili delle nostre ricerche, torniamo a concentrarci su Vieste. In età classica, assunse una piccola strutturazione urbana con mura di cinta e al suo interno vi troviamo il centro antico, che si presenta raccolto sulla groppa del costone che sale da sotto la Cattedrale fino al Castello ed è delimitato dal mare lungo due lati e da un muro di cinta. La Cattedrale è in realtà una Concattedrale (la diocesi è Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo), poiché dal 1817 la città non ha più il primato episcopale, che deteneva dal 993 d.C. E’ un insieme di stili che la rendono un complesso veramente maestoso, considerato uno dei più importanti esempi di architettura pugliese. Fondata nell’ XI secolo su edifici più antichi, ha subito saccheggi, distruzioni, terremoti. Rimane qualche labile traccia del suo passato medievale sia all’esterno che all’interno, mentre il resto è più tardo; l’elegante campanile è barocco. Sul lato sinistro dell’ingresso laterale si trova un blocco incassato recante incisa una Triplice Cinta, purtroppo visibile parzialmente e deteriorata.
Il Campanile barocco della Basilica di S. Maria Assunta svetta nel dedalo di viuzze del borgo antico
Interno della Basilica-Concattedrale. A pianta di basilica romanica, è costituito da tre navate, divise da due file di 6 colonne ciascuna, i cui capitelli, cinque corinzi e cinque cubici (altri due sono andati distrutti), presentano motivi diversi: fitomorfi (come foglie arrotondate, foglie di palma e di acanto, tralci) e zoomorfi (come cavalli, uccelli, galli, un bue- v- foto sotto- e un drago)
La Triplice Cinta verticalmente collocata sullo stipite laterale sinistro dell'ingresso laterale della Concattedrale
Elementi zoomorfi superstiti, sulla facciata laterale di S. Maria Assunta
Il Castello, massiccia costruzione fatta edificare dagli Svevi, domina il profilo della città vista da lontano con la sua figura imponente. Si dice che Federico II vi abbia soggiornato due volte, un grande onore per la città, ddato che non mise mai piede in molti castelli che egli fece costruire! A pianta triangolare, la fortezza si distingue dagli edifici e dal paesaggio circostante per il suo colore bruno, e si erge a strapiombo sulle rocce calcaree che danno sul mare. Le tre punte del suo perimetro sono rinforzate da caratteristici bastioni a punta. Fu danneggiato durante le incursioni veneziane e durante la prima guerra mondiale. È attualmente usato dalla Marina Militare Italiana e viene aperto al pubblico solo in rare occasioni Nei pressi di queste costruzioni si trova la Porta ad Alt, caratteristica per l'arco acuto. e checCostituiva l'ingresso principale della città.
Il Castello Svevo
Nei pressi della Concattedrale, scendendo tra le tipiche viuzze scalinate del centro antico, si arriva facilmente alla cosiddetta “Chianca Amara” (“Chianghë Amérë”), Pietra Amara. legata ad una triste vicenda. I viestani non toccano mai questo blocco di pietra e non è consigliabile farlo nemmeno ai turisti, perché pare “porti male”. Su questa pietra sarebbero passate a fil di spada migliaia di persone, senza distinzione tra anziani, bambini, uomini o donne, ad opera del terribile pirata turco Dorghutré-is (1554), detto Dragut (lo abbiamo già “incontrato” altre volte, nelle nostre ricerche, con la sua fama di sanguinario, ad esempio all’Elba o a Camogli…). Una targa attesta l’episodio. La Chianca Amara, tra il bagliore delle scimitarre, rosseggiò orribilmente di sangue, che fluì come torrente nelle vie cittadine, mentre i giovani e le ragazze incatenate venivano trascinati sulle navi e fatti oggetto di commerci e di schiavitù.
La "Chianca Amara"
Ma alleggeriamoci i pensieri ammirando gli splendidi affacci sul mare che il borgo antico offre, quando si apre sulle deliziose piazzette, come la Petrone, da cui si ammira lo spettacolare scenario della costa Viestana fino a Testa del Gargano, folta di verdi pinete.
Nell’antica Vieste si trovava il quartiere ebraico, costellato di botteghe artigiane che insistono ancora oggi, come un tempo, almeno nella stagione estiva. Propongono in vendita un po’ di tutto, dai tessuti artigianali, ai souvenirs, alle ceramiche e terracotte. Molte case sono “protette” dall’effigie di San Michele Arcangelo, che si può trovare anche negli angoli delle viuzze, in piccole edicole, come San Pio di Pietrelcina. Due icone della devozione popolare di cui abbiamo parlato in sezioni a parte.
La Punta di Santa Croce, rivolta a nord, è più bassa della Punta San Francesco. In questa zona, relativamente pianeggiante, si situa il porto, tutt'oggi importante per le attività pescherecce e per il traffico marittimo verso le Isole Tremiti, la Croazia e verso Manfredonia, che dista da qui una cinquantina di chilometri. Tra le due punte si ritrova la piccola spiaggia della Marina piccola, rivolta verso il faro (ove vige divieto di balneazione). Da non perdere una visita ad uno dei Trabucchi posto nei pressi del molo.
Il Faro sorge sull'isolotto di Sant'Eufemia
A sud della punta di San Francesco si ritrova la lunga spiaggia sabbiosa del Pizzomunno che inizia dalle rocce calcaree sulle quali fu costruita la città e che si estende verso sud in direzione di Pugnochiuso. Arrivando a Vieste dalla Litoranea, lasciando la macchina e inoltrandosi a piedi verso la spiaggia della Scialara, si noterà immediatamente il curioso monolite chiamato Pizzomunno, isolato dal resto della falesia da cui deriva, direttamente emergente dalla sabbia, lambito dall’acqua del mare, ma ormai inglobato nel paesaggio urbano.
L'Autrice davanti allo spettacolare monolito "Pizzomunno", simbolo di Vieste
E’ particolarissimo come scenario! Sopra l’altissimo monolite si trova una macchiolina verde i vegetazione, mentre il resto è candido come la neve. Ad esso è legata la leggenda del giovane Pizzomunno e della sua amata Cristalda, entrambi viestani. I due giovani si amavano di un amore sincero e senza tempo. Pizzomunno si recava ogni giorno sulla piccola spiaggia per andare in mare con la sua barca. Al largo, ammalianti sirene lo adoravano e intendevano sedurlo con i loro canti. L’uomo, fedele alla sua Cristalda, rifiutò più volte di cedere alle loro avances. Le sirene, gelose ed indispettite, decisero di punire il giovane uomo trascinando la sua amata Cristalda nelle profondità del mare, in modo da sottrarla a lui per sempre. Fu così che Pizzomunno fu pietrificato dal dolore e vide il suo corpo trasformarsi nel monolite che, ancora oggi, i visitatori di Vieste possono ammirare dalla piccola spiaggia che ne porta il nome. La leggenda vuole che i due giovani amanti si diano appuntamento allo scadere dei cento anni per rivivere la loro passione nel breve tempo di una notte.
Fu Enrico Mattei, sul finire degli anni ’50 del secolo scorso, a dare inizio all’attività turistica del Gargano, fino ad allora sconosciuta, lo sapevate in molti? Egli andò in veste ufficiale a Vieste chiedendo a due pescatori (i Trimigno, che conoscevano diverse delle grotte marine) di portarlo a fare un’escursione sul mare, per poter vedere queste misteriose caverne aperte nelle bianche falesie. In realtà Mattei cercava il petrolio, andava “in avanscoperta”, per così dire. Ma al termine della meravigliosa esperienza, i Trimigno gli dissero” Dottò, dovreste aprire un albergo invece di cercare il petrolio!”. Così fu. Mattei acquistò una grande porzione di litorale e realizzò un resort proprio sopra la Baia di Pugnochiuso (che si chiama così perché, dalla strada, la sua parte terminale assume la forma di un pugno chiuso), con la tipica architettura anni’60/’70. Ancora ben visibile dal mare, negli anni è passato alla famiglia Marcegaglia, che ne ha fatto un luogo di soggiorno esclusivo.
Tra i gioielli della costa non può mancare la Spiaggia di San Felice, nei pressi del fantastico Arco di San Felice.
La "Torre di San Felice" è situata nella Cala di San Felice, proprio nei pressi dell'omonimo Arco. Si tratta dell'ottava torre costiera (1540) fatta erigere sotto il Regno di Napoli in Capitanata a scopi difensivi contro le incursioni saracene e piratesche, con funzioni di avvistamento e comunicazione. Dalle loro sommità si potevano scorgere altre due o tre torri, che si mandavano segnali di fumo in caso di pericolo. Le Torri Costiere del Regno di Napoli sono numerosissime e architettonicamente interessanti [4].
Si deve rientrare. La Litoranea, che ora percorriamo in senso inverso (da Vieste a Mattinata) spazia su scenari di struggente bellezza. Nella foto, lo scoglio della Baia di Campi, dinnanzi al quale si trova l'omonima spiaggia, lunga 800 metri. Intorno sono presenti grotte e scogliere da visitare in barca.
Piccoli assaggi di un patrimonio da conoscere, salvaguardare e condividere con consapevolezza.
- Per avere informazioni sulle altre spiagge di Vieste, visitare il sito dedicato (https://www.spiaggevieste.com/)
- Per tutte le informazioni visitate il sito ufficiale del Comune
(Autrice:Marisa Uberti. Testo e foto non si possono riprodurre senza autorizzazione e citazione delle fonti)
[2] Rilasciato da parte dell’Ufficio Relazioni Pubbliche del Comune di Mattinata
[3] Nell'articolo citato, a firma di Teresa M. Rauzino, in realtà si cercava di focalizzare il punto del naufragio di Pietro/Celestino: <<La località a “quindici miglia da Rodi e cinque miglia da Vieste”, dove trascorse nove giorni prima di essere individuato e consegnato agli emissari di Bonifacio VIII, non è stata individuata precisamente dai biografi coevi (Analecta Bollandiana, Vita C). Lo storico viestano Giuliani indica la spiaggia di Santa Maria di Merino; Giuseppe Martella afferma che Celestino V trovò rifugio in una grotta di Peschici, “’a grott 'u papa”, localizzandola in una pineta a ridosso della punta di Calalunga, tra Peschici e Vieste. Fonti orali riferiscono che Celestino V si rifugiò proprio in questa zona rupestre, la “Grotta dell’Abate”: è qui che sarebbe stato “prelevato” dal governatore di Vieste>>. Luoghi che ci ripromettiamo di esplorare, nei nostri futuri "due passi nel mistero".
[4] https://it.wikipedia.org/wiki/Torri_costiere_del_Regno_di_Napoli#Capitanata
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