I segreti dell'Oratorio di S. Domenico a Carenno (BG)
1. Breve introduzione su concetto e rappresentazione della Danza Macabra
2. Obiettivo della presente ricerca
3. Breve excursus storico - geografico dei luoghi oggetto della trattazione: la Valle San Martino e il paese di Carenno (LC)
4. L’Oratorio di San Domenico o chiesina dei Morti
5. La peste del 1630 e la devozione a San Domenico di Gusmán a Carenno
6. La Morte e la Vanitas a Carenno: gli scheletri-guida (Virtù Cardinali) e gli scheletri-uomo
7. L’enigmatica Meridiana interna
8. Recenti scoperte: graffiti e incisioni sugli stipiti delle finestre, testimoni di riflessione popolare sul tema della Morte
1. Nell’Occidente cristiano le prime rappresentazioni pittoriche delle Danze macabre
2. Questa trattazione mira a conoscere meglio la religiosità popolare sviluppatasi attorno alla Chiesina dei Morti di Carenno (LC), propriamente denominata Oratorio di San Domenico, sulle cui pareti interne si sviluppa un ciclo pittorico sul filone artistico della Vanitas. La particolarità di queste raffigurazioni è che sembrano essere le uniche in tutta la provincia di Lecco. Più che di
3. La Valle San Martino è un anfiteatro naturale che affaccia sulla parte distale del lago di Lecco, dove questo declina a fiume Adda. Per la posizione strategica, nel passato la valle ha costituito una cerniera tra Venezia e Milano, qualificandosi come terra di mezzo o di confine e ancora oggi è il punto di incontro di due ambiti territoriali. E’ costituita da nove comuni, tre in provincia di Bergamo (Pontida, Caprino e Cisano Bergamasco) e sei in quella di Lecco (Calolziocorte, Carenno, Erve, Monte Marenzo, Torre de' Busi e Vercurago). Il territorio della Val San Martino, estendendosi per circa 64 km, offre una varietà di paesaggi di ancestrale bellezza. Tramite il Passo del Pertus, lungo il versante lecchese della dorsale orobica, questa vallata comunica con la Valle Imagna. La mulattiera Carenno - Pertus costituì, infatti, una delle principali direttrici intervallive in quanto metteva in comunicazione l’alta Valle San Martino con la Valle Imagna. La tradizione vuole che il Passo sia stato aperto dagli Spagnoli durante la guerra tra Francesi e Austriaci; nel vico Sasso sulla sommità del Passo, è scolpita una croce con inciso l’anno 1708[1]. Il toponimo della valle (certo dal 1359) deriverebbe secondo alcuni dalla presenza della Chiesa di San Martino di Calolziocorte mentre altri ritengono derivi dall’antico "Pagus Martius
4. Lungo il sentiero che conduce al Passo di Pertus sorge l’Oratorio di S. Domenico, che appartiene alla diocesi di Bergamo. E’ conosciuto anche come "Chiesina dei Morti
5. L' Oratorio di San Domenico, conosciuto popolarmente come "Chiesetta dei Morti
L’Oratorio dei Morti di Carenno fu dedicato a San Domenico di Gusmàn, al quale viene attribuita la nascita del Santo Rosario[13]. S. Domenico (1170 ca - 1221) fondò l’Ordine dei Frati Predicatori, in seguito chiamati Domenicani. La diffusione della recita del Santo Rosario conobbe il suo apice negli anni della Controriforma per contrastare il Protestantesimo e ne è un’evidenza il proliferare di santuari mariani specialmente nelle terre dell’arco alpino, confine tra due <
6. Un elemento significativo da considerare è che la Riforma Tridentina del XVI secolo (esattamente 1545-1563) riportò nella vita dei cristiani praticanti diversi aspetti teologici e pratici della dottrina di Santa Romana Chiesa. La Riforma Protestante di Martin Lutero aveva destabilizzato quelle certezze che si ritenevano incrollabili, costringendo la Santa Sede a correre ai ripari. Il tema della morte tornò così a turbare e intimorire l’animo umano e, per far comprendere meglio il comportamento che si doveva tenere in vita, la Controriforma decise di dare maggiore diffusione ad un filone artistico chiamato Vanitas[15]. Esso ribadisce, attraverso elementi simbolici[16], la caducità della vita, l’ineluttabilità della morte, l’inconsistenza di ogni cosa terrena. Nella società dell’epoca, temprata da epidemie, carestie e rifugiatasi nei dogmi religiosi, il monito era chiaro: abbandonare ogni velleità umana, ogni rincorsa dei piaceri materiali, attenendosi alla morale della Chiesa cristiana cattolica. Sono da inquadrare in tale filone artistico i dipinti interni dell’Oratorio di S. Domenico a Carenno. Dipinti e non affreschi, come ci ha spiegato la sig.ra Andreina Rozzi[17]: non si tratta di affreschi (che prevedono la stesura del colore sull’intonaco bagnato e garantiscono durevolezza nel tempo), ma di una pittura a secco, una tecnica basata su colori stemperati nel latte di calce e stesi su intonaco asciutto, che ha minore durevolezza nel tempo, specie se in ambienti umidi com' è il caso della chiesa in esame. Forse anche questo fatto è in linea con lo spirito della Vanitas: tutto è destinato a dissolversi. Tali opere della navata sono spesso scorrettamente definite "Danze macabre"
La prima iconografia che incontriamo entrando nella navata, a destra, è la Prudenza, rappresentata dallo scheletro-virtù che tiene con la sinistra la falce messoria mentre la destra è appoggiata sul fianco, come attendesse qualcosa o qualcuno…O, meglio, invitasse l’umano ad usare i giusti mezzi per attuare il vero bene, a separare il grano dal loglio. Ai suoi piedi lo scheletro-uomo regge un rosario in una mano e un oggetto poco chiaro nell’altra (è stato indicato come un pugnale ma lascia francamente dei dubbi). Secondo le Scritture
Il secondo dipinto può lasciare un po’ perplessi perché lo scheletro-virtù, con l’attributo del mantello verde, è ai piedi dello scheletro-uomo, il quale regge una coppa in cui viene versato (da un’entità fuori scena) un liquido chiaro. Con la mano sinistra costui si appoggia a un bastone, da quanto è concesso vedere dallo stato attuale delle pitture. Lo scheletro seduto tiene in mano una clessidra (che sta per mettere sul capo?), simbolo del tempo che scorre; in questo caso è la virtù identificata come Temperanza, che è "sobria"
Spada e bilancia sono i simboli che regge lo scheletro-virtù (Giustizia) rappresentato nel primo riquadro a sinistra della navata, mentre ai suoi piedi lo scheletro-uomo è seduto come in attesa di un responso; il suo volto è rivolto all’osservatore e tiene in mano un rosario. La Giustizia, secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica, è quella virtù morale che rende consapevole l’uomo di dover dare a Dio e al prossimo ciò che è dovuto. Anche fosse padrone di qualcosa o avesse dei servi, l’uomo ha un padrone più grande in Cielo. Dirittura di pensiero, rettitudine della propria condotta, agire per il bene comune, questo è richiesto all’ uomo giusto. Nel Nuovo Testamento Luca (19,15) afferma: «Non tratterai con parzialità il povero, né userai preferenze verso il potente; ma giudicherai il tuo prossimo con giustizia ».
Nel quarto e ultimo riquadro è espressa la Fortezza, reinterpretata come scheletro-virtù che tiene una mano sul petto e l’altra appoggiata su una spada. Lo scheletro-uomo è in posizione flessa, con il ginocchio destro piegato a terra e le mani giunte. La virtù morale della fortezza rende fermi e costanti nel bene; chi ne è dotato ha coraggio e spirito di sacrificio per difendere una giusta causa. Chi la possiede resiste alle tentazioni, vince paure, prove, persecuzioni e perfino la morte.Nel Nuovo Testamento Giovanni (16,33) riporta un’espressione di Gesù:
«Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo».
7. Sull’arcone ligneo che separa l’aula dalla zona presbiteriale si legge un versetto del Salmo 129 (De Profundis), tradizionalmente cantato nella liturgia dei defunti, supplicando il perdono dei peccati e sperando della misericordia divina. La volta del presbiterio presenta l’unica iconografia non macabra della chiesa, l’Eucaristia.
La volta della navata è divisa in due riquadri: il primo (verso l’uscita) accoglie un dipinto avente per tema la fine dei Tempi, simboleggiati dalla tromba, dalla spada e dalla bilancia, e da due flagelli (simboli della Passione di Cristo e di Cristo-Giudice), l’altro raffigura un’insolita meridiana[20]. Diciamo insolita perché non potrebbe mai funzionare in quella posizione.
Simbolicamente la meridiana può riallacciarsi allo scorrere del tempo e rappresentare un monito per chi entra, tuttavia fu realizzata con molti particolari e così dettagliatamente da destare stupore. L’astrofisico romano Paolo Colona, cui abbiamo mostrato la fotografia, ha individuato che, tra l'altro, fu disegnata persino l'ombra, quindi si tratta di un "ritratto di Meridiana"
Si fa notte Dio
Sono qui da solo solo
E mi compiaccio di questa
Solitudine
La cosa strana
che in questo luogo
di morte si faccia più vivo il ricordo delle
persone morte.
Addio?
Chissà che un giorno chi
legga queste xxxxx xxx
xxxxxxx
non di cosa(?) muoia
29 – (?)- 1882
Al di sotto di questa frase, si trova un’ iscrizione di mano differente e più sbiadita, vergata in orizzontale (per leggerla bisogna abbassarsi). La frase riporta riferimenti alla morte, e le parole sono dolenti, ma si riesce a leggerne veramente pochissime. Sugli stipiti della finestra dell’altro lato si leggono bene anche dei nomi, come quello di Carmine Begni. A sinistra si vedono numerose firme, cui sono stati sovra scritti altri nomi, insistendo con colore nero più marcato. Una data è del 1971 ed è stata disegnata con il colore rosso. Non è da escludere anche l’opera di qualche buontempone perché molti, percorrendo questo sentiero del Pertus, si sono sicuramente fermati. Trovando la chiesa chiusa, hanno probabilmente lasciato una traccia del loro passaggio. Attualmente vi è una pesante cancellata che impedisce di salire la gradinata che conduce all’entrata dell’Oratorio. Infatti, nei periodi in cui esso versava in stato di incuria e abbandono, era facilitata l’azione di qualche vandalo. Merito dei volontari "
Carlo Berizzi
fu Giovanni
10 Maggio 1879
Lascia la memoria
a questo oratorio
a Dio in fede
Sono loro, gli instancabili volontari, i veri custodi di questo sacro tempio di macabre (ma sempre attuali) memorie.
Al giorno d’oggi diverse persone, specialmente donne anziane del posto, salgono a piedi quasi quotidianamente all’Oratorio (affrontando una salita abbastanza impegnativa) per accendere un cero o recitare una preghiera presso una cappellina che è stata ricavata nella parte laterale (ovest) dell’edificio. In tal modo è possibile stare in raccoglimento accanto ai cari defunti indipendentemente dall’apertura dell’Oratorio.
- Bibliografia e Webgrafia
AA.VV. "Carenno. Immagini per ricordi", a cura dell’Amministrazione Comunale di Carenno, 1989
AA.VV. "
Buffoni, Silvano "Contributi per la stesura di una storia locale. Il caso di Carenno
Catechismo della Chiesa Cattolica, Parte Terza: La Vita in Cristo. Sezione Prima. La Vocazione dell’uomo: la vita nello Spirito, Capitolo I - La dignità della persona umana. Articolo 7 - Le Virtù (https://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s1c1a7_it.htm)
Fornari, Jerri e Rozzi, Andreina "L’Oratorio di San Domenico a Carenno. Nella storia, nell’arte e nei simboli", a cura dei Volontari della Biblioteca di Carenno e Amici della Chiesa di San Domenico, con il patrocinio del Comune e della Proloco di Carenno, I Edizione Luglio 2011
Ghirardelli, Lorenzo "Il memorando contagio seguito in Bergamo l’anno 1630
[1] AA. VV. Carenno. Immagini per ricordi, Comune di Carenno, 1989 (1250 copie numerate fuori commercio)
[2] Di conseguenza l’abitante del "
[3] Erano anche capisaldi del potere politico ed economico
[4] Buffoni, 1986, p. 42
[5] Conservata presso l’Archivio Storico Diocesano di Bergamo. La Pergamena contiene l’atto di donazione da parte di Andrea, ufficiale della pieve di S. Stefano di Garlate e figlio del defunto Giovanni da Carenno, alla canonica o chiesa del Beato Alessandro Fuori le Mura di Bergamo
[6] Soprannome di Cristoforo Rota (1350 - 1430 circa)
[7] AA. VV. Carenno. Storia e memorie, Biblioteca Comunale G. Contadini, Carenno, 1999
[8] Ne scrisse in "
[9] Una delle più importanti figure della militanza cattolica del XIX secolo, morto nel 1902 a Carenno
[10] All’imperatore Costantino apparve in visione come segno di vittoria (In hoc signo vinces) nella battaglia sul Ponte Milvio a Roma, contro le truppe di Massenzio
[11] Il 26 dicembre 1627 era morto l’ultimo duca della dinastia dei Gonzaga, Vincenzo II, senza eredi. Sapendo che tale vacanza avrebbe acceso diaspore tra Francia, Spagna e Impero per la posizione strategica della città, prima della dipartita il duca aveva designato Carlo di Nevers (suo parente più prossimo) come suo successore. Costui era naturalizzato francese ed avverso agli Spagnoli. Si aprì una Guerra di Successione al ducato di Mantova, all’interno di una ben più estenuante battaglia, la Guerra dei Trent'Anni
[12] Ghirardelli, 1681
[13] L’avrebbe ricevuto dalle mani della Madonna, apparsagli nel 1210, per sconfiggere l’eresia degli Albigesi (così tramandò il Beato domenicano Alano de la Roche o. p. (†1475)
[14] L’episodio è stato immortalato in numerose tele, tra cui quella conservata all’Accademia Carrara di Bergamo, realizzata da Lorenzo Lotto durante il suo soggiorno bergamasco (1513 – 1516). Precedentemente il dipinto si trovava nella chiesa dei Santi Stefano e Domenico in Bergamo; si trattava di tre dipinti formanti la predella della Pala Martinengo. Abbattuta la chiesa nel 1561, l’opera subì varie vicissitudini fino ad arrivare nella chiesa cittadina di S. Bartolomeo, che la vendette all’Accademia Carrara nel 1893
[15] Traente il nome dal versetto dell’Ecclesiaste (1,1-1,11) "Vanitas vanitatum, et omnia vanitas" (Vanità delle vanità, tutto è vanità)
[16] Simboli del sapere del potere (libri, strumenti scientifici, denaro, armi, corone, scettri, gemme preziose); simboli della vita frivola (dadi, carte da gioco, bicchieri, specchi, strumenti musicali); simboli dell’inesorabile scorrere del tempo (clessidre, orologi, teschi, animali morti o imbalsamati, frutta, candele spente, cibo avanzato, ecc.), tratto da "
[17] Responsabile della Biblioteca di Carenno
[18] Termine francese che si traduce letteralmente "inganna l'occhio"
[19] Catechismo della Chiesa Cattolica, Parte Terza: La Vita in Cristo. Sezione Prima. La Vocazione dell’uomo: la vita nello Spirito, Capitolo I - La dignità della persona umana. Articolo 7 - Le Virtù (https://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s1c1a7_it.htm)
[20] Tra le varie curiosità vi è anche un piccolo teschio disegnato nel sole
[21] Ringraziamo Andreina Rozzi per averci dato la possibilità di documentarle
(Autrice della ricerca Marisa Uberti; vietata la riproduzione senza autorizzazione e/o citazione delle fonti bibliografiche menzionate)