GIORNATA FAI 2017 al lago
Sarnico
(due passi nel mistero)
Il 25-26 Marzo 2017 il FAI ha aperto le porte di 1000 luoghi in Italia, nazione pullulante di cultura, tesori archeologici ed artistici, ma anche di attività terziarie che hanno fatto un'epoca. Tra le tante porposte, abbiamo scelto di conoscere meglio il lago d'Iseo, che abbiamo amato fin da bambini (abitandovi non molto lontano), nel ramo di Sarnico, sponda bergamasca. Credevamo di conoscerlo, ma ci sbagliavamo. Un paese lo si conosce non solo passeggiando sul lungolago e visitando qualche chiesa, ma anche attraverso le leggende che lo contornano, i luoghi meno accessibili, la storia delle famiglie che ne hanno determinato lavoro e ricchezza.
- Cappella Stella Maris
In una giornata di pieno sole che pareva estiva, abbiamo iniziato con la visita della chiesa di Stella Maris, affacciata direttamente sul lago. E' nota a molti perchè la sua mole, ben proporzionata e dal colore bianco, spicca sul verde prato in cui, d'estate, sono allestiti ombrelloni e sdraio del "Lido Fontanì".
Le sue origini risalgono al 1935, quindi nulla di antico come siamo abituati a descrivere, e nacque come Cappella privata della famiglia Agliardi, che aveva una villa nei pressi (esistente). Dalla Villa potevano vedere la chiesa ma dalla chiesa la villa non è visibile. La chiesetta Stella Maris sorge in località Fontanì (toponimo derivante da una sorgente non più attiva, quindi un luogo "salubre" fin da epoche antiche, probabilmente), dove all'inizio del '900 furono costruite alcune ville padronali in riva al lago, tra cui quella dei Pesenti-Agliardi. Troviamo lo stemma della famiglia, in pietra, all'interno dell'edificio. L'incarico di progettare la cappella venne dato all'arch. Luigi Angelini (1884-1969) e in seguito la famiglia la donò al Comune, insieme al terreno circostante. All'interno, di grande rilievo è la statua della Madonna "Stella Maris", ritenuta opera giovanile dello scultore Giacomo Manzù. In verità la guida ci ha tenuto a dire che c'è un mistero su questa scultura, perchè Manzù non fece mai menzione di esserne il fautore. Dunque, chi l'ha realizzata? E' una statua di una fattura molto fine e delicata, elegante e la circonda una venerazione popolare molto intensa. Il 15 Luglio la statua con Bambino viene portata in processione sull'acqua, di sera, in un clima di grande festa che culmina con lo scoppiettio di fuochi d'artificio!
- La leggenda della temibile Sarneghèra e gli amanti infelici
La Sarneghèra è, scientificamente, un vento (raro), che soffia da Sarnico, bellissima località lacustre in provincia di Bergamo, ed è ben noto a tutta la popolazione del territorio. Da piccola, abitando a Rovato, quando il cielo diventava scuro, plumbeo, dalla parte di Sarnico, subito mia madre capica che stava per arrivare la temuta "Sarneghèra" e si preoccupava di chiudere ogni finestra e ogni porta! Cominciava a sbattere tutto e se c'erano dei panni stesi, si ritiravano e si...pregava, per scongiurare gli effetti più paurosi! La Sarneghèra è una linea di groppo che muove imponenti temporali a supercella dalla parte sud-occidentale del Lago verso la Valcamonica. I mesi in cui si manifesta più frequentemente Aprile - Luglio, ma anche Settembre, quando la sua violenza è altissima.Lambisce tutto il Sebino, la Franciacorta e la Valle Camonica.C'è da augurarsi di non trovarsi mai in acqua quando arriva la Sarneghera, che è un fenomeno repentino. Eppure -stando al sicuro- è anche affascinante assistere al suo arrivo perchè è uno spettacolo quasi apocalittico. Si scatena il vento furioso, che purtroppo ha causato anche morti,poi da Sarnico compaiono le nuvole scure, che conferiscono un colore tetro e minaccioso; le onde di increspano e assumono color fuliggine. A quel momento, improvviso, ecco iniziare lo scroscio, che sembra inviato dal cielo con gli interessi! Ululati, tuoni, scrosci irrefrenabili e in pochi minuti i campi sono devastati, le strade invase dall'acqua, i tetti possono sollevarsi. Guai grossi per le cittadine affacciate sul lago d'Iseo! Ma alla base di questo fenomeno è credenza popolare che vi sia la vicenda di due teneri innamorati, separati con la forza. la leggenda racconta di una ragazza di Montisola, che era stata promessa sposa ad un nobile della Franciacorta. La donzella andava a piangere la sua pena sulle rive del lago ogni giorno e una volta cadde in acqua. Venne salvata da un pescatore e, come accade nelle favole, i due giovani si innamorarono e furono felici. Finchè il padre della ragazza, scoperta la storia, rinchiuse la figlia nel castello mentre il pescatore venne imprigionato in una grotta nascosta tra i boschi del monte di Sarnico. Entrambi soffrivano a distanza e giunse il giorno, per la giovane, di sposare il nobile della Franciacorta. Il pescatore venne invece messo a morte dal padre della fanciulla che, dal canto suo, volle seguirlo e si affogò nelle acque lacustri, convinta che si sarebbero ricongiunti in un "altrove". La leggenda racconta che quando si scatena la Sarneghera i due giovani si stiano cercando sul fondo del lago e che il cielo, per vendetta, si scagli da Sarnico su Montisola e sulla Franciacorta.
- La "matta" del lago d'Iseo
Succedono tante cose strane sotto queste acque. Ve ne racconto un'altra. Il 14 luglio (che tra l'altro è il giorno in cui sono nata) meglio non fare il bagno nel lago, specie nelle "ere" perchè una misteriosa entità, che chiamano "strega" O "Matta", afferra le gambe dei natanti e li trascina sui fondali del lago, che al contempo diventa scuro, cupo. Sarebbero tante le testimonianze di bagnanti terrorizzati che avrebbero avuto questo spaventoso incontro. Misteriose le coincidenze di morti per affogamento proprio il 14 di luglio. Non c'è una spiegazione razionale, ma anche i più intrepidi, quel giorno stanno buonini sulla riva...
Questa "matta" sarebbe, secondo la leggenda, la madre di SAN PIETRO. Di natura cattiva, in vita sua non avrebbe compiuto alcuna buona azione e alla sua morte fu destinata all'inferno. Per intercessione del figlio Pietro, le venne concesso di andare in Paradiso. Le venne calata una corda fin già agli inferi e l'anima della donna si attaccò con veemenza, ma anche alre anime dannate si attaccarrono per andare su. Ad un certo punto, in prossimità della bocca dell'Inferno, la madre arcigna -invece di affrettarsi e salire verso il Paradiso - scalciò per fare cadere le altre anime dannate ma... la corda si spezzò e non fu più ricalata, condannandola al fuoco eterno! Da allora l'ira della donna si fece furibonda e si dice che il 29 Giugno, festa di San Pietro, sua madre esca dall'inferno e cerchi nel lago qualche anima da trascinare all'inferno con sè. A proposito: leggenda narra che il Sebino (o iseo) sia la bocca dell'Inferno!
- Villa Surre
Villa Surre è una delle dimore che appartenevano alla famiglia Faccanoni, una delle più note a Sarnico. Sorge lontano dal paese, sulla strada per Predore, in localita Surre. Venne commissionata da Luigi Faccanoni nel 1912 all'architetto Sommaruga, che ne fece un capolavoro dello stile Liberty. Un vasto parco circonda la Villa, arricchito da statue. All'entrata della Villa si trova una caratteristica GROTTA, una fontana, un gazebo. Ha 34 stanze interne e risaltano le grandi scale in ferro battuto in posizione centrale e illuminate da finestroni. C'è un ponte che collega la Villa alla Darsena sul lago. Non è più dei Faccanoni; attualmente la proprietà è della Società Tamoil, che ha trasformato i rustici e le scuderie in Sale per Congressi.
- Il Mausoleo della Famiglia Faccanoni
Il Mausoleo è una costruzione monumentale del 1907, considerato una delle massime espressioni di arte funeraria di Giovanni Sommaruga. Chiudeva (in origine) il cimitero comunale con effetto scenografico. E' costituito in pietre diverse (pietre Serena, locale, conglomerato, mattoncino pietra rossa. La cosa curiosa è che i membri della famiglia sono sepolti nella cripta inferiore mentre nella parte superiore, assai più imponente, riposano L'ex-ministro della Guerra (I guerra mondiale) Albrici con la consorte. Chissà come mai i Faccanoni diedero loro questo sepolcro? Vi era un rapporto di qualche tipo, tra loro (parentela, amicizia, stima?).
Nicoletti definisce quest'opera dal "... fascino sinistro (...) apparentemente ispirato alle piramidi Maya". Ricorda un po' quello di Crespi d'Adda, a nostro avviso, anche se quello è più maestoso.
Si racconta che nel periodo della sua realizzazione, la famiglia Faccanoni non godesse del diritto di sepoltura all'interno del cimitero comunale a causa di una forte controversia con la prevostura di quei tempi, il mausoleo venne costruito inizialmente all'esterno del perimetro cimiteriale, in posizione chiaramente predominante. Non vi sono molti simboli sacri: si notano due croci nel bassorilievo in alto, nascoste da putti e un'altra croce sul cancello in ferro battuto all'ingresso della cripta. Ricorda un monumento laico, quasi pagano. Successivamente, dopo i "Patti Lateranensi" del 1929, il mausoleo venne inglobato nell'attuale perimetro della struttura cimiteriale.
Grazie ai volontari del FAI che hanno permesso, come ogni anno, le visite.
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