Lavagna, Cavi Borgo e Arenelle
(di Marisa Uberti)
Ottobre nella riviera del levante ligure, nel cuore del Tigullio. Si pensa all'autunno e al mare in burrasca invece no, questo 2017 ci ha regalato clima estivo, tanto da potersi permettere di stare in spiaggia e farsi anche dei bagni in mare. Tuttavia i miei "due passi" si sono diretti soprattutto alla conoscenza del territorio, in cui ero già stata ma mai sufficientemente a lungo per poterlo perlustrare. Come sempre accade, quando si approfondiscono gli aspetti di un luogo, emergono invariabilmente storia, curiosità, leggende, e questo non fa eccezione! In questo articolo faremo "due passi" tra località che sono notissime come stazioni balneari e turistiche ma forse meno per i loro monumenti, ed è proprio questi di cui andremo in cerca. Iniziamo con Lavagna e una delle sue frazioni marine, Cavi.
Lavagna. Trovandosi a Lavagna, dunque, che cosa c'è di interessante da visitare? Resterete forse sorpresi, ma prima collochiamo la città dal punto di vista geografico e storico. Lavagna si trova a oriente di Genova e si compone di quattro frazioni (Barassi, Cavi di Lavagna, Santa Giulia di Centaura, Sorlana). La città supera i 12.000 abitanti ed è accoccolata nella piana alluvionale sinistra del fiume Entella, dispiegandosi in parte verso la costa e in parte verso monte, dove la chiude una serie di verdeggianti colline (coltivate prevalentemente a uliveti). Fino a nuove scoperte (sempre possibili), le origini dell'abitato risalgono all'epoca romana, quando il suo nome era Lavania. Sicuramente tutti facciamo un paragone con la "lavagna" che si usa nelle classi scolastiche. Effettivamente non è un caso che la cittadina ligure si chiami così perchè è stata ed è una delle aree italiane in cui si concentrano le miniere di pietra nera (ardesia).
"È probabile che da Lavagna, nelle cui vicinanze è Cogorno, nei secoli scorsi centro importante di cave d'ardesia, abbia tratto il suo nome il tipo più oscuro a grana fina usato per fare tavole da scrivere e disegnare" (Enciclopedia Treccani). Questa pietra scura è stata impiegata fin dall'antichità (la necropoli pre-romana di Chiavari è in ardesia) e caratterizza le facciate di moltissimi edifici genovesi e liguri (con il tipico bicromismo bianco e nero). In Val Fontanabuona la chiamano anche il «pane che dorme» per l’importanza che ha nell’economia della valle stessa. L'ardesia, inoltre, è ottimo materiale per i tetti, per oggetti di artigianato, per i biliardi (sotto il panno verde, il piano è proprio di ardesia). Da Lavagna è possibile effettuare un percorso verso l'entroterra lungo le Vie dell'Ardesia e l'Ecomuseo della "Pietra Nera" potendo visitare anche delle miniere (potrete saperne di tutto e di più consultando questo pdf).
A Lavagna, nel centro storico, esiste la Galleria Artistica dell'Ardesia, allestita nella Torre del Borgo; la collezione è composta da oggetti in ardesia e reperti archeologici provenienti da tutto il Tigullio e annovera una raccolta di ceramiche e maioliche rinascimentali rinvenute nella Torre dei Fieschi. Quest'ultimo è un altro nome della Torre del Borgo, che appunto si ipotizza realizzata dalla nobile famiglia dei Fieschi nel XVI secolo come torre di avvistamento e di difesa. E' un po' nascosta dagli edifici che nei secoli si sono impiantati tutto intorno e bisogna prestare attenzione ai giorni e agli orari di apertura (ristretti).
I Fieschi...Come non ricordare la splendida basilica di San Salvatore he visitammo nella vicina Cogorno, fatta costruire proprio da loro? Ma fu tale e tanta l'importanza di questa nobile famiglia per Lavagna, il Tigullio e le valli limitrofe, che esiste pure un percorso apposito che si snoda tra le località che conservano ancora loro palazzi o che ne conservavano e adesso non ci sono più. Già, non esistono più perchè accadde un fatto grave che cancellò il cosiddetto “Stato Fieschi”. Ma andiamo per ordine.
Dopo il periodo romano, Lavagna entrò nell'orbita longobarda e venne affidata ai potenti monaci dell'abbazia di San Colombano di Bobbio, che ne promossero lo sviluppo. Durante l'epoca Carolongia prosperò e successivamente venne assoggettata ai Vescovi di Genova; in questo periodo Lavagna divenne roccaforte feudale del nascente ramo nobiliare dei Fieschi che riuscirono a ricavarsi una certa indipendenza giurisdizionale da Genova. I Fieschi eressero Cogorno come loro sede e costruirono un vasto dominio nobiliare nel levante ligure e nel levante chiavarese. Dall'XI secolo i "conti di Lavagna" furono i Fieschi fino a quando, nel 1547, Gian Luigi prese parte alla Congiura contro Andrea Doria che, scopertala, fece uccidere i congiurati e ordinò la distruzione dei loro castelli e palazzi. Si suggerisce quindi di conoscere l'Itinerario Fliscano messo a punto dai vari comuni interessati. E c'è pure un romanzo, per gli interessati, che si intitola "Intrighi, leggende e misteri. La storia dei Fieschi" a cura di Aldo Boraschi (ED. Rupe Mutevole). Tra i personaggi di spicco della famiglia, che storicamente è una delle quattro famiglie di nobiltà feudale più importanti della Repubblica di Genova [1], vi furono anche una Santa, Caterina (1447-1510) e due papi, Innocenzo IV (Sinibaldo Fieschi, 1195-1254) e Adriano V (Ottobono Fieschi, 1205-1276).
Lasciamo ora la storia e dirigiamoci a visitare alcuni tra i monumenti più significativi di Lavagna e li inseriamo nell'ordine come li abbiamo incontrati. Il primo è stato
il Ponte della Maddalena, già esistente nel Medioevo come "ponte de mar". A quel tempo doveva essere in legno e aveva la funzione di oltrepassare il fiume Entella congiungendo le due sponde e collegare Lavagna a Chiavari. Una funzione importantissima: era infatti l'unico collegamento di Lavagna con l'entroterra. Nel 1210 circa venne rifatto in pietra da Ugone Fieschi (padre del futuro papa Innocenzo IV) che, naturalmente, vi ricavò un guadagno: il passaggio sul ponte esigeva la riscossione di una gabella (diritto di pedaggio). Ma il conte fece erigere anche un hospitale per accogliere i viandanti, contestualmente alla chiesa di Santa Maria Maddalena (ecco la derivazione del nome del ponte) e di un pozzo pubblico. Forse vi era anche la presenza di Cavalieri Gerosolimitani a presidio del ponte e deputati alla protezione e accoglienza dei pellegrini. Alla metà del XV secolo i Fieschi cedettero il diritto del dazio alla Confraternita dei disciplinanti di San Francesco di Chiavari. Nel 2010, in occasione degli 800 anni di storia del ponte, lavori di recupero alla struttura (rifacimento e nuova illuminazione) ne hanno permesso la totale rivisitazione dell'antico attraversamento. In origine aveva 13 arcate, oggi 6 per una lunghezza di 250 m.
Santuario di Santa Maria del Ponte, che trae il nome proprio dalla sua vicinanza al ponte della Maddalena. Sul ponte stesso i Fieschi avevano fatto mettere l'effigie di S. Erasmo (patrono dei marinai) e in secondo momento fu fatta costruire una Cappella dedicata alla Madonna (abbiamo visto poc'anzi che la chiesa era dedicata a Maddalena!) e fu proprio su questa primitiva chiesetta che fu riedificata, nelle forme maestose odierne, la chiesa di S. Maria (1492), ad una sola navata e dotata di un campanile che raggiunge i 40 m di altezza. L'importanza del Santuario è notevole: caro alla famiglia Savoia, fu visitato dalla regina Margheria che volle dotarlo di alcuni paramenti sacri. Evento immortalato in un dipinto sopra la porta d'ingresso. All'interno è conservato un Crocifisso di Anton Maria Maragliano (164-1739), artista molto attivo nel genovesato e famoso per i suoi crocifissi. Questo ritre Gesù Cristo con il capo reclinato sul lato sinistro; è in legno scolpito, dipinto e dorato.
Il complesso della Basilica di S. Stefano, il Porticato Bignardello e il Cimitero Monumentale. Vi si può giungere dai carugi del centro storico oppure dalla strada pedemontana. Arrivando dai carugi ci si ritrova dinnanzi ad una spettacolare visione: in posizione elevata la Collegiata, che troneggia sul vasto piazzale Marconi, ingentilito dalla presenza del Porticato Bignardello, ai piedi della Basilica. Fu realizzato nel 1897 da Nicola Bignardello per congiungere, senza passare dall'ampia scalinata della chiesa, la piazza al monumentale cimitero cittadino (oggi, tuttavia, il passaggio è chiuso).
L'aspetto attuale della Basilica-Collegiata (1653) non deve trarre in inganno: essa ha origini antichissime, essendo sede pievana dal X secolo. La facciata barocca è affiancata da due alte torri campanarie (1657). Una scenografica scalinata, vigilata da due superbi leoni che reggono blasoni nobiliari, conduce nel sagrato, costituito dal tipico pavimento "a risseau"(in genovese ciottolo), tipo di mosaico acciottolato dei sagrati delle chiese e dei giardini di ville e palazzi liguri. L'interno è basilicale e consigliamo di disporre di un po' di tempo per visitarlo adeguatamente. Si troverà anche l'effigie di una Madonna Nera, sopra una delle Cappelle di sinistra, entrando (ma non vi diciamo dove...trovatela!).
Dalla parte sinistra della Collegiata si sale ulteriormente e si accede al Cimitero Monumentale che è considerato il secondo per importanza delle sculture, dopo Staglieno a Genova. Effettivamente si rimane sconcertati dalla sequenza quasi programmata, armonica, surreale delle tombe, digradanti dal basso verso l'alto (per la disposizione del terreno). Assai numerose le tombe familiari recanti simboli ermetici, forse massonici, sicuramente appannaggio di proprietari colti e possidenti. L'altezza di alcune sculture è tale che sono visibili anche dall'esterno, camminando per la città.
Il monumento alle "portatrici di ciappe". Salendo dietro la strada a destra della Basilica-Collegiata, invece, si incontra una piccola chicca per chi desidera itinerari insoliti e omaggiare le tante donne che, nei tempi andati, eseguivano il duro lavoro di portare le lastre di ardesia dall'entroterra fino al porto. Questa è infatti l'antica mulattiera che collegava Lavagna a Cogorno e in questo punto le portatrici posavano le pesanti lastre e si riposavano un poco. A volte, per non consumare le scarpe, le appoggiavano sopra le lastre che reggevano con le braccia sopra il capo e se le infilavano solo in vista del paese, per non mostrarsi scalze. Il monumento è stato realizzato dallo scultore Francesco Dalloroso per conto della Società Operaia di Mutuo Soccorso e inaugurato il 10 marzo 2007.
Nel centro storico, da notare alcuni bassorilievi in ardesia settecenteschi, portali e stemmi che adornano alcuni caseggiati. In ardesia è pure il portale dell'Oratorio della SS. Trinità che, all'interno, ci è sembrato alquanto tenebroso. Vi sono conservati una decina di "Cristi" processionali (tra cui uno di Anton Maria Maragliano). L'edificio al 1400 e per secoli fu sede della locale Confraternita della Santissima Trinità operante nell'assistenza ai poveri, al riscatto degli schiavi e alle funzioni liturgiche dei defunti. Ancora oggi sono conservati gli scranni lungo le pareti dove si sedevano i confratelli durante le riunioni. Diversi dipinti sono del pittore Luca Cambiaso.
E adesso una passeggiata sul lungomare è d'obbligo!
Cavi di Lavagna. Il toponimo "Cavi" parrebbe essere derivato dalla parola "cave" (richiamante le antiche cave di ardesia dell'entroterra) oppure per storpiatura della parola "Capo" del dialetto genovese. Lasciamo agli abitanti dirci come stanno le cose! La frazione è situata tra Lavagna e Sestri Levante ed è attraversata dalla Strada Statale Aurelia. Resiste tutt'oggi, però, l'Antica Strada Romana Occidentale, (la Via Emilia Scauri che congiuge i diversi paesi rivieraschi) percorribile a piedi. I ruderi di un Ponte Romano a Cavi Borgo sono la testimonianza di un percorso che doveva essere importante e, di fatto, fu sostituito dal tracciato dell'Aurelia. Sottopassaggi conducono alla spiaggia, caratterizzata da sabbia e ghiaia, in bellissima posizione panormaica. Cavi di Lavagna è divisa in due zone principali: quella più antica è la più orientale ed è denominata propriamente "Cavi Borgo" e quella più a ovest è moderna e prende il nome di "Cavi Arenelle".
Partiamo proprio da qui a compiere il nostro giro della frazione, che in questa stagione si apprezza meglio che in estate, quando si riempie di turisti. Tuttavia non vi sono grosse attrattive artistico-culturali, è però vivace, con ameni scorci sia sul mare che sulle colline alle sue spalle. Degna di menzione è la chiesa post-conciliare del Gesù Risorto (1984), eclettico edificio sorto per volere dell'allora vescovo di Chiavari Mons. Maverna (1972). A quel tempo il borghetto stava ancora nascendo; di fatto, ci si chiede come mai erigere una chiesa così grande e così costosa per poche anime...La motivazione si legge nel sito ufficiale della parrocchiale, in cui è spiegato che Arenelle vedeva un'alta presenza turistica e mancava di un servizio religioso. Tra permessi e raccolta fondi soco occorsi dodici anni e nel 1984 è stata posata la prima pietra. All'interno colpiscono in particolare le enormi vetrate colorate che fanno da sfondo ad un candido altare super-moderno; la gigantesca croce di ferro (6 x 6 m) con intarsi in vetro di Murano e il Battistero in cui è immersa una croce scolpita, che simboleggia il valore di morte e rinascita del Sacramento.
Il cartello annuncia che Cavi Borgo era un antico borgo di pescatori e allora entriamo all'interno per cercarne le tracce. Dopo aver incontrato il Ponte Romano, ci addentriamo nella vicina Via Milite Ignoto dove residuano, sui muri di alcune abitazioni, delle formelle interessanti: una ritrae Santa Giulia crocifissa (sotto vi è la frase "Oro e Pazienza") e un'altra formella raffigura un Cristo vestito (tunicato) crocifisso. In merito alla rappresentazione di S. Giulia va detto che la chiesa parrocchiale della Santissima Concezione fu anticamente succursale della vicina parrocchia di Santa Giulia di Centaura - nell'omonima frazione lavagnese - dove è conservata dal 1724 un'importante reliquia di S. Giulia (un avambraccio).
Per raggiungere la chiesa parrocchiale, situata in posizione sopraelevata, occorre prendere la strada che dal borgo in piano conduce sull'altura. Lungo il percorso intriamo una graziosa chiesetta, transennata perchè pericolante; veniamo a sapere che si tratta della bella Cappelletta intitolata a S. Leonardo, nota anche come Cappella dei Francesi, che contiene una pregevole opera del grande pittore Genovese Valerio Castello. Ma chi può vederlo? L'edificio è chiuso alle visite e nessun cartello informa se e quando verrà riaperto.
La formella con il Cristo crocifisso tunicato in una singolare raffigurazione scultorea
La Cappella dei Francesi o di San Leonardo a Cavi Borgo
La Chiesa della SS. Concezione a Cavi Borgo, in posizione dominante
Pavimentazione a scacchiera nei pressi del sagrato della Chiesa della SS. Concezione. I motivi si ripetono anche nei cortiletti sottostanti
Proseguiamo e incominciamo a salire per la strada panoramica, dunque quel poco di fatica è mitigato dalla vista del mare che ci accompagna! La chiesa della SS. Concezione venne sganciata da S. Giulia di Centaura nel 1797 dal vescovo di Genova e attualmente appartiene alla Diocesi di Chiavari. In origine l'intitolazione era a Sant’Erasmo, protettore dei naviganti; l'interno è affrescato con pitture della metà del XIX secolo di pregevole valore artistico e mostrano S. Erasmo, l’Immacolata e Sant’Antonio. Curiosità: in uno spiazzo all'esterno della chiesa abbiamo notato una scacchiera a 64 caselle bianche e nere. Incantevole il paesaggio che si gode dalla balconata che recinge l'edificio dal lato mare.
Sull'antica Strada Romana che porta a Sestri Levante si possono raggiungere a piedi i ruderi della chiesa di Sant'Anna (comune di Sestri L.), risalente all'Xi secolo. Il luogo è noto come "rocche di S.Anna" e consta di un percorso straordinario (in via di manutenzione) con cinque ponti romani (!) ad unica arcata e le suggestive vestigia della chiesa, a picco sul mare.
Note
[1] Le altre furono i D'Oria e gli Spinola (Ghibellini) e i Grimaldi che, come i Fieschi, erano Guelfi