L'Abbazia di Valvisciolo (LT) e il reticolo del Sator
(questa voce fa parte dello "SPECIALE" Tour in Ciociaria 2021)
A breve distanza da Sermoneta (LT) e da sempre in diocesi di Terracina (oggi Latina-Terracina-Sezze-Priverno), si trova questo gioiello dell'architettura gotico-cistercense, di cui alcuni aspetti sono tutt'oggi misteriosi, a partire dalle sue origini. Confusa da diversi antichi autori con altri due cenobi dal nome simile e situati nello stretto giro di pochi km, è oggi riconosciuta l'esistenza di un edificio religioso perlomeno in epoca longobarda (se non antecedente): prova ne sono alcuni frammenti litici di reimpiego trovati nel chiostro. Fu in seguito "abitata" dai Cavalieri Templari, anche se non è chiaro in quali termini e perchè se ne andarono, all'arrivo della comunità cistercense dall'abbazia di Marmosolio (in diocesi di Velletri) intorno al 1166-68. Unitasi poi, decenni dopo, anche la comunità cistercense del cenobio di S. Stefano di Malvisciolo o Valvisciolo di Carpineto Romano, divenne un'unica comunità (il nome di "Badia di Valvisciolo" lo assunse soltanto a partire dal 1864). Lo splendido complesso che attualmente si visita, isolato in mezzo ai colori della natura e del cielo e ai piedi del Monte Corvino che giganteggia come un'aquila sul suo nido, è il frutto di numerosi e drastici rimaneggiamenti, tanto che padre Raymondi scrisse, nel 1905, che taluni che la conoscono potrebbero "non riconoscerla". Grandi restauri furono eseguiti da papa Pio IX (dal 1863), dal Priore e poi abate irlandese Stanislao White (abate dal 1901) e più recentemente negli anni '50 del XX secolo. Se dunque gran parte delle decorazioni plastiche del bellissimo chiostro sono probabilmente dei rifacimenti (che si spera fedeli agli originali e non aggiunte arbitrarie), qualcosa di assolutamente genuino è stato scoperto in seguito all'abbattimento di una parete nella galleria occidentale del chiostro. Essa aveva coperto un muro intonacato sul quale campeggiano molti graffiti, verosimilmente lasciati in epoche diverse e da mani diverse, tra cui il reticolo del Sator/Rotas (del diametro di 5-6 cm!), iscrizioni, Nodi di Salomone (completi e abbozzati), ma anche un cuore, tacche, e altri segni forse lasciati dai pellegrini. Il lacerto di intonaco su cui è graffito il famoso palindromo è stato protetto da una lastra trasparente. Abbiamo trascritto fedelmente la disposizione delle parole che lo compongono e cercheremo - nel nostro filmato - di conoscerlo meglio, visto che le notizie che circolano in rete sono superficiali e copiate/incollate chissà quante volte! Ci rimane il rammarico di non avere trovato, al momento, l' epoca a cui risale l'intonaco graffito (che non è lo strato più antico) nè quando fu coperto (elementi che arricchirebbero l'analisi). Inoltre ci chiediamo anche in che occasione fu abbattuta la parete che lo nascondeva. Se qualcuno lo sapesse, ci scriva! Sui muretti del chiostro si trovano incise due belle Triplici Cinte e un Alquerque (inedito), che abbiamo documentato nell'agosto 2021. In questo caso si tratta di tavolieri da gioco (data la dimensione adeguata e la posizione). Impossibile dare una datazione e una paternità ma non sono stati i Templari, come spesso viene ventilato. Meglio usare cautela e pensare a "quanta acqua è passata sotto i ponti", dalla loro presenza in questo luogo! Quante vicissitudini hanno coinvolto l'abbazia e i suoi monaci, senza contare i periodi in cui è stata in abbandono, bivacco per animali e deposito! Un luogo che non dimenticheremo e in cui speriamo di ritornare...