Terracina (LT): il Pisco Montano e il Tempio di Giove Anxur

 
(fa parte dello Speciale: Riviera di Ulisse)
 
(a cura di Marisa Uberti)
 
Il popolo dei Volsci, attorno al 500 a.C., appellò "Anxur" l'area dell'attuale Terracina. Risale probabilmente a quel tempo un primo insediamento sul Monte S. Angelo (anticamente Monte Giove), di cui restano dei blocchi in opera poligonale alla base del successivo complesso militare-religioso che vi sorse. Rinominata dagli Ausoni "Tarracina", la città fu conquistata nel 406 a.C. dai Romani, fondando poi la colonia marittima di Anxurinas (329 a.c.). La posizione, al centro di un golfo interposto tra due promontori (il Circeo e il Monte Orlando di Gaeta a sud), era strategicamente appetibile, trovandosi sulle pendici dei Monti Ausoni vi si poteva controllare tutta la piana, il litorale e le Isole Pontine. Inoltre qui le propaggini rocciose della catena montuosa sbarravano il passo verso la Campania; la via Appia, realizzata nel 312 a.C. e che arrivava da Roma e proseguiva verso Napoli, arrivata qui doveva aggirare il monte e ridiscendere dall'altra parte. Fu l'imperatore Traiano a far tagliare la rupe, detta Pisco Montano, situata ai piedi del Monte Giove (S. Angelo), e quell'opera ingegneristica colossale consentì lo spostamento della direttrice al livello del mare, facilitando lo spostamento di uomini e merci. Molto più tardi, all'inzio del 1600, quando Terracina era dominio pontificio, fu addossata una porta al Pisco Montano, la Porta Napoli che, di fatto, segnava il confine tra lo Stato della Chiesa e il Regno di Napoli (o delle Due Sicilie). Qui fu installata la dogana, e la rupe fu munita di strutture fortificate per svolgere funzioni militari di controllo. Storia e leggenda si mescolano perchè all'interno della roccia nessuno sa cosa si celi (un sistema di scale, gallerie e forse grotte rituali?) e si narra che vi fosse la casa di un brigante famoso, Giuseppe Mastrilli (morto nel 1750 ma non si sa quando nacque). Certo è che la rupe è densa di fascino, specie per chi- come noi- è "forestiero" e in questo video andremo a conoscerla meglio per poi salire in cima al Monte S. Angelo (nome che gli fu conferito dalla presenza di un convento benedettino dedicato a S. Michele Arcangelo, andatosi ad impiantare sull'area del Piccolo Tempio di epoca romana, dal VI secolo d.C. al XIV secolo).
Il Santuario di Giove Anxur (che recenti studi attribuiscono invece ad un'altra divinità, Venere Obsequens) fu realizzato all'epoca di Silla (83-82 a.C.) con uno stile monumentale mai visto prima, che fuse l'architettura classica ellenistica con quella medio-orientale (sul modello del tempio di Pergamo). Era collegato alla città bassa da un percorso fortificato che comprendeva un tratto dell'Appia, un muro alto 5 m in cui si intercalavano dodici torri circolari (ancora in parte ben visibili). Malgrado restino poche vestigia, rispetto a ciò che doveva essere in origine, il complesso conserva un fascino elevatissimo, complice la posizione panoramica e le strutture tutt'ora visitabili. Era dotato di due templi (il Grande e il Piccolo), con orientazioni astronomiche diverse, portici, croptoportici, tempietti oracolari (dove si effettuavano i vaticini), locali di servizio, le cosidette "casematte" (in realtà cisterne di approvvigionamento idrico), pozzi e grotte sotterranee. Ciò che si vede è probabilmente la punta dell'iceberg originario! Abbandonato nel 1500 con lo spopolamento di Terracina, il complesso (che aveva subito molte trasformazioni nel Medioevo) rimase comunque visibile dal basso, e i viaggiatori del "Grand Tour" lo ritenevano erroneamente la Rocca di Teodorico, fatta erigere in epoca barbarica. Grazie ai disegni e alle litografie che gli eruditi viaggiatori (come Goethe, Hans Christian Andersen, e altri) hanno lasciato ai posteri, possiamo vedere l'area del Pisco Montano e del Santuario nel corso dei secoli. Abbiamo anche numerose descrizioni di coloro che si chiudevano nelle carrozze per non respirarare l'aria malsana che aleggiava sulle paludi pontine, ancora da bonificare. Nel 1800 "esplose" la moda di soggiornare alla locanda fatta costuire dai papi per accogliere i viaggiatori: si trovava proprio ai piedi del Pisco Montano ed ebbe grandissima notorietà perchè, tra le altre cose, vi era stata ambientata l'opera con protagonista il brigante Frà Diavolo (Michele Pezza, attivo tra il 1800 e il 1806). Era comoda, situata nei pressi della Porta Napoli e della dogana; oggi non è più esistente, abbattuta durante la II Guerra Mondiale. Il paesaggio litoraneo è molto cambiato, anche solo dalle cartoline d'epoca novecentesche ma il Pisco Montano e il Tempio di Giove Anxur sono lì, immutabili sentinelle custodi di tanta bellezza arcana.