S. Paolo Fuori le Mura: elementi essenziali e indagini archeologiche

 
a cura di Marisa Uberti
 
 

E’ in luogo più conosciuto quando si parla di San Paolo[i]; qui i fedeli di tutto il mondo arrivano per pregare sulla sua tomba (convenzionalmente così considerata), situata sotto la Basilica e visibile, insieme alle celebri catene che avrebbero tenuto prigioniero l’Apostolo delle Genti.  Abbiamo visto poc’anzi che Paolo sarebbe stato sepolto nella necropoli sulla via Ostiense, la quale si estendeva anche nell’area dove sorse la Basilica stessa. Fu l’imperatore Costantino[ii] - su suggerimento di papa Silvestro - a far erigere, su quella tomba (divenuta meta di grande venerazione da parte dei Cristiani[iii]), una prima Basilica (intorno al 324 d.C.). Chiaramente le fondamenta dell’edificio sconvolsero la necropoli che lì si estendeva, ma si tramanda che la “confessione” (ossia la tomba di Paolo) fu identificata, isolata e circondata da un cubo di bronzo di 5 cubiti per lato (1,48 m). Attorno a questa protezione fu costruito un secondo contenimento in muratura chiuso superiormente da una lastra di marmo con l’iscrizione “Paulo Apostolo Mart”[iv].

Nel giro di pochi decenni, non bastò più ad accogliere l’enorme flusso di fedeli. Pertanto Teodosio[v], Arcadio (Graziano) e Valentiniano (tre imperatori che regnarono contemporaneamente sull’impero) decisero di far costruire nel 386 una nuova Basilica, molto più grande e ricca, che venne completata sotto l’imperatore Onorio (384-423 d.C), figlio di Teodosio. Non intendiamo procedere ad una descrizione del grandioso tempio cristiano (si possono trovare notizie in qualunque guida[vi], nel sito ufficiale e ovunque cerchiate!), quanto ad alcune opportune considerazioni:

1) l reperto più importante – emerso durante i lavori di ricostruzione di fine XIX secolo, condotti dall’architetto V. Vespignani – è la lastra marmorea posta sotto l’altare, sulla tomba dell’apostolo. Essa reca l’iscrizione Paulo Apostolo Mart(yri), cioè "all’Apostolo Paolo martire". È controverso se essa risalga al periodo costantiniano della basilica o a quello "dei tre imperatori". E’ comunque tarda (IV-V secolo d.C.), rispetto all’anno della morte di Paolo. Per giustificare questo, si è avanzata l’ipotesi che possa essere un rifacimento di una lastra più antica che testimonia comunque il culto verso l’Apostolo, prima ancora che la Basilica venisse fondata. In questa lastra, una copia della quale è esposta nella pinacoteca annessa al chiostro, erano stati praticati dai pellegrini alcuni fori che documentano l’uso popolare di introdurvi grani d’incenso, lino e aromi da conservare quali reliquie[vii]. Era usanza anche introdurre striscioline di stoffa nei fori, fino a toccare il sepolcro, per ricavare le cosiddette “reliquie di contatto”. La lastra è composta di due pezzi e misura 2,12 m x 1,27 m. Un foro o orifizio è circolare e due sono quadrati.

2) Sotto l’altare papale della Basilica è stata monumentalizzata la tomba di Paolo. Il pannello multilingue informa che oltre la grata di protezione è visibile nel fondo il fianco del sarcofago in marmo rustico, che contiene la tomba. Nella teca di bronzo dorato, posta tra la Tomba e l’Altare Papale, è custodita una catena composta da nove anelli. Un’incontrastata antichissima tradizione afferma essere parte della catena che ha costretto San Paolo a  vivere, in Roma, da prigioniero.

3) In occasione del Giubileo del 2000, i pellegrini e i fedeli arrivati da ogni parte del globo per venerare la tomba del santo, chiesero di poter vedere il sepolcro situato sotto l’altare della Confessione (che a quel tempo non si vedeva). Si decise allora di procedere con sistematiche indagini archeologiche, che si svolsero tra il 2002 e il 2003 nell’area sopra citata. Si portarono alla luce importanti vestigia della Basilica voluta da Costantino nel IV secolo d.C. e di quella teodosiana, tra cui il sarcofago ritenuto di San Paolo: sotto la predella  dell’altare di S. Timoteo, rimosso, è stata identificata la cresta dell’abside costantiniana; tra l’altare di S. Timoteo e l’Altare della Confessione è stato identificato e parzialmente portato alla luce il livello pavimentale teodosiano sul quale giace il sarcofago marmoreo ritenuto di San Paolo.

4) Nel 2009 – in occasione dell’ “anno paolino” è stata eseguita una ricognizione dei resti situati all’interno del sarcofago ritenuto di S. Paolo. E’ stata la prima volta che si è effettuata un’indagine del genere in questa sede e non si è aperto il sepolcro stesso per il pericolo di un disfacimento dei resti ma è stata praticata una piccolissima perforazione dalla quale è stata introdotta una sonda speciale che è stata in grado di esaminare l’interno. Cosa è stato scoperto? Tracce o tessuto di lino colorato di porpora, laminato di oro zecchino e di un tessuto di colore azzurro con filamenti di lino. Inoltre grandi di incenso rosso e di sostanze proteiche e calcaree. Piccolissimi frammenti ossei furono analizzati con il metodo del Carbonio 14 (senza che gli esaminatori sapessero la provenienza) e risultarono pertinenti ad una persona vissuta tra il I e il II secolo a.C. A dare l’annuncio fu papa Ratzinger il 29 giugno 2009 durante una memorabile omelia[viii] in cui si diceva profondamente emozionato perché la scoperta rappresentava una “pietra miliare” nella storia della Chiesa, che riconosceva in quei resti quelli autentici dell’Apostolo delle Genti. Molti però non ritengono che i dati raccolti possano confermare la reale presenza di Paolo in quel sarcofago, tuttavia – come spesso abbiamo scritto in questo sito – in materia religiosa e soprattutto di reliquie, è la fede la sola prova: chi ha fede non necessita di prove, crede e basta. Noi ci poniamo neutrali, guardiamo le cose con lo spirito del ricercatore che prima di tutto deve avere onestà di intenti. 


[i] L’attuale Basilica è frutto della ricostruzione avvenuta in seguito alla distruzione causata da un incendio nel 1823. “Durante la notte tra il 15 ed il 16 luglio 1823 la basilica fu duramente devastata da un furioso incendio causato da una disattenzione di alcuni carpentieri che in quei giorni stavano restaurando il tetto. A dare l'allarme fu un certo Domenico Perna che transitava sulla via Ostiense con il suo bestiame ma purtroppo non servì ad evitare che la basilica si trasformasse in un cumulo di rovine”(https://www.pisteuo.it/it/node/272)

[ii] Egli diede libertà di culto ai cristiani nel 313 con il famoso Editto di Milano (in realtà tale concessione era già stata elargita dall’imperatore Galerio nel 311, sfinito dalla propaganda cristiana)

[iii]  Un presbitero romano di nome Gaio (che visse sotto Zefirino, vescovo dei Romani tra il 199 e il 217 d.C.) fu il primo a raccontare – alla fine del II secolo d.C. - di aver visitato le tombe di Pietro e di Paolo. “Posso mostrarti - scriveva a Proclus - i trofei (monumenti funerari) degli Apostoli. Sia che tu vada in Vaticano che sulla strada per Ostia, troverai i trofei di coloro che hanno fondato la Chiesa romana (Eusebio di Cesarea, Hist. Eccl. 2,25,6-7). Si riferiva alla tomba di San Pietro (sul colle Vaticano) e a quella di S. Paolo (sulla via Ostiense)

[iv] V. Pisteuo, alla ricerca di Dio: https://www.pisteuo.it/it/node/272

[v] Nel 380 dichiarò il Cristianesimo religione di Stato con l’Editto di Tessalonica

[vii] Ibidem. Il testo è stato pubblicato anche dalle Edizioni San Paolo col titolo 'I luoghi giubilari a Roma. Storia, spiritualità, arte', a cura di Andrea Lonardo, Cinisello Balsamo, 2000.

[viii] L’evento si tenne nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura, durante una cerimonia ecumenica a cui prese parte anche una delegazione ortodossa da Costantinopoli (Istanbul), e durante la quale Benedetto XVI spiegò l’allora recente e «attenta» analisi scientifica (https://www.corriere.it/cronache/09_giugno_28/san_paolo_tomba_fe6000e8-6414-11de-baf4-00144f02aabc.shtml). Si veda anche la fonte vaticana: https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2024-07/verso-il-giubileo-san-paolo-tomba-basilica-martirio-anno-santo.html#:~:text=Gli%20scavi%20hanno%20confermato%20l,Pietro%2C%20sepolto%20nelle%20Grotte%20Vaticane

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Pubblicato il 19/12/2024