Isola Sacra
- La Basilica di S. Ippolito (al momento chiusa, così come l'annesso Antiquarium)
Ippolito, vescovo in cerca di proseliti. La storia vuole che Ippolito - scoperto a celebrare la messa sull’Isola Sacra - sia stato catturato e gettato in un pozzo con le mani e i piedi legati. Una dipinto murale nella piccola cappellina annessa alle rovine dell’antica basilica, raffigura il drammatico momento del martirio.
All'epoca di Costantino, l'isola fu donata alla Basilica dei SS. Pietro, Paolo e Giovanni Battista di Ostia (poi dedicata a S. Aurea). Una cospicua comunità cristiana determinò l'edificazione di una grande Basilica dedicata a Sant'Ippolito nel territorio di Isola Sacra, di cui si erano perse le tracce e che fu riscoperta nel 1970 in occasione di scavi. Abbiamo visto in altra sede che nell'area dei porti imperiali, sulle rovine dei magazzini e dell'abitato alto-medievale di Porto, nel V secolo sorse una Basilica cristiana che fu dotata, nell'VIII secolo, di un fonte battesimale esagonale a immersione. La chiesa paleocristiana di Isola Sacra dovette sorgere in un periodo di poco precedente, forse alla fine del IV secolo o ancora prima, sul luogo del martirio di S. Ippolito, avvenuto presso la Fossa Traiana nel III secolo. Data la posizione di Porto, crocevia di traffici, persone, culture e culti, il cristianesimo arrivò precocemente e tra i primi seguaci vi fuDi nascosto però, il corpo di Ippolito venne prelevato e gelosamente custodito dai credenti. Appena terminata l’epoca delle persecuzioni, fu costruita prima una piccola edicola sul luogo del martirio, poi un’ampia Basilica. Il corpo di Ippolito venne posto sotto l’altare maggiore, oggetto di una devozione sempre più crescente. Inizialmente, pertanto, l'edificio era forse un semplice ambiente absidato dedicato al martire; in seguito - alla fine del IV secolo- fu ampliato a Basilica con tre navate e portico antistante. L'edificio fu distutto e saccheggiato nel 455 dai Vandali, venendo ricostruito. Papa Leone III (795-816) lo arrichì con uno splendido ciborio, oggi ricomposto e conservato nell'annesso Antiquarium. Dopo tale periodo le dimensioni del tempio furono drasticamente ridotte e da tre navate si passò a un'unica navata (e chiudendo le tre aperture in facciata). Nello spazio centrale si trovava la schola cantorum, un recinto utilizzato dai cantori in particolari riti, mentre sulla sinistra era presente un battistero a pianta circolare. Verso il X sec., a causa dell'impaludamento dell'area e alle condizioni insalubri, il Vescovo di Porto si vide costretto a lasciare la propria sede ormai ridotta ad un piccolo villaggio, e chiese al Papa di potersi trasferire sull’Isola Tiberina a Roma (v. nota 2).
Prima di partire, provvide a nascondere il corpo di Ippolito: scavò sotto il pavimento della Cattedrale, vi pose il sarcofago di Sant’Ippolito, lo protesse con le parti smontate del ciborio dell’altare maggiore, e ricoprì il tutto. Nel 1120 Papa Callisto II unì la Diocesi Portuense a quella limitrofa di Sylva Candida.
La storia ci narra le vicende della Basilica di S. Ippolito all'Isola Sacra e dei vescovi, cardinali e papi che ne ebbero cura ed attenzioni o che la visitarono per tutto il Medioevo fino a quando, a seguito dello spopolamento della diocesi, fu abbandonata nel corso del 1400 e dopo il crollo non fu mai più ricostruita. Le reliquie di S. Ippolito, che fino a quel momento si conservavano nella chiesa, furono traslate nella chiesa parrocchiale di S. Ippolito e S. Lucia all'interno del complesso dell'Episcopio di Porto e una parte nella Basilica di S. Lorenzo in Damaso di Roma, dove furono portate nel 1737 (v. nota 2). A livello archeologico ed epigrafico si suggerisce di approfondire attraverso la lettura di testi specifici (indicativamente v. Fiocchi-Nicolai che, fattore importante per le nostre ricerche sui tavolieri, ha pubblicato uno studio mirato sulle tavole da gioco rinvenute su una quindicina di lastre anepigrafi impiegate nella pavimentazione della Basilica paleocristiana di S. Ippolito all'Isola Sacra).
A memoria della sua esistenza, della prestigiosa Basilica restava un bel campanile romanico del XII secolo in stile cosmatesco, originariamente con bifore e trifore, che è tutt'ora presente ma con tutte le aperture tamponate. Il campanile fu trasformato, nel XVI secolo, in una torre di avvistamento integrata nell'ambito del sistema difensivo costiero. Nel XVIII sec., il Card. Rezzonico ordinò degli scavi alla base del campanile, e scoprì un complesso sistema idrico sotterraneo e si ritenne che in una di quelle cisterne fosse stato annegato Sant’Ippolito. Per recuperarne la memoria, il Cardinale fece costruire una chiesetta, tuttora esistente, e un monastero in cui tentò di avviare una forma di vita religiosa che non riuscì ad attecchire poichè sull'Isola Sacra vivevano poche famiglie di pescatori.
Gli scavi archeologici, eseguiti a partire dal 1970, presero in considerazione proprio la base del campanile per capire cosa vi fosse al di sotto e le scoperte furono sorprendenti: si scoprì infatti la Basilica paleocristiana, di cui si ignorava l'esistenza, ma la stessa basilica si era impiantata su un precedente edificio di epoca romana corrispondente a un complesso termale di cui restano alcuni ambienti e alcune cisterne per l'acqua. Si tratta delle cosidette Terme di Matidia [1], che occupano una vasta area lungo l'attuale Via Redipuglia, individuate ma non del tutto scavate (e non visitabili, al momento in cui scriviamo). Tutto giaceva, silente, sotto terra da secoli!
Gli scavi permisero il ritrovamento della cattedra episcopale e del battistero pertinente la Basilica, epigrafi e reperti scultorei, tra cui un sarcofago strigilato contenente le ossa di più persone, sul quale era apposta l’iscrizione “Hic requiescit beatus Ypolitus mar(tyr)” cioè "Qui riposa il beato Ippolito martire" (custoditi nell'Antiqurium). "Emerse così definitivamente dalle nebbie del passato Ippolito, primo Vescovo di Porto e Martire, del quale era stata messa in dubbio l’esistenza, o era stato confuso con Ippolito romano o addirittura con un antipapa" [2].
Gli scavi a cielo aperto nell'area della Basilica di Sant'Ippolito (al momento non vistabili ma visibili dalle cancellate). A destra si trova il monastero (o conventino) con annessa cappella, fatti costruire dal card. Rezzonico nel XVIII secolo per recuperare la memoria del santo. Oggi sono usati come Antiquarium. Gli edifici sono annessi alla Torre campanaria di origine medievale
Scavi a cielo aperto di fronte all'edificio dell' O.N.C., situato a fianco della Basilica di S. Ippolito
- Il collegamento tra Isola Sacra e la città di Porto era assicurato dal Ponte di Matidia, di cui restano ruderi ma è considerato il più vetusto di Fiumicino. Prende il nome dalle vicine omonime Terme e lo si ritiene eretto nello stesso periodo. Questo perchè durante gli scavi del 1970 fu rinvenuta una lastra marmorea che era stata riutilizzata per una sepoltura; le due epigrafi incise su detta lastra fanno riferimento alla ricostruzione del ponte tra il 412 e il 423 dopo un incendio (forse quello provocato da Alarico nel 408), indicando la sua dedicazione a Matidia, nipote di Traiano e suocera di Adriano. Una seconda iscrizione si riferisce invece ad un restauro o ricostruzione tra la fine del V o l'inizio del VI secolo. Il ponte, a cavallo della Fossa Traiana, non è escluso potesse aprirsi, essere cioè un ponte mobile per consentire alle imbarcazioni alberate di passare e raggiungere il Tevere.
- Tempio di Iside o Iseo Portuense. Durante la costruzione di un serbatoio nel terreno della società S.A.R.O.M. (Società Anonima di Raffinazione degli Olii Minerali), nel 1969, furono scoperti diversi resti archeologici che, nel 1975, furono implementati e portarono al ritrovamento di alcune strutture "affacciate" su un cortile trapezoidale. Nella parte sud si identificò un tempio attribuito a Iside Pharia, divinità egizia che divenne protettrice dei naviganti in epoca ellenistica. L'identificazione fu possibile grazie al ritrovamento di una grande statua femminile in marmo bigio antico: la dea, panneggiata, è accompagnata da un serpente, che sarebbe Agathodaimon ("genio benevolo"). Il reperto è conservato al Museo Ostiense (anch'esso chiuso, al momento in cui si scrive!) mentre i resti archeologici non sono più visibili e l'area del ritrovamento non è visitabile, al momento. La presenza dell'Iseo era già noto da alcune iscrizioni poste dai fedeli, relative soprattutto agli ultimi restauri condotti nel 375-378 d.C., pochi anni prima della soppressione dei culti pagani da parte dell’imperatore Teodosio (380 d.C.).
- Una passeggiata rilassante è quella che abbiamo fatto nel parco di Villa Guglielmi, posta nei pressi del lungocanale (e facente parte della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano). E' un'oasi di verde il cui fulcro è la villa settecentesca (adibita a Biblioteca Comunale), circondata da un parco di 10 ettari, un grazioso laghetto, ponticelli in legno, percorsi attrezzati e uno spazio giochi per bambini. La sontuosa residenza sorse dapprima come un casale nel 1704 ad opera della famiglia PamphiliI (o Pamphilj), accanto alla torre Niccolina e al nascente agglomerato di capanne che diventò poi Fiumicino.
Trasformato in villa di campagna dai Primoli e dai Giraud, appartenne in seguito a numerose famiglie nel corso del tempo. L'ultima fu quella dei Guglielmi, da cui la villa ha tratto il nome. Vi furono ospitati diversi personaggi illustri, a partire da papa Gregorio XVI al compositore francese Claude Debussy che fu ospite del conte Primoli intorno al 1885 e che decantò la dimora e il borgo sorto da poco: “Sono stato a Fiumicino; Primoli - essendo a Parigi - mi ha offerto la sua villa che è deliziosamente sistemata. Fiumicino è un luogo affascinante dove i romani vengono a farsi i bagni a mare, dove ho già avuto un piacevolissimo soggiorno. Lì ho goduto di una completa solitudine, è ciò che chiedo per adesso“. Anche i primi ravennati, venuti per le operazioni di bonifica del litorale, pare siano stati ospitati nel cortile e nelle stanze nel novembre 1884.
La moderna viabilità ha alterato sicuramente l'antica urbanistica: chi viene da fuori come noi, si sente disorientato, non avendo l'immediata collocazione dei luoghi e dei monumenti antichi rispetto al loro originale contesto. Molto appare irriconoscibile, rispetto alle ricostruzioni su mappa. E' stato necessario uno studio prolungato, rientrati a casa, al fine di avere chiaro dove ci siamo mossi, i vari collegamenti e la reale estensione del territorio. Ne è valsa la pena e ci servirà semmai dovessimo ritornare in loco, sperando che i siti culturali attualmente chiusi al pubblico possano riaprire ed essere accessibili. Molto ci è rimasto da vedere ma i prinicipali siti che hanno caratterizzato l'antica Porto li abbiamo visitati e questo è stato molto importante perchè ci erano sconosciuti. E' stato un viaggio nel passato denso di sorprese, con tanta archeologia e quel costante alone di mistero.
- Pannelli in loco
- https://www.prolocofiumicino.it/fiumicino/ponte-e-terme-di-matidia
- https://www.romanoimpero.com/2018/12/insula-portuensis-isola-sacra-lazio.html
- https://www.ostiaantica.beniculturali.it/it/aree-archeologiche-e-monumentali/necropoli-di-porto/area-dell-iseo-portuense/
- https://www.info.roma.it/monumenti_dettaglio.asp?ID_schede=5168
- https://www.qfiumicino.com/sippolito-la-festa/
- Roberto Leoni, "Sant'Ippolito, patrono della Diocesi", sul portale della Diocesi suburbicaria di Porto-Santa Rufina, 13/09/2013 https://www.diocesiportosantarufina.it/home/news_det.php?neid=2650