Il borgo di Ostia antica: cosa vedere

(a cura di Marisa Uberti)
 
 
Questo articolo fa parte dello Speciale Ostia Antica e dintorni - 07/09/2022
 
La seconda tappa del nostro viaggio non può che essersi diretta al borgo medievale di Ostia Antica. Della sua piacevolezza sapevamo poco e pertanto è stato un'autentica sorpresa; la località è famosa per gli scavi (peraltro imperdibili) ma proprio di fronte ad essi sorge un magnifico castello che protegge il borgo - l'antica Gregoriopoli - fatto di tre file di case, quelle originali.  Vi è anche la cattedrale di S. Aurea e l'Episcopio, che fortunatamente abbiamo potuto visitare. Una cattedrale in un borgo tanto piccolo? E' così ed è anche la seconda per antichità, subito dopo Roma, come vedremo cammin facendo.
Il mare si è allontanato da Ostia, rispetto all'epoca romana, di circa 4 chilometri; il fiume Tevere - dal 1557 in seguito a un'alluvione - ha cambiato il proprio alveo e non lambisce più il castello, che fungeva da dogana. Il centro stoico reca tra le sue mura, qui e là, blocchi provenienti dagli scavi e ti puoi ritrovare il bordo di un marciapiede fatto con una scultura romana! Imperativo, quindi, guardarsi intorno.
  • Iniziamo la visita
Il primo approccio con il nucleo storico è avvenuto con un albero, un grande leccio situato in piazza Gregoriopoli, un vero monumento naturale a presidio del borgo rinascimentale, al quale è stato rifatto recentemente il look, alleggerendolo dei pesanti rami che lo stavano rendendo pericoloso. Siamo venuti a sapere soltanto in un secondo momento, documentandoci, che in questa piazza venne alla luce, nel 2006, una tomba a colombaio del I secolo dopo Cristo molto ben conservata, durante lavori di riqualificazione dello spazio. Il colombario fa parte della grande necropoli che si estende in tutta questa parte di Ostia Antica, ma il suo valore dipende soprattutto dal buono stato di conservazione sia del manufatto che dei resti che custodiva; doveva essere musealizzato in situ, ovvero coperto con materiale trasparente per permetterne la visione ma il progetto non è stato attuato e il manufatto giace sotto la piazza, ricoperto di terra, dopo essere stato esaurientemente studiato nel 2007 [1]. 
L'atmosfera del borgo ci è piaciuta subito; era mattina presto e un unico caffè stava aprendo i battenti, perchè il borgo dormiva ancora. Dopo un viaggio durato tutta la notte, provenendo da Bergamo, sentivamo il bisogno di ristorarci e abbiamo trovato due gestori molto gentili.
"Si comincia bene", è ciò che abbiamo pensato. Non avevamo ancora visto niente del borgo ma data la sua dimensione non è difficile trovare i riferimenti principali: lungo via dei Romagnoli si affacciano la posta, la farmacia, il supermercato, il poliambulatorio e diversi locali di ristorazione, oltre ai caseggiati, tra i quali ne spicca uno color mattone: è Casa Menghi, edificio storico iniziato nel 1923 che un tempo era chiamato chalet e fungeva da trattoria, tabaccheria, enoteca con rivendita di vini dei Castelli romani. Più avanti, oltrepassata la curva, vi è l'ingresso agli scavi. Non dobbiamo però pensare che la città recintata nel Parco Archeologico si fermasse lì: gli scavi hanno individuato un complesso di edifici (magazzini e residenze abitative utilizzate per secoli) nel suburbio orientale della città romana, nell'area della moderna borgata e strutture archeologiche sono "sparse" su tutto il territorio urbano.
Perchè si chiama Via dei Romagnoli? Anzitutto anticamente era la Via Ostiense proveniente da Roma (nell'area archeologica riprende infatti le antiche caratteristiche dei bellissimi basolati romani che sono presenti, tuttavia, anche sotto il manto stradale della moderna direttrice, individuati già nel corso del XX secolo). Prese il nome "Romagnoli" per omaggiare la colonia di lavoratori provenienti da Ravenna (Emilia-Romagna) venuti a bonificare l'agro pontino e il litorale romano [2]. A loro, agli scariolanti, è dedicato un monumento in piazza Ravenna, a ridosso delle mura rinascimentali del centro storico, l'antica Gregoriopoli. Il nome "Gregoriopoli" deriva da papa Gregorio IV, che nel IX secolo decise di ridare impulso e nuova vita a Ostia Antica. Bisogna sapere che dove oggi c'è il borgo, si trovava la necropoli della comunità cristiana di Ostia (IV-V secolo d.C.), sul luogo dove vi erano le tombe di alcuni martiri. Questo determinò la fondazione di una primitiva chiesa-martyrium e una precoce istituzione diocesana, tanto che la diocesi di Ostia è una delle più antiche d'Italia, attestata a partire dal III secolo. Secondo il LIber Pontificalis di Papa Sergio I (687-701) esisteva una basilica cimiteriale in onore di Santa Aurea [3] ben prima dell' VIII secolo d.C. (epoca in cui fu restaurata). La nobile fanciulla, secondo l'agiografia, sarebbe stata perseguitata all’epoca dell'imperatore Claudio il Gotico (268-270 d.C.). A Ostia esisteva quindi una consistente comunità di cristiani molto prima dell'Editto di Costantino, una comunità che conviveva con gli altri culti pagani. Secondo il Liber Pontificalis la prima Cattedrale ostiense (voluta da Costantino I e dedicata ai SS. Pietro, Paolo e Giovanni) si trovava nella Regio V.
Quando Ostia (dove attualmente vi sono gli scavi) venne abbandonata, la residua popolazione trovò estremo rifugio in quello che non era ancora un borgo, ma il fatto che Papa Gregorio IV (827-844) abbia deciso di realizzare una cittadella fortificata, detta appunto "Gregoriopoli", depone per il fatto che non fosse un luogo disabitato ma con una comunità. Le guerre, le epidemie e le inondazioni avevano reso inabitabile la vecchia città, che cadde in rovina e finì con l'essere dimenticata (gli scavi per riportarla alla luce iniziarono soltanto nel XIX secolo). Essendo proprietà dello Stato Pontificio, diversi papi intervennero per bonificare la zona e renderla più sicura dagli attacchi esterni, soprattutto dei Saraceni. Nacque quindi un primo borgo fortificato anche se non tutti concordano nell'individuare il borgo attuale di Ostia antica con la Gregoriopoli altomedievale; le nebbie si fanno meno fitte a partire dal 1400, quando Papa Martino V fece edificare un torrione cinto da un fossato a guardia del Tevere. In seguito, per controllare le vicine saline e i traffici commerciali sull’ultimo tratto navigabile del fiume, il cardinale Guglielmo d’Estouteville, vescovo di Ostia dal 1461 al 1483, ripristinò la cinta muraria della Gregoriopoli e fece erigere al suo interno tre file di case a schiera, tuttora abitate. In tal periodo fu rimaneggiata la Cattedrale di S. Aurea e tra il 1483 e il 1485 fu edificata la splendida Rocca di Giulio II. Forse esisteva già un fortilizio precedente (recenti scavi eseguiti proprio nelle vie del borgo hanno confermato la continuità di vita del sito dall’età tardoromana al Rinascimento e oltre).
Entriamo quindi dalla Porta che si apre nelle mura superstiti e andiamo a vedere i principali monumenti di questo incantevole villaggio, in cui il tempo sembra essersi fermato.
 
La Torre di Martino V, facente parte del Castello di Giulio II, inquadrata dalla porta urbica
 
Torrione circolare della cinta muraria
 
Veduta del borgo dai camminamenti del Castello: si vede piazza della Rocca con a destra la chiesa di S. Aurea, a sinistra la prima fila di case
 
 
  • La chiesa-cattedrale di S. Aurea
Ci troviamo davanti a un edificio che non è soltanto una struttura architettonica ma rappresenta un' istituzione millenaria, tra le più antiche diocesi della cristianità, "la prima fra le suburbicarie e seconda solo a Roma, come si ricava da 'Italia Sacra', la monumentale opera storica dell'Abate cistercense Florentino Ferdinando Ughello. Al Vescovo di Ostia spettava la prerogativa di consacrare Vescovo l'eletto Romano Pontefice, quando ancora non avesse ricevuto la dignità episcopale, e di ungere l'imperatore. Perciò gli spettava il diritto del Pallio, che fino al IX secolo era quasi esclusivo del Papa. Su queste distinzioni abbiamo anche l'autorevole testimonianza di sant'Agostino. Dal 1587, infine, per decisione del Papa Sisto V, Ostia è la sede assegnata al Cardinale Decano del Sacro Collegio; sarà utile ricordare che ben dodici Vescovi di Ostia sono stati eletti Sommi Pontefici" [4].
Con simili credenziali, non possiamo che sentirci incuriositi da questo edificio, che seppure realizzato "solo" nel 1493, si porta dietro un'eredità antichissima. Non si sa precisamente se sorgesse qui la basilica paleocristiana ma certo sorse su una necropoli cristiana e nel luogo dove fu sepolta S. Monica, madre di S. Agostino. Madre e figlio si trovavano a Ostia nel 387 d.C. perchè dovevano imbarcarsi per l'Africa ma Monica morì il 12 Novembre di quell'anno. All'interno della chiesa, nella Cappella destra intitolata a S. Monica (costruita nel 1627), è conservato un reperto archeologico di grande valore: la lapide della defunta Monica, accanto alla quale vi è la traduzione. Il corpo di S. Monica non è più a Ostia perchè fu traslato a Roma nel 1425 nella chiesa di Sant'Agostino. Nell'unica navata della chiesa, sulla parete dell'arco trionfale che incornicia l'abside, si vedono brandelli di affreschi di scuola romana del 1500. E' verosimile che in questo stesso luogo sia stata sepolta la giovane martire S. Aurea (in greco Chryse) nel III secolo d.C. e nella Cappella di S. Monica vi è la copia del cuscino funerario di S. Aurea su cui vi è l'incisione "Chryse hic dormit", scoperto nel 1981. La martire divenne patrona dei marinai di Ostia, "colei che porta sulle onde le navi con il vento". La bellissima e intensa tela della cappella, attribuita a Pietro da Cortona, raffigura l'estasi di Santa Monica ad Ostia.
Il principale fautore della costruzione rinascimentale fu il cardinale francese d'Estouteville che lasciò al suo sucessore - per volontà testamentaria- l'incarico di completarla. Il prelato era Giuliano della Rovere, che sarebbe divenuto papa con il nome di Giulio II; egli fece progettare sia il castello che la chiesa al proprio architetto, Baccio Pontelli. Nel realizzare la nuova chiesa, il castello e la piazza, il precedente edificio fu ruotato: infatti l'ingresso era dal lato dell'abside (era inoltre di maggiori dimensioni).
E' un tempio di impronta rinascimentale, preceduto da una breve gradinata. Presenta un bel rosone circolare con otto colonnine che reggono archetti, formando un fiore ottopetalo. Sul fianco sinistro l'edificio presenta paraste decorate alla base con rilievi simbolici raffiguranti armi e oggetti legati alla guerra.
 

Lapide funeraria di Santa Monica conservata all'interno della Cappella; reca frammenti dell' iscrizione composta nel 408 da Anicio Auchenio Basso Console e ritrovata in loco negli anni '50. Sotto, la trascrizione completa, desunta da antichi codici. Essa fu trascritta su lastra epigrafica nel maggio 1910 per iniziativa del Collegio dei Cultori dei Martiri e a cura del Principe Mario Chigi (la lastra è sistemata all'esterno della Cappella)

Calco del cuscino funerario di S. Aurea, ritrovato nel 1981. Il nome della martire è scritto in greco, Chryse

 

  • L'Episcopio (Palazzo del Vescovo) guarda il nostro video documentativo
 
  • Il Borgo degli Innamorati
 
E' chiamato così per via di un cippo funerario di epoca romana incassato in una nicchia d'angolo di Piazza della Rocca: L'ara richiama flussi di giovani coppie nel giorno di San Valentino, coppie che vengono a lasciare una rosa giurandosi amore eterno, per ottenere che questo giuramento si avveri. Come mai proprio davanti a un cippo funerario? Anzitutto si trova lì da tempo immemore e quasi non lo si nota. L'iscrizione narra, in poche righe, una romantica storia d'amore o perlomeno così è stata interpretata.

 D-M

T-FLAVI
AMERIMNI
FEC
FLAVIA GLYCERA
PATRONO BMET 
CONIUGI

 

(DEI MANI /spiriti defunti/ FLAVIA GLICERA DI TITO FLAVIO AMERIMNO FECE AL SUO PATRONO BENEMERITO E CONIUGE) 

 

Flavia Glicera, una schiava, si innamorò - ricambiata - del suo padrone (Tito Flavio Amerimno). Lui la rese libera e la sposò. Quando l'uomo morì, Flavia gli volle dedicare il monumento e la dedica affinchè tutti sapessero della loro storia. A distanza di secoli i loro nomi sono incisi ancora a ricordarci la loro storia. ​

Se andrete in piazza della Rocca, fateci caso!

  • Fontana Aldobrandini
In piazza della Rocca si trova questa fontana donata dal principe Camillo Aldobrandini alla popolazione, nel 1872. Il nobile (Firenze 1816 - Roma 1902) aveva ricoperto diversi incarichi nello Stato Pontificio
 
 
I dintorni del borgo
  • L'antica chiesa di Sant'Ercolano
Per trovarla bisogna uscire dal borgo e dirigersi nella zona del cimitero attuale di Ostia antica. E' un edificio interessante, peccato che apra solo in occasioni speciali. La chiesa medievale è dedicata a S. Ercolano che, secondo la tradizione, sarebbe stato martirizzato insieme a Santa Aurea e sepolto a Porto (attuale Fiumicino). Un tempo l’area della chiesetta faceva parte della grande necropoli suburbana di Ostia, per la quale le ricerche archeologiche hanno accertato una continuità d’uso dal I-II secolo d. C. fino al tardo Medioevo. Dall'esterno ciò che si può vedere sono gli scavi lungo il perimetro che hanno rimesso in luce tombe del I-II secolo d.C., riutilizzate nel IV-V secolo per costruire la chiesetta. Si tratta di alcune sepolture “alla cappuccina”, cioè coperte con grosse tegole o mattoni disposti a forma di tetto a doppio spiovente. Le strutture funerarie furono riutilizzate anche nell’Alto Medioevo per la realizzazione di tombe parallele, disposte su più piani sovrapposti (formae). Sotto il pavimento attuale della chiesetta è testimoniata la continuità d’uso funerario che va dall’età romana fino al Medioevo e quasi ai giorni nostri. Infatti un ossario nella navata custodisce le spoglie di lavoratori romagnoli e soprattutto ravennati, giunti nel 1884 per bonificare gli stagni di Ostia, Fiumicino e Maccarese, come ricorda la lapide in piazza Umberto I a Ostia Antica. Nell'atrio del tempio si trovano le tombe degli archeologi e degli studiosi che molta parte ebbero nella scoperta delle rovine di Ostia antica, come Dante Vaglieri (1865-1913), Guido Calza (1888-1946), Giovanni Becatti (1912-1973), Italo Gismondi (1887-1974) e Raissa Gourevitch (1894-1979).
Gli scavi visibili nella parte posteriore della chiesa
 
  • La pineta di Procoio e i suoi segreti
Se si imbocca la strada sterrata accanto al Cimitero, Via Pianabella (si può fare in macchina, in bicicletta, a piedi...) si cambia paesaggio e ci si addentra nella Pineta di Procoio, un’area verde all’interno della quale si alternano pini marittimi, macchia mediterranea e campi coltivati, dimora di diverse specie animali e nella quale si rinvengono importanti testimonianze archeologiche di epoca romana. Siamo nei pressi della parte meridionale della necropoli di Ostia Antica, sull’antica via Severiana che correva parallela al mare e ai cui lati troviamo antiche ville con impianti termali risalenti I secolo d.C. Il complesso di lussuose ville costiere erano collegate a Roma attraverso le vie Ostiense, Laurentina e Ardeatina e comunicanti tra loro mediante la via litoranea Severiana. In particolare l’area di Procoio conserva i resti di un impianto termale e di un’estesa villa marittima di prima e media età imperiale (I-IV secolo d.C.): i resti comprendono una grande cisterna-ninfeo a due piani con mostre d’acqua, un edificio termale riscaldato con natatio (piscina) e un grande muraglione a contrafforti. 
La cisterna, visibile in parte, serviva al rifornimento idrico delle terme e della villa e, pur essendo un edificio dalle funzioni pratiche, aveva muri esterni con nicchie ed esedre talmente decorati da farlo sembrare una fontana monumentale (ninfeo). Il tutto è semi-nascosto dalla vegetazione ed è un paradosso se pensiamo che un tempo rifulgevano di bellezza di fronte al mare. Il muraglione, lungo 160 m e con 39 contrafforti, delimitava la villa verso la costa e costituiva anche una sorta di facciata monumentale, come testimoniano i resti di decorazione pittorica trovati proprio sul suo lato esterno affacciato sul mare. Come si capisce, le vestigia dell'antica città di Ostia non finiscono mai di stupire e apparire nei posti più segreti (per chi, come noi, non li conosceva).
 
  • L'area archeologico-naturalistica delle Saline
Non è facile immaginare come dovesse essere l'antica città con tutte le sue strutture annesse e delle quali è molto interessante andare a cercare le tracce superstiti. Ricordiamoci che dove un tempo c'era il mare, oggi c'è la terraferma poichè la linea di costa è arretrata di 3-4 chilometri. Gli archeologi però sanno bene dov'erano situate le Saline, ancora in uso al tempo di Giulio II e oltre. Dal borgo di Ostia antica intraprendiamo un itinerario che prende le mosse proprio da Via delle Saline, alla fine della quale si giunge alla cosiddetta "Area archeologico-naturalistica delle Saline”.
Purtroppo l'abbiamo trovata chiusa (era un giorno feriale, intorno alle 10 di mattina e secondo le notizie date da internet, doveva essere aperta), con erba alta che impedisce di vedere bene all'interno. Peccato perchè prevede un percorso archeologico e uno naturalistico di non trascurabile importanza: custodisce i resti di un antico molo fluviale romano di epoca repubblicana (II sec a.C.), e fa parte della Riserva Naturale Statale Litorale Romano (D.M.A. 29.3.1996). L'Unitre - sede di Ostia antica - promuove da alcuni anni il progetto “Oasi Archeologico-Naturalistica” con finalità didattiche e protezione della biodiversità. L'area racchiude al suo interno la più cospicua struttura del porto fluviale di Ostia meglio nota come “molo repubblicano”, anche se questa cronologia non può essere assunta con certezza. In età romana, il Tevere formava un'ansa esattamente in quest'area, poi scomparsa con la tremenda alluvione del 1557, che spostò l'alveo del fiume e oggi detta “fiume morto”.
I resti ritrovati costituiscono l’argine sinistro di questo antico corso d’acqua e consistono in una sponda murata in blocchi di tufo lunga più di 100 metri e larga 15 m, il cui tratto occidentale ha forma di testata di molo. A est vi è invece una serie di muri ortogonali in opera reticolata che fungevano da collegamento tra la banchina e la terraferma. La superficie della banchina è percorsa da canalette e solchi che sono forse relativi ad attrezzature precarie, forse pertinenti a calate per l’alaggio delle imbarcazioni. La struttura portuale si inseriva in un antico contesto economico-produttivo molto attivo, connesso all’estrazione e all’immagazzinamento del sale proveniente dalle antiche e vicine saline ostiensi. Collaborano al progetto come sostenitori il Centro Anziani” Lo Scariolante” di Ostia Antica, il Centro di Educazione Ambientale della Riserva Litorale Romano, il CHM/LIPU di Ostia, il Centro Parchi Italia e il WWF/Litorale Laziale.
  • Attracco del fiume Tevere
Dal mese di aprile 2022 è tornato attivo l’attracco sul Tevere che serve Ostia Antica, essendo stata messa in sicurezza la banchina di ormeggio. Qui arrivano le imbarcazioni che portano i turisti da Roma (Ponte Marconi) lungo il fiume, con la navigazione fino agli scavi di Ostia antica. Il Parco Archeologico ha realizzato un nuovo accesso a tal scopo, situato su Via Gherardo, raggiungibile non solo via fiume ma anche in sicurezza via bici attraverso il Sentiero Pasolini sulla riva sinistra. Un altro angolo di questo borgo che vale la pena visitare, anche per la bellezza degli scorci che offre. I visitatori potranno ripercorrere il percorso fluviale tiberino che costituiva la principale via di comunicazione nell'antico territorio ostiense.
 
  • Tor Boacciana
E' quasi impossibile non andare a farle visita se si soggiorna nell'area di Ostia alcuni giorni come abbiamo fatto noi. Prendendo la Strada Statale per Fiumicino (poco dopo gli scavi archeologici) c'è un bivio all'altezza del cosiddetto "ponte della Scafa": se si prende a sinistra si arriva dritti al cospetto della Torre, che è molto antica. Desolatamente chiusa, però, perchè apre soltanto in occasione di visite speciali. Comunque pur restando all'esterno si vedrà che, alla sua base, presenta resti di mura e infatti gli studiosi ritengono si tratti del basamento di un faro realizzato sotto l'imperatore Traiano (II secolo d.C.), come attestano i materiali con bolli coevi ritrovati in zona. La posizione del manufatto è indicativa: sorge sulla sponda sinistra del fiume, nel punto in cui questo sfociava in mare nella media età imperiale. Proprio tale strategica posizione sarebbe stata idonea per essere un faro oppure una torre di avvistamento con funzione di segnalazione alle navi della presenza della foce del fiume. E' giunta fino a noi questa memoria archeologica poichè il manufatto non declinò con la caduta dell'Impero Romano ma fu riutilizzata: nel Medioevo fu modificata e sappiamo che apparteneva alla famiglia Bovazzani, da cui avrebbe tratto la denominazione. In realtà il proprietario principale di tutto il territorio era la Curia Romana e nel 1406 papa Innocenzo VII la fece restaurare ma l'aspetto odierno lo assunse sotto Martino V. Una funzione importantissima le fu affibiata dopo il 1557, quando il Tevere - a causa di una disastrosa alluvione - cambò il proprio alveo, allontanandosi dal Castello di Giulio II che fino ad allora era sede di dogana pontificia. Dal castello fu quindi spostata a Tor Boacciana, che divenne la nuova sede della riscossione doganale. Ma la cosa durò poco: nel 1568 la dogana fu nuovamente trasferita, stavolta a Tor San Michele. La Torre Boacciana iniziò un graduale decadimento e fu adibita a deposito all'inizio del XIX secolo; sul finire dello stesso secolo fu acquisita dalla famiglia Aldobrandini, che la affittò a Tancredi Chiaraluce, il quale vi abitò e vi allestì un punto di ristoro per i cacciatori, con rivendita di vino. Per la sua vetustà e storia, questa torre meriterebbe maggiore valorizzazione e soprattutto aperture al pubblico.
  • Tor San Michele

Purtroppo è un altro di quei monumenti storici importantissimi, molto bello a vedersi, e collocato in prossimità del Lido di Ostia ma... chiuso! Un cartello ne indica il nome e che è proprietà demaniale ma non informa sulle eventuali aperture o sulla sua chiusura (temporanea?). Nel sito della Soprintendenza è scritto che è in concessione d'uso all'Associazione Quattro Sassi ma il calendario delle aperture è in definizione. Non essendo il primo nè ultimo sito archeologico che abbiamo trovato chiuso in questo tour di Ostia e dintorni, e senza indicazioni in loco, lo facciamo presente. Si badi, tra l'altro, che la torre fu progettata da Michelangelo Buonarroti e, alla sua morte, continuata da Giovannino Lippi. La sua inaugurazione avvenne nel 1568 alla presenza di papa Pio V. Egli proseguì infatti l'opera di fortificazione del litorale iniziata sotto Pio IV. La torre è uno splendido esempio di architettura militare rinascimentale; ha una pianta ottagonale e nonostante l’imponenza, essendo alta circa 18 metri, si presenta come un edificio di grande equilibrio nelle proporzioni (armonico). Molto probabilmente ha svolto la funzione di supporto strategico-militare (avvistamento e segnalazione) del Castello di Ostia antica. La funzione difensiva è evidenziata da un cavedio centrale di forma cilindrica che serviva, grazie alla pendenza della terrazza, a far convogliare in un pozzo dalla forma di cono tronco e pieno d’acqua le eventuali palle incendiarie o esplosive che potevano essere catapultate dagli assalitori sulla piazza d’armi. Ingegnoso!

  • Parco Letterario Pier Paolo Pasolini (Lido di Ostia)
Trovarlo non è stato facile perchè non è adeguatamente segnalato e il cancello è chiuso (accostato); solo grazie a una gentile signora che è entrata, abbiamo potuto apprendere che l'accesso era possibile. Il parco è situato a breve distanza da Tor San Michele e rientra nel comprensorio del Centro Habitat Mediterraneo Lipu (CHM), che ha sede alla foce del Tevere, nei pressi dell'Idroscalo di Ostia. È un centro naturalistico realizzato in una zona precedentemente occupata da una discarica a cielo aperto, tristemente nota per essere stata teatro della morte di Pier Paolo Pasolini (1922-1975). A ricordo di quel tragico evento è stato eretto un monumento all'interno del parco (che è intitolato appunto a Pasolini), realizzato dallo scultore Mario Rosati; negli anni il monumento è diventato il simbolo del riscatto di un luogo lasciato nel più totale abbandono; per questo il parco è divenuto un'oasi protetta. Nell'area verde trovano posto panchine e alberi, vialetti e fiori nonchè rocce su cui sono apposti versi scritti da Pasolini. Da quanto abbiamo capito, il parco dovrebbe avere anche uno sbocco diretto al mare, che sta proprio dietro, attraverso un viale pedonale (che però non abbiamo visto). I volontari della LIPU si pongono come obiettivo, per questo luogo, la promozione di attività per combattere il degrado della periferia urbana, di cui Pasolini scrisse molto.
Uno dei versi tratti da "Poesie in forma di rosa" (Garzanti, 1964), di Pasolini
 
Il mare dal Lido di Ostia
 
 
Note
 
[1] Si veda "Recenti ritrovamenti nel territorio ostiense", AA.VV., Bollettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma, Vol. 114 (2013), pp. 366-423 (58 pagine), L’Erma di Bretschneider; v. anche "Il sepolcro ritrovato" di Renata Mambelli, Il Messaggero, Roma, 12 luglio 2007, online https://storiaromana.blogspot.com/2008/04/colombario-del-tempo-di-augusto-affiora.html
[2] Gli scariolanti erano i bonificatori provenienti dalla Romagna che a partire dagli anni '80 del XIX secolo si stabilirono presso Ostia Antica, dove realizzarono importanti opere di bonifica. Il loro lavoro con la carriola fece sì che questi bonificatori fossero ribattezzati appunto "scariolanti"
[3] Il nome  greco di Aurea è Chryse; ella nacque agli inizi del III secolo d.C. da una famiglia nobile. Abbracciò la fede cristiana e fu esiliata ad Ostia, imprigionata e poi martirizzata, incatenata e annegata in mare. A Ostia furono martirizzati anche il vescovo Ciriaco e altri cristiani. Il corpo di Aurea, recuperato, fu sepolto in un terreno di proprietà della Santa che divenne poi un cimitero cristiano
[4] www.santaurea.org
 
 

Fonte delle notizie, oltre a pannelli in loco (dove presenti):

Per approfondire l'argomento delle Saline di Ostia (con molte cartine esplicative): Simona Pannuzi, "La laguna di Ostia: produzione del sale e trasformazione del paesaggio dall'età antica all'età moderna" https://journals.openedition.org/mefrm/1507