1) Area naturalistico-archeologica dei porti di Claudio e Traiano a Portus
L’insabbiamento progressivo rese il porto di Claudio sempre meno funzionale e sicuro, tanto da spingere l'imperatore Traiano - tra il 100 e il 112 d.C. - a costruire un nuovo bacino, il Porto di Traiano, dalla curiosa forma esagonale. O meglio, Traiano mantenne il faro e le strutture fatte realizzare da Claudio come bacino esterno al nuovo complesso portuale che, estendendosi per 33 ettari, si qualificava come una mirabile opera ingegneristica che moltiplicava i punti d’attracco per le navi. Inoltre l’imperatore Traiano fece scavare vari canali tra i quali la Fossa Traiana, l’odierno canale di Fiumicino; per mezzo del canale artificiale della Fossa Traianea avveniva il collegamento con il Tevere e si attuava il trasporto delle merci verso Roma. Ma non solo: queste vie d’acqua consentivano lo sfogo delle piene verso il mare, liberando Roma dal flagello delle inondazioni.
Ricostruzione ideale di Portus nell'antichità (affresco Affresco nella Galleria vaticana delle carte geografiche dei Musei Vaticani)
Tali grandiose realizzazioni, i porti e la via Portuense, fecero sì che il porto di Pozzuoli perdesse d'importanza mentre Portus ne acquisì sempre di più, fino a quando l'imperatore Costantino la elevò a città autonoma (314 d.C.). Da allora Porto, precedentemente detta Portus Ostiae e Portus Augusti, prese il nome di Civitas Flavia Costantiniana Portuensis, in onore dell’imperatore e più comunemente indicata come Portus Romae a discapito di Ostia che iniziò a decadere, rimanendo tuttavia attiva per la presenza del transito fluviale. La nuova città di Porto venne circondata da possenti mura fortificate e la sua vitalità perdurò per alcuni secoli ma la natura implacabile del territorio decretò il progressivo impaludamento dei bacini portuali per l'avanzare della linea di costa che modificò la morfologia dell'area. In quest'epoca la città comunque sopravvisse, come testimonia la Basilica paleocristiana nell'area compresa tra il Canale Trasverso e il bacino esagonale. Tra l'altro Porto divenne sede di diocesi molto presto, secondo le fonti nel 211 d.C. - ben prima dell'Editto di Costantino - e ancora oggi si può visitare l'Episcopio di Porto, chiamato anche Castello, affacciato sulla Via Portuense (storicamente, però, il primo vescovo conosciuto per nome fu Gregorio (310 d.C.).
Gli abitanti di Porto furono sepolti in una vastissima necropoli (in uso dal I al IV secolo d.C.), che è stata scavata e resa visitabile nella frazione attuale di Isola Sacra a Fiumicino. Nella stessa località è stata scavata una Basilica paleocristiana dedicata a Sant'Ippolito. L'area archeologica dei porti di Claudio e Traiano è attualmente divisa tra il Parco archeologico di Ostia Antica e la famiglia Sforza-Cesarini, proprietaria del bacino di Traiano. L'accesso a quest'ultimo, infatti, è possibile soltanto tramite visite guidate con calesse e cavalli (l'area è protetta ed è riconosciuta come Oasi di Porto) e al bacino lacustre non è possibile accedere dall'interno dell'area archeologica, purtoppo (proprio perchè è privato). Lo si può ammirare da un "belvedere".
Il lago esagonale di Traiano si intravede dal "Belvedere" dell'area archeologica. L'accesso è in proprietà privata e vi si accede con apposite visite (in agosto era chiuso)
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- La nascita di Fiumicino, l'antica Portus
Gradualmente abbandonata all’epoca delle invasioni barbariche e delle incursioni saracene (V-IX secolo), l'antica Portus appare menzionata intorno all’anno Mille tra i possedimenti ecclesiastici col nome di FLUMEN MICINUM. Tra Medioevo ed età moderna il porto di Claudio venne completamente interrato mentre il bacino esagonale di Traiano, non più utilizzato come porto marittimo comunque ma come un lago, è ritratto sulle carte geografiche vaticane. Sopravvive ancora oggi!
Le rovine di Portus come apparivano nel 1582, con il bacino esagonale di Traiano ben visibile. Si noti la dicitura Fiumicino lungo il corso del canale derivante dal Tevere e scavato da Traiano (piccolo fiume, cioè un fiumicino), affresco nella Galleria Vaticana delle Carte Geografiche
La città fu ripopolata da pescatori che si insediarono in povere capanne disposte intorno alla Torre Nicolina (o di Pio V). Nei secoli infatti sorsero, per volontà dei papi, alcune torri di avvistamento e controllo del litorale, come la Torre Alessandrina (1662) e la Torre Clementina (oggi scomparsa), del 1773. Il territorio dell'agro pontino e del litorale era pieno di paludi; le operazioni di bonifica iniziarono tra il 1823 e il 1828, e solo dopo potè cominciare la costruzione di villaggi. Lungo la darsena di Traiano sorse, nel 1840, un autentico centro urbano chiamato Borgo Valadier (dal progettista Giuseppe Valadier, tra i più celebri dell'epoca e Architetto delle Fabbriche Camerali). L'incarico di realizzare un borgo adeguato alle necessità della popolazione fu di papa Leone XIII [1]. Dal Borgo Valadier originò il moderno centro abitato di Fiumicino che nel corso di qualche decennio, specialmente con la realizzazione della ferrovia diretta con Roma, si sviluppò in modo rapido, per non parlare dell'aeroporto.
Suggeriamo di fare una bella passeggiata sul molo all'andata, in vista del mare, cercando di immaginare il tempo in cui era solcato da navi provenienti da tutto il Mediterraneo, e di percorrere il ritorno portandosi dalla parte degli edifici, per visitare l'interessante Chiesa di S. Maria Porto della Salute (con innumerevoli graffiti sui mattoncini esterni, sia a destra che a sinistra del portale d'accesso). L'edificio fu costruito nel 1823 su progetto del Valadier, quando ancora il borgo non era nato, ma era in costruzione. La chiesa era quindi a quel tempo isolata e interposta tra la Torre Clementina e la Torre Alessandrina, oggi non più esistenti. Dal 1922 Fiumicino è comune autonomo della provincia di Roma.
Chi ritiene che Fiumicino sia semplicemente la sede del moderno aeroporto "Leonardo da Vinci" (costruito nel 1961) è fuori strada: qui si concentrano aree archeologiche di grande interesse, per non dire uniche al mondo come l'area archeologica dei porti di Claudio e Traiano. Proprio dagli scavi per la costruzione dell'aeroporto e la correlata viabilità stradale, derivarono rileventissime scoperte. Se il lettore avrà bene seguito quanto detto poc'anzi, ci troviamo esattamente nell'area prossima al grande bacino portuale di Claudio e infatti, a partire dal 1957 in concomitanza con la realizzazione dell'aeroporto e della nuova viabilità, furono rimessi in luce gli imponenti resti della parte nord del porto imperiale, visibili vicino al Museo delle Navi, tra cui il molo monumentale settentrionale e la cosiddetta “Capitaneria”, dove si conserva una volta dipinta con l’unico affresco in cui è rappresentato il faro di Portus (sfortunatamente NON visitabile, per il momento almeno).
In colore rosso, le strutture pertinenti al porto di Claudio riportate alla luce. Notare la posizione dei relitti delle imbarcazioni, dove è sorto il Museo delle Navi
Per rintracciare queste antiche strutture bisogna dirigersi verso l'aeroporto (non lontano dal Museo delle Navi), dove si trova una collinetta denominata "Monte Giulio", formatasi gradualmente su un'antica banchina portuale pertinente al limite settentrionale del porto di Claudio. Su questa banchina sorgeva una serie di edifici indagati a più riprese a partire dal 1968, posti ai lati di Via Guidoni. Sul lato meridionale della strada sono visibili i resti di una grande cisterna, accanto alla quale sorgeva un piccolo impianto termale.
Guardando il monumento ai Caduti di Kindu (distinguibilissimo per il candore e la posizione in vista), si osservino i già citati resti della Capitaneria, un complesso in cui veniva gestito il traffico portuale al tempo del bacino di Claudio (ma fu usato fino alla tarda antichità): qui si dovevano trovare uffici e spazi di rappresentanza. Negli anni '80 del secolo scorso è stato recuperato un affresco presente sulla volta di uno dei locali, che rappresenta il Faro, l'unica iconografia dipinta fino ad ora conosciuta. Del Faro del porto di Claudio si conoscono le sembianze per via di raffigurazioni musive (es. dalla Necropoli di Porto o da un paio di mosaici di Ostia antica) o sculture: esso doveva essere spettacolare e paragonato a quello di Alessandria d'Egitto.
Museo delle Navi di Fiumicino. Splendido rilievo con raffigurazione del faro del porto di Claudio e personificazione del Porto (inv. 49132) dalla Necropoli di Porto all'Isola Sacra (marmo, II-inizi III secolo d.C.), foto nostra (agosto 2022)
- Il Museo delle Navi
In occasione dei lavori per la costruzione dell'aeroporto fu effettuato anche un ritrovamento "miracoloso": otto relitti di imbaracazioni romane (II-V secolo d.C.) cui fu dato il nome della città con accanto un numero progressivo (da 1 a 8). La prima ad essere trovata (Fiumicino 2), una nave fluvio-marittima (navis caudicaria) per il trasporto sul Tevere e nei canali dei bacini portuali, fu rinvenuta nel 1958, mentre tra il 1959 e il 1961 si portarono alla luce altre due navi caudicarie, le Fiumicino 1 e Fiumicino 3, la barca da pesca Fiumicino 5 (navis vivara), e due parti di fiancata che appartenevano ad altre navi (Fiumicino 6 e Fiumicino 7). L’ultimo scafo recuperato, quello della Fiumicino 4, apparteneva a un piccolo veliero destinato probabilmente al commercio regionale lungo costa. Un ulteriore relitto (Fiumicino 8) non venne scavato a causa del pessimo stato di conservazione.
La cosa sorprendente per noi oggi è che quelle navi possiamo vederle e ammmirarle nel nuovo Museo delle Navi di Fiumicino, sorto sul luogo stesso del ritrovamento, dove i relitti giacevano, a ridosso del molo settentrionale del porto di Claudio, un’area marginale del bacino in cui venne a crearsi un vero e proprio “cimitero” nel quale le imbarcazioni troppo vecchie o malridotte per prestare ancora servizio venivano di fatto abbandonate. Dovevano essere certamente di più ma essendo di legno si sono dissolte mentre altre sono riuscite a giungere fino a noi, incredibile! Si tratta di chiglia e carena ma ciò basta per far capire agli esperti di quali tipi di imbarcazioni si tratta. La conservazione è stata possibile per le condizioni ambientali venutesi a creare: chiglia e carena, impregnate d’acqua, furono sigillate dai depositi di limo e sabbia determinati dal processo di interramento dell’intero bacino portuale. Tuttavia, dopo la scoperta, i relitti cominciarono ad andare subito in sofferenza perchè non più protetti dal loro microclima. Attraverso un complesso sforzo per salvarli e lungaggini burocratiche, l'attuale nuovo polo museale che le ospita ha riaperto i battenti nel 2021 dopo circa vent'anni di chiusura! E' un edificio imponente, situato a breve distanza dall'aeroporto. All'esterno si trovano dei "marmi di cava", pezzi marmorei semilavorati ritrovati nella Fossa Traiana: rocchi di colonne, blocchi gradinati con tracce di bolli, frammenti architettonici con iscrizioni.
Sappiamo di trovarci nell'area del bacino portuale di Claudio, nello stesso punto in cui i relitti giacevano: è emozionante. Entrando, sono subito visibili i relitti, con accanto la spiegazione. Tre relitti (Fiumicino 1-4-5) - a sinistra dell'ingresso - appartenevano a navi fluvio-marittime: Fiumicino 1 era una caudicaria di piccole dimensioni (17 x 5,5 m) che poteva caricare 50 tonnellate e su di essa venivano trasferiti i carichi dalle navi onerarie, più grandi e adatte alla navigazione in mare. Le caudicarie erano adatte invece alla navigazione sul fiume, essendo più piccole. Fiumicino 4 era un piccolo veliero che in origine misurava circa 10 m x 2,8 e poteva caricare al massimo 3.8 tonnellate di merce. Era quindi impiegato per trasporti regionali di vario tipo e fu abbandonato nel bacino di Claudio intorno alla metà del III secolo d.C. Fiumicino 5 era un peschereccio, una navis vivaria: era dotata di una sorta di acquario, dove i pesci venivano mantenuti vivi assicurando la freschezza del pescato. I relitti di altre due navi caudicarie - visibilmente più imponenti- sono sistemate a destra. Si tratta del relitto Fiumicino 2 e 3. La più grande, Fiumicino 2, misurava 19 x 6,3 m e poteva caricare 70 tonnellate; la più piccola, Fiumicino 3, misurava 14 x 4,5 m, con una portata di 30 tonnellate. Una passerella permette di apprezzare i cinque relitti da diverse angolazioni; inoltre la vista dei relitti è possibile a diverse altezze: dalle parti immerse fino alla visione complessiva dall’alto delle imbarcazioni, salendo sulla scalinata e percorrendo la passerella superiore. Vi sono inoltre totem con filmati ricostruttivi e spiegazioni inerenti le singole imbarcazioni, che consentono a tutti di capire bene come venissero realizzate e assemblate.
A sinistra, i relitti delle tre navi a sinistra dell'ingresso: la caudicaria Fiumicino 1, il veliero Fiumicino 4 e la navis vivaria Fiumicino 5, in primo piano nella foto a destra
I relitti delle altre due navi caudicarie, a destra dell'ingresso: Fiumicino 2 e 3
Il Museo ospita anche materiali interessanti, pochi ma significativi, come il calco in gesso del famoso "Rilievo di Porto" (o Rilievo Torlonia), la Lastra con iscrizione dei Saborrari, modellini di navi, un'ancora per navi marittime con la scritta "Iovis" (Giove) e il numero romano IV; una pitta di ormeggio (pietra forata che serviva per annodare le funi di ancoraggio), trovata nei moli di Traiano, un mosaico policromo con scena di pesci, e alcuni reperti dagli scavi di Ostia, tra i quali dei dadi da gioco in osso e avorio di cui uno era stato "truccato: presenta infatti una faccia forata per alterare il peso. Nei relitti stessi furono trovati dei reperti, di cui sono esposti: la suola di un sandalo, un anello in rame, nassa in legno per rete da pesca, tutti dalla Fiumicino 5. Inoltre un amo da pesca in bronzo. Dal relitto della Fiumicino 4 provengono, tra gli altri, i seguenti materiali: un piatto in terracotta sigillata africana con resti di frutta secca, un contenitore per dadi da gioco, una pedina in pasta vitrea, una statuetta di Venere in bronzo, lucerna di terracotta a disco tipo Dressel 24. Dalla Fiumicino 1 proviene un'altra lucerna di tipo africano (datata IV-V secolo d.C.).
La suola di un sandalo ritrovata sulla navis vivaria (Fiumicino 5)
I pannelli illustrano anche le condizioni dei marinai, che erano difficili; i viaggi a volte senza soste per lunghi tratti, con tutti i pericoli della navigazione e dell'accesso nei porti. I reperti però parlano anche della vita a bordo nei momenti di riposo: le stoviglie per i pasti, i dadi per il gioco, gli oggetti religiosi.
Infine nella saletta multimediale, oltre a un filmato con il racconto della vita portuale tra mare e fiume, il visitatore potrà approfondire, attraverso l’utilizzo di due touchscreen, i diversi argomenti cardine dell’esposizione.
Estramamente importante per noi è stata la descrizione della struttura dell’impianto di Portus e l'indicazione, da parte di un gentilissimo addetto, della presenza- all'esterno-delle vestigia delle banchine del porto di Claudio, che ci ha portato alla scoperta delle aree archeologiche protagoniste di questa pagina e del nostro video di approfondimento. A lui va il nostro ringraziamento!
Riferimenti:
- Pannelli in loco al Museo delle Navi
- https://www.ostiaantica.beniculturali.it/it/aree-archeologiche-e-monumentali/museo-delle-navi-di-fiumicino/
- Attenzione: il biglietto del Museo va acquistato PRIMA di recarsi alla visita (online presso questo URL oppure recandosi alla biglietteria del Parco Archeologico di Ostia Antica in via dei Romagnoli). Onde evitare spiacevoli inconvenienti come accaduto a chi scrive, giunti in loco bisogna inquadrare un QR-Code che rimanda sul sito dell'acquisto dei biglietti. In tal modo loro si prendono comunque 2 euro in più per diritti di prenotazione! Notare che il museo era vuoto, al momento della nostra visita quindi la prenotazione per cosa? Se l'utente è lì di persona e vuole pagare direttamente senza passaggi online nè andare a Ostia, che fa? Non può fare granchè perchè la bilgietteria non c'è (non l'hanno ancora collocata e non si sa se lo faranno). Sistemato questo inconveniente, che non è comunque cosa da poco, suggeriamo di visitare questo Museo, tra i più importanti del genere nell'area Mediterranea
- Inserito in data 13/09/2022