Il Carcere Mamertino (Tullianum), prigione di Pietro e Paolo (secondo la tradizione)
Nel cuore della Roma imperiale, lasciata l'affollata area dei Fori, ci si ritrova al cospetto della seicentesca Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, che sorge su uno dei luoghi più enigmatici della capitale e il più antico del suo genere: il Carcere Mamertino (Tullianum). Una consolidata tradizione cristiana ritiene che vi siano stati imprigionati Pietro e Paolo prima della loro condanna a morte sotto l'impero di Nerone. Nessun documento lo conferma ma il sito fu certamente una prigione (e di massima sicurezza). All’esterno, una iscrizione recita:
Prigione dei SS. Apostoli Pietro e Paolo
MAMERTINVM
Una tradizione cristiana ben consolidata colloca dunque il luogo di detenzione dei due Apostoli nel Carcere Mamertino. L’area è prossima al Foro, a ridosso della Via Sacra, dove in epoca romana si amministrava la giustizia. Molti autori dubitano che Pietro e Paolo possano essere stati rinchiusi in quel carcere, perché destinato ai nemici politici di Roma, ai nemici dello Stato. L'accesso all'antichissimo carcere avviene dalla seicentesca Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami; si entra nel piccolo atrio alla destra del Santuario del Crocifisso, dov'è situata la biglietteria. Si è già nel museo del Carcere ma tramite una rampa di scale a chiocciola (posizionata in epoca moderna) si può raggiungere la parte più antica e interessante, che è composta da due nuclei edificati in due momenti diversi alle pendici meridionali del Campidoglio, a cui era collegata attraverso le Scale Gemonie, così chiamate perché i condannati che le percorrevano emettevano strazianti gemiti o sospiri (attuale via dell’Arco di Settimio Severo).
La grotta più profonda (Tullianum) è risalente ad un’epoca arcaica e, secondo Tito Livio, fu scavata nella cinta muraria al tempo del re Anco Marzio (675-616 a.C.). Era un luogo atroce, malsano, destinato ai condannati a morte, dove si veniva gettati attraverso una botola e dimenticati, con i ceppi e ai limiti della sopravvivenza (che era ovviamente breve, in quelle condizioni). In origine il carcere più profondo era di forma circolare (tholos), in seguito fu ridimensionato e inglobato nella struttura di epoca repubblicana. Rappresentava il simbolo ammonitore della giustizia romana verso i suoi nemici.
Il termine “Tullianum” si dovrebbe riferire alla presenza di una polla d’acqua che in latino si dice tullus. L’Acqua Tulliana sgorga a livello del pavimento; la fonte è caratterizzata da blocchi di tufo con un’apertura quadrata. Gli studiosi sono certi che primitivamente questa sorgente fosse un luogo di culto ctonio.La tradizione cristiana narra invece che S. Pietro avrebbe fatto prodigiosamente scaturire la fonte e con quell'acqua avrebbe battezzato altri prigionieri e i due carcerieri (che, convertitisi al Cristianesimo, sarebbero stati a loro volta martirizzati). Il secondo nucleo (Carcer) fu scavato in epoca repubblicana durante il regno di Servio Tullio (578-539 a.C.). Questo ambiente fu più volte restaurato; in epoca imperiale fu realizzata la facciata in travertino che ancora oggi è visibile dalla strada (sopra sorge la chiesa). Su una lapide del Carcer i nomi dei due Apostoli sono citati per primi. Molti personaggi storici furono qui rinchiusi, come una lapide ricorda: Ponzio re dei Sanniti (290 a.C.), Giugurta (104 a.C.), Aristobulo II re dei Giudei (61 a.C.), Vercingetorige (49 a.C.), e molti altri “oscuri o meno illustri”, recita la lapide. Vengono riportati anche personaggi illustri che visitarono il luogo come S. Lino, S. Filippo, S. Ignazio, S. Benedetto Labre, S. Teresa di Lisieux. Questa lapide è cosparsa di graffiti (sgraffi di ogni tipo (soprattutto nomi, cuori, ecc.).
A sinistra, il foro sul soffitto del Tullianum; a destra il nucleo superiore (Carcer), in cui si vede la grata del foro da cui venivano gettati i prigionieri nel vano inferiore (Tullianum)
Sulla superficie delle due lapidi vi sono incalcolabili graffiti, lasciati dai visitatori e dai devoti
La funzione carceraria fu dismessa presumibilmente intorno al VII secolo dopo Cristo e il luogo venne cristianizzato; fu allora che cominciò a chiamarsi Carcere Mamertino. Dapprima (XI secolo) divenne la Chiesa di San Pietro e Paolo in Carcere. Nel 1540 l’edificio, in rovina, fu concesso alla Confraternita dei Falegnami affinchè costruissero una chiesa dedicata a S. Giuseppe. In epoca ben più recente, nel 1853, si realizzò il Santuario del SS. Crocifisso, che viene così a trovarsi in posizione intermedia tra le fondazioni della chiesa e la volta del Carcer. Nel Santuario è conservato il venerato Crocifisso delle Carceri, che un tempo era esposto sulla facciata in travertino.
Santuario del SS. Crocifisso
Prima di scendere nel Tullianum si vedrà una nicchia contornata da una cornice di marmo e chiusa da una piccola grata: preserva l’impronta della testa di San Pietro che, spinto dagli sgherri verso il Tullianum, avrebbe inciampato, sbattendo il capo contro il muro (FOTO SOTTO):All’interno dell’oscuro Tullianum si trova una targa che indica la colonna dove sarebbero stati legati Pietro e Paolo e dalla quale convertirono i loro carcerieri (poi martirizzati) Processo e Martiniano - custodi delle carceri- e altre XLVII persone, battezzandole con l’acqua che miracolosamente sarebbe scaturita (ma sappiamo che essa già esisteva, la già citata Fonte Tulliana). I visitatori gettano monetine e banconote (di ogni nazionalità) sul pavimento dell’angusto locale, che è molto umido per la presenza dell’acqua. Un lacerto di affresco (VII secolo) residua su una parete, riconducibile alla fase di trasformazione del carcere in cappella cristiana.
Su una parete è incassata una grande lastra epigrafica che attesta i miglioramenti di questo luogo in onore a San Pietro e San Paolo, avvenuti nel 1813
Molto toccante il viso di S. Pietro sorridente in un affresco del XII secolo nel Carcer, mentre la sua spalla è cinta dalla mano affettuosa di Gesù.
Busti di Pietro e Paolo conservati nel Carcer
Nei locali al piano superiore è allestito un interessante museo, che raccoglie diversi reperti scoperti durante gli scavi: scheletri appartenenti a tombe dell’Età del Ferro (830-780 d.C.) rinvenute presso le fondazioni della facciata; ceramica, resti animali e vegetali trovati in una fossa scavata in un blocco del pavimento e deposti con atto rituale nel I secolo d.C. insieme a reperti di età arcaica e repubblicana. Curioso! Sono inoltre conservati altri importanti reperti come la colonna a cui sarebbero stati incatenati i due Apostoli nel Tullianum; le vere da pozzo che hanno circondato la Fonte Tulliana nel corso del tempo; capitelli di età imperiale, rocchi di colonne, una mensa d’altare medievale in marmo lunense, bassorilievi (bellissimo quello che raffigura Pietro in catene che battezza i carcerieri).
Pietro battezza i suoi carcerieri alla presenza di Paolo (con le braccia alzate) e di altri prigionieri (bassorilievo nel museo). Entrambi gli Apostoli sono incatenati
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Pubblicato il 19/12/2024