I luoghi del martirio e della sepoltura (secondo la tradizione cristiana)
Abbiamo potuto vedere quante incongruenze sono emerse finora ma noi siamo alla ricerca dei luoghi che, secondo la Tradizione, sono legati alla figura di S. Paolo a Roma. In seguito al capo di imputazione più grave (omicidio) rivolto ai Cristiani, rei di avere causato la morte di persone durante il grande incendio del 64 d.C. (di cui abbiamo parlato in un articolo a parte) Paolo venne condannato a morte, insieme a Pietro e a molti altri membri delle comunità cristiane. Nella Seconda Lettera a Timoteo, Paolo è consapevole dell’approssimarsi della sua fine: “Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione” (2 Tim 4, 6-8). Documenti storici che certifichino i nomi non ve ne sono; esistono scritti di matrice religiosa di epoca posteriore[i].
La Chiesa considera autentici degli scritti datati alla fine del II secolo d.C. che vanno sotto il nome di Atti di Paolo ma non furono scritti da lui (sono testi pseudo epigrafici, apocrifi). Essi riferiscono che Nerone condannò a morte Paolo per decapitazione, eseguita subito dopo (cfr 9,5). “La data della morte varia già nelle fonti antiche, che la pongono tra la persecuzione scatenata da Nerone stesso dopo l’incendio di Roma nel luglio del 64 e l’ultimo anno del suo regno, cioè il 68 (cfr Gerolamo, De viris ill. 5,8). Il calcolo dipende molto dalla cronologia dell’arrivo di Paolo a Roma, una discussione nella quale non possiamo qui entrare”[ii].
La data comunemente accettata è il 29 giugno 67 d.C., giorno in cui si ricordano Pietro e Paolo insieme ma il loro martirio avvenne verosimilmente in tempi e luoghi diversi. Occupandoci della figura di Paolo ci interessa capire dove sarebbe avvenuto il martirio e come facciamo ad essere sicuri che la tomba venerata da tutti i fedeli del mondo nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura sia proprio la sua? Consci che la certezza è un obiettivo pressoché irraggiungibile, andiamo a vedere i luoghi in cui, secondo le tradizioni, sarebbero avvenuti i fatti. Papa Benedetto XVI ebbe a dire, nel 2009: “[…] il più leggendario è che il martirio[di Paolo] avvenne alle Aquae Salviae, sulla Via Laurentina, con un triplice rimbalzo della testa, ognuno dei quali causò l'uscita di un fiotto d'acqua, per cui il luogo fu detto fino ad oggi “Tre Fontane” (Atti di Pietro e Paolo dello Pseudo Marcello, del secolo V). L’altro, in consonanza con l'antica testimonianza, già menzionata, del presbitero Gaio, è che la sua sepoltura avvenne non solo “fuori della città... al secondo miglio sulla Via Ostiense”, ma più precisamente “nel podere di Lucina”, che era una matrona cristiana (Passione di Paolo dello Pseudo Abdia, del secolo VI). Qui, nel secolo IV, l’imperatore Costantino eresse una prima chiesa, poi grandemente ampliata tra il secolo IV e V dagli imperatori Valentiniano II, Teodosio e Arcadio. Dopo l’incendio del luglio 1823, fu qui eretta l’attuale basilica di San Paolo fuori le Mura”[iii].
Prima di recarci nei luoghi citati, per fortuna visitabili, dovremmo pensare per un attimo con raziocinio e chiederci chi possa aver provveduto alla sepoltura dei martiri. Evidentemente, nonostante la persecuzione sia stata notoriamente spietata, di cristiani a Roma ne dovevano essere rimasti a sufficienza: se la comunità ammontava a qualche centinaio, come potè sopravvivere il cristianesimo stesso, altrimenti? C’è da ritenere che i sopravvissuti abbiano agito in clandestinità o abbiano goduto di aiuti, oppure essi erano ignoti come cristiani. In qualche modo devono aver superato quel periodo, provvedendo anche alla sepoltura dei martiri che, normalmente, venivano gettati in una fossa (per legge). In merito a Paolo, si è sempre creduto che sia stata Lucina (una matrona romana convertita) aiutata da Timoteo, a recuperare il corpo e a seppellirlo nella necropoli situata lungo la via Ostiense. Timoteo, destinatario delle lettere scritte da Paolo in cattività, riuscì quindi a raggiungere Roma (ricordate che nella seconda Lettera, Paolo lo invitava ad arrivare entro l’inverno, ma non sappiamo esattamente di quale anno). Lucina sarebbe stata la proprietaria del terreno.
[i] Un primo accenno alla morte di Paolo (e al martirio di Pietro) data a tre decenni circa dopo i fatti, verso il 90 d.C. ed è una lettera che Clemente I (a nome della Chiesa di Roma) scrisse alla Chiesa di Corinto. “Per la gelosia e la discordia Paolo fu obbligato a mostrarci come si consegue il premio della pazienza. Arrestato sette volte, esiliato, lapidato, fu l'araldo di Cristo nell'Oriente e nell'Occidente, e per la sua fede si acquistò una gloria pura. Dopo aver predicato la giustizia a tutto il mondo, e dopo essere giunto fino all'estremità dell'occidente, sostenne il martirio davanti ai governanti; così partì da questo mondo e raggiunse il luogo santo, divenuto con ciò il più grande modello di pazienza” (1 Clem 5,2). Nulla ci dice, tuttavia, sul luogo effettivo, la data, la circostanza. Successivamente Eusebio di Cesarea (IV secolo: “Durante il suo regno Paolo fu decapitato proprio a Roma e Pietro vi fu crocifisso. Il racconto è confermato dal nome di Pietro e di Paolo, che è ancor oggi conservato sui loro sepolcri in quella città” (Hist. eccl. 2,25,5)
[ii] “Il martirio e l’eredità di San Paolo”, Benedetto XVI, Udienza Generale, Aula Paolo VI, 4 Febbraio 2009, Libreria Editrice Vaticana (URL: https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/audiences/2009/documents/hf_ben-xvi_aud_20090204.html)
[iii] Ibidem
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Pubblicato il 19/12/2024