Il Ghetto ebraico di Bologna
(di Marisa Uberti)
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Quello era il numero di ebrei che fu cacciato dalla città nel 1593; non fu sufficiente
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La presenza ebraica a Bologna risaliva alla metà del 1300 ed essi occupavano varie zone cittadine, prima della restrizione forzata nel ghetto.
Gli ingressi dello stesso venivano sigillati la sera e riaperti al mattino ed erano più d'uno: sulla mappa vediamo segnato in rosso il n. 1, Via de' Giudei (già Via Belvedere o Bell'andare; secondo altri era via S. Marco e poi Via delle Due Torri), verso Piazza di Porta Ravegnana; vicino si trovava il Banco "de Porta" appartenuto agli eredi di Abramo da Pisa e di fronte al Palazzo della Corporazione dei Drappieri, Strazzaroli, Zavagli, Pegolotti, Vaganti ed Hebrei. Questo fu il primo accesso di entrata/uscita dal ghetto (e secondo la Bolla papale doveva essere l'unico). Furono erette alte muraglie per impedire ai segregati di raggiungere le zone cittadine esterne al ghetto e, all'interno di quest'ultimo, non dovevano esservi costruzioni che potessero in qualsiasi modo attirare i bolognesi. Tuttavia la segregazione doveva servire ad evitare i contatti non necessari fra cristiani ed ebrei ma non ad impedire le relazioni economiche che avevano luogo nei banchi.
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Via dell'Inferno era l'arteria principale del ghetto; su di essa convogliavano diverse stradine come Via de' Giudei, via della Canonica (di San Donato), vicolo Mandria (dove si erge la superba Torre degli Uguzzoni del XIII secolo), via del Carro e via Valdonica (al termine di via dell’Inferno, prendendo via Valdonica, è possibile visitare il Museo Ebraico).
Aggirandosi con attenzione tra i caseggiati, abbiamo incontrato una grande targa commemorativa che ricorda l'esistenza, al civico n. 16, della Sinagoga, dove gli ebrei si radunavano a pregare; comprendeva forse più di un luogo di culto: la ristrettezza degli spazi induceva, infatti, in tutti i ghetti e quindi anche a Bologna, a sviluppare architetture verticali. Sulla targa si ricorda anche l'espulsione del 1593 e la creazione di un nuovo ghetto in conseguenza delle leggi razziali emanate nel 1938. L'iscrizione cita la deportazione di 83 ebrei e del rabbino e fu apposta dalla Comunità Israelitica di Bologna il 6 Novembre 1988 (26 Cheshvan 5749, secondo il calendario ebraico).
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L'edificio che ospitava la distrutta Sinagoga si presenta attualmente così:
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RISANATO QUESTO QUARTIERE
L'8 DICEMBRE 1958
PRESENTE UNA FOLLA DI DEVOTI
ERA QUI RICOLLOCATA
LA STATUA DELLA MADONNA ESISTENTE
FIN DAL 1618 / E ANDATA DISTRUTTA NEL 1911.
A CURA DEL CREDITO ROMAGNOLO E DEL COMITATO
PER BOLOGNA STORICA E ARTISTICA
Via dell'Inferno 4. Anno di posa 1958. Posta a cura del Credito Romagnolo e Bologna Storica e Artistica
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Abbandonate dagli ebrei, costretti ad andarsene, le case furono recuperate dai proprietari, i quali si affrettarono a cancellare i segni della presenza ebraica dal quartiere. Le muraglie vennero abbattute; nel luglio del 1569 i portoni furono rimossi e l'aspetto dell'area tornò ad essere "normale", non di quello che un tempo era chiamato “serraglio di hebrei”. La scomparsa dei fatti, in poche parole. Ma la storia non si cancella. Oggi è possibile visitare l'antico quartiere del ghetto, pensando che per un certo periodo qui visse in segregazione una comunità di persone, separate dal resto della popolazione perchè aventi una cultura diversa, una religione diversa, abitudini diverse ed espulse per questo (o perchè davano fastidio a livello economico).
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Il Ghetto ebraico di Bologna è un posto insolito della città, dove si ripercorre un avvilente passato che si vuole riscattare. Un quartiere residenziale dove i turisti devono arrivare apposta, scattano qualche fotografia e poi se ne vanno. A nostro avviso costituisce uno degli itinerari di elezione per coloro che vogliono conoscere una piccola ma significativa parte della storia cittadina; il Museo ebraico in collaborazione con il Comune di Bologna ha messo a punto un percorso tematico con l'obiettivo di aiutare l'utente in questo.
- Per raggiungere la zona del Ghetto ebraico seguite le indicazioni di questa audioguida: partendo dalle due torri (quella degli Asinelli e quella della Garisenda) potrete facilmente trovarlo, naturalmente a piedi.
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- Articolo inserito il 26/07/2019. Autrice: Marisa Uberti (non è consentito copiare/incollare testo e immagini senza consenso e/o citazione delle fonti).