La condanna a morte del console Manio Acilio Glabrio

             e la sua sepoltura nelle catacombe di Priscilla

                                                             (Yuri Leveratto)

 

Molte volte si è affermato che la fede cristiana nel I secolo d.C. aveva fatto presa solamente sulle classi meno abbienti e sugli schiavi, come se scaturisse da un sentimento di rivalsa verso i potenti, e come se potesse alleviare le loro sofferenze terrene. Invece il Vangelo aveva fatto presa anche nelle classi alte, e perfino nel palazzo del potere. Il gruppo di famiglie detto “Gens Acilia” ottenne prestigio e fama quando Manio Acilio Glabrione, console nel 191 a.C., conquistò  la Macedonia nella battaglia delle Termopili.
La famiglia divenne presto molto importante e ottenne  onori, cariche pubbliche e lustro. Durante il primo secolo visse un altro appartenente a questa “Gens”, Manio Acilio Glabrio, che si distinse per aver ottenuto il consolato nel 91 d.C., insieme a Marco Ulpio Traiano (che divenne poi imperatore nel 98 d.C.).
Nel 95 d.C. però  l’imperatore Domiziano decise l’esecuzione di Manio Acilio Glabrio. Per quale motivo?
Lo scrittore romano Svetonio ci da questa informazione (I dodici Cesari, Domiziano 10, 2):

Complures senatores, in iis aliquot consulares, interemit; ex quibus Civicam Cerealem in ipso Asiae proconsulatu, Salvidienum Orfitum, Acilium Glabrionem in exsilio, quasi molitores rerum novarum, ceteros levissima quemque de causa.

Vediamo la traduzione in italiano:
[Domiziano] Mandò a morte molti senatori, tra questi parecchi ex consoli: tra cui Civica Cereale, proprio mentre era proconsole in Asia, e Salvidieno Orfito, Acilio Glabrione, già in esilio, come fomentatori di  una rivoluzione, e gli altri per motivi futili.

L’espressione “molitores rerum novarum” ha un significato politico per Cereale e Orfito, ma potrebbe avere un significato politico e religioso per Manio Acilio Glabrio, che vari indizi indicano come cristiano.
Il monaco bizantino Xifilino (XI sec.), che riportò  la “Storia Romana” di Cassio Dione, indica che alcuni membri della famiglia imperiale furono condannati a morte nel 95 d.C. per ateismo, insieme con altri personaggi che “abbracciarono i costumi e le persuasioni dei giudei”.
Sappiamo che i cristiani erano accusati di ateismo, in quanto non sacrificavano agli dei pagani (1).
Da altre citazioni di storici romani sappiamo che Manio Acilio Glabrio fu uno dei condannati insieme a Flavio Clemente e Flavia Domitilla, entrambi cristiani. Vediamo altre due citazioni  dei due storici romani Svetonio e Dione Cassio.

Svetonio (I dodici Cesari, Domiziano 15):

Infine fece uccidere tutto ad un tratto, per il più leggero sospetto e quasi nell'esercizio stesso del consolato, suo cugino Flavio Clemente, personaggio assolutamente inattivo, di cui, pubblicamente, aveva destinato i figli, ancora piccoli, ad essere suoi successori e a perdere i loro nomi precedenti, per chiamarsi uno Vespasiano e l'altro Domiziano. Fu soprattutto questo delitto ad affrettare la sua morte.

 

Dione Cassio, Storia Romana (Libro LXVII, cap. XIV)

“In quello stesso anno, Domiziano mise a morte, con molti altri, Flavio Clemente, allora console, malgrado fosse suo cugino e marito di Flavia Domitilla, sua parente. Tutti e due furono condannati per crimine di ateismo. Con questo capo di accusa, vennero condannati un gran numero di altri, che si erano fuorviati negli usi giudaici. Alcuni furono puniti di morte, altri con la confisca. Quanto a Domitilla, ci si contentò di relegarla nell’isola di Pandataria. Glabrione che era stato console con Traiano, accusato tra le altre cose, dello stesso crimine, fu messo a morte.”

Manio Acilio Glabrio fu messo a morte nel luogo del suo esilio, che non ci è noto, ma poi il suo corpo fu portato a Roma e tumulato nelle catacombe di Priscilla (Roma). Secondo Sandro Carletti (2), Priscilla era imparentata con la Gens Acilia, e possibilmente era la moglie di Manio Acilio Glabrio.

 

              

                                           Catacombe di Priscilla a Roma

 

La cripta degli Acilii fu trovata nelle catacombe di Priscilla nel 1888 dall’archeologo Giovanni Battista De Rossi (3). Fu trovata una lapide marmorea con scritto ACILIO GLABRIONI FILIO. In seguito furono trovate altre iscrizioni, che riportavano i nomi di Manius Acilius, Priscilla, Acilius Rufinus, Acilus Quintianus e Claudius Acilius Valerius (4). 

Conclusione:


1-Ci sono vari indizi documentali che il console romano Manio Acilio Glabrio fu condannato a morte per ateismo insieme con altre persone di rango elevato (Flavio Clemente e Flavia Domitilla). Sappiamo che “ateo” era un sinonimo di “cristiano”, quindi verso la fine del I secolo della nostra era, il culto cristiano non era solo diffuso tra la plebe, ma anche tra i patrizi.

2-Vi sono prove archeologiche che varie persone della Gens Acilia, tra le quali Manio Acilio Glabrio, furono tumulate nelle catacombe di Priscilla, probabilmente all’inizio del II secolo della nostra era. Queste prove archeologiche concordano con quelle documentali.


Bibliografia:

  • Roma pagana e cristiana, Rodolfo Lanciani, 1893
  • Bollettino di Archeologia cristiana, Giovanni Battista De Rossi, 1889


Note:

1-L'accusa di ateismo verso i cristiani è attestata in: Giustino, Prima Apologia, 6, 13; Seconda Apologia 3, 2
2-Sandro Carletti, "Catacombe di Priscilla", Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, 1981
3-Giovanni Battista De Rossi: Bullettino di archeologia cristiana, 1888-1889, p. 15; 1890, p. 97.—Edmond Le Blant: Comptes rendus de l'Acad. des Inscript., 1888, p. 113.—Arthur Frothingham: American Journal of Archæology, June, 1888, p. 214.—R. Lanciani: Gli horti Aciliorum sul Pincio, in the Bullettino della commissione archeologica, 1891, p. 132; Underground Christian Rome, in the Atlantic Monthly, July, 1891.
4-I dettagli del libro di Giovanni Battista De Rossi: Bullettino di archeologia cristiana, 1888-1889, si possono leggere in internet a questo indirizzo:

 https://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/bacr1888_1889/0021?sid=61680b19494b0153fdb03423696a17e7 

 

(Autore: Yuri Leveratto. Pubblicato in questa sede il 18/02/2016 per gentile concessione)