Slovenia segreta:

Il mitreo di Rožanec

Realtà e mistero di un luogo dedicato a Mitra

(Roberto Neri)

 

Nascosto nel bosco di castagni accanto al villaggio di Rožanec, in Slovenia, si trova un interessante monumento naturale che suscita la curiosità sia degli storici che degli studiosi di antichi riti. Si tratta del mitreo conosciuto col nome del suddetto paesino che ne custodisce i resti. Siamo nella parte più meridionale della piccola Repubblica slovena, in una zona chiamata Bela Krajina (ovvero Provincia Bianca), una piacevole regione collinare poco abitata situata vicino al confine con la Croazia. Prima di addentrarci nel mistero del mitreo di Rožanec spendiamo due parole sul culto di Mitra, che nell’Impero Romano ebbe larga diffusione, testimoniata dalla presenza di numerosi mitrei in molte province governate dall’Urbe. Nucleo di questa religione è il racconto di Mitra, divinità che nasce il 25 dicembre in coincidenza col sole che riprende luminosità e vigore, e uccide il Toro simbolo del tenebroso passato. Questo episodio permette all’universo di entrare in una nuova era, cioè di rinascere. Il mitraismo è una religione monoteista centrata su un solo dio, potente al punto di rivoluzionare lo spazio e il tempo, al fine di garantire agli uomini un ordine eterno. Secondo la storiografia, Mitra era la divinità di un culto nato in Persia, ma studi recenti collocano l’elaborazione del mitraismo nella Roma imperiale. Durante il solstizio d’inverno avvenivano la celebrazioni più importanti nei mitrei, luoghi nascosti caratterizzati dall’altare col bassorilievo raffigurante l’uccisione del Toro, e riservati a circa cento adepti al massimo. La fortuna del mitraismo a Roma iniziò verso il 150 d.C. e terminò due secoli dopo quando, tra le altre cause, la figura di Gesù Cristo si sovrappose a Mitra grazie ad alcune caratteristiche comuni. L’ascesa del cristianesimo come religione di Stato ben presto sottrasse fedeli e dunque risorse agli altri riti, tra cui il mitraismo.                             

Per testimoniare il successo che ebbe Mitra anche nell’attuale Slovenia, ricordiamo che nella nazione sono documentati ben nove mitrei; i tre meglio conservati, tuttora visitabili e noti anche al di fuori degli studi specialistici, si trovano in luoghi sotterranei attorno a Ptuj, importante municipium romano (Poetovium) sulla strada militare per la regione danubiana. 

A Rožanec i resti del mitreo si trovano in un piccolo avvallamento del terreno circondato e invaso da piante ad alto fusto. Lo spazio che occupa è un’ ellissi molto irregolare: misura circa 35 metri sulla direttrice più lunga Nord-Sud e 12 su quella Est-Ovest. E' attorniato da blocchi di grosse pietre spesso squadrate che sul lato occidentale formano una parete. Su quest’ultima, a circa 60 cm dal suolo, è scolpito il bassorilievo dedicato a Mitra. L’entrata principale si trova a sud, dove esiste un varco tra le pietre di circa 9-10 metri che permette di scendere sullo spazio rituale, dove al massimo potevano raccogliersi 40 iniziati. La raffigurazione del bassorilievo occupa uno spazio di circa 105 cm x 120 cm; risulta molto deteriorata e ha le caratteristiche classiche, comuni cioè a centinaia di altre arrivate fino a noi, testimonianza del successo goduto da Mitra. Anche in questo contesto troviamo il dio Mitra col berretto frigio e il mantello; incitato da un corvo gracchiante balza al collo del toro su cui si puntella col ginocchio sinistro, lo afferra per le corna e lo sgozza.

Dal sangue sacrificale nasce così il regno vegetale, mentre dal seme del toro si genera il mondo animale. Uno scorpione e un serpente, simboli del male, cercano di ostacolare il sacrificio mentre un cane aiuta Mitra nel suo compito. La scena è incorniciata da una scenografia ad arco, chiuso da nicchie laterali dove trovano posto i volti simbolici del Sole e della Luna, e le due figure intere dei sacerdoti Cautopates e Cautes. Sopra la scena vi è la dedica che riportiamo così come pubblicata da Theodor Mommsen nel Corpus Inscriptionum Latinarum (C.I.L. III, 3933):

D(eo) I(nvicto) M(ithrae) / PPP(ublii) Aelii Nepos et / Proculus et Firminus / pro salute sua et suorumque

Possibile traduzione e interpretazione: “Al dio Mitra invincibile, i pubblici provveditori Nepote, Proculo e Firmino, della famiglia Aelia, (dedicano questo santuario) per la loro salute e per quella dei propri cari”.                   

La bella impaginazione della scritta dedicatoria, in lettere capitali di ottima fattura, così come l’armonia e le proporzioni della scena scolpita, ci inducono ad ipotizzare che il lavoro sia stato svolto da un laboratorio piuttosto esperto e dotato di buona vena artistica.

La scoperta del mitreo di Rožanec, o il suo riconoscimento come tale, avvenne a metà del XIX secolo, suscitando ben presto l’interesse della Società Storica per la Carniola (antico nome della Slovenia) che ne parlò per prima nel 1856 sulla propria rivista di lingua tedesca. Negli anni successivi il mitreo fu inserito nella monumentale raccolta di iscrizioni latine del già citato Mommsen. Nel 1890, sempre in lingua tedesca, ne accennò lo storico sloveno  Anton Von Premerstein ma soltanto nel 1896 si ebbe finalmente una prima descrizione del mitreo, pubblicata in lingua francese nella famosa raccolta che censiva i luoghi dedicati a Mitra, curata da Franz Cumont. L’accademico belga però trascrisse solo una delle tre PPP incise nel nostro bassorilievo. Caduto l’Impero Austro-Ungarico, di cui faceva parte la Bela Krajina come provincia della Carniola, nel 1919 toccò al neonato stato sloveno, federato della Jugoslavia, organizzare la ricerca e la cura del proprio patrimonio storico e monumentale; è per questo motivo che il dottor Mantuani, direttore del Museo Regionale della Carniola, avviò a Rožanec il primo scavo del mitreo. I ritrovamenti archeologici fruttarono alcuni reperti e stimolarono ulteriori studi a cui contribuì il nuovo Museo Provinciale che ha tutt’oggi sede nella cittadina più vicina, Metlika. Qui nel 1953 nacque la provvidenziale iniziativa di fare una copia del bassorilievo il quale, nel suo contesto naturale all’aperto, si presenta molto corroso.       

Un altro scavo, promosso dallo stato jugoslavo, ha avuto luogo nel 1982 e successivamente nel 1995 su iniziativa della Repubblica di Slovenia indipendente, dalla quale il mitreo di Rožanec è stato elevato a “monumento culturale di importanza nazionale” nel 1999. Gli studi menzionati e le campagne archeologiche concordano nel datare il mitreo al periodo 170 – 200 d.C., epoca a cui tra l’altro risale una moneta bronzea con l’effigie dell’imperatore Marco Aurelio, ritrovata nel medesimo contesto.

Dalla fine del II secolo la dinastia imperiale dei Severi favorì il mitraismo, e infatti a Rožanec sono state rinvenute tre monete di un periodo successivo, coniate al tempo dell’imperatore Probo (276 – 282).  A conferma del persistere della possibile frequentazione del mitreo fino all’epoca di Costantino (313 – 335) e forse anche oltre, abbiamo infine una moneta coeva al primo imperatore cristiano. Gli scavi hanno restituito pochi altri resti di epoca romana, come ossa animali, ceramiche e una lama di ferro (probabilmente di un coltello); è stata inoltre individuata la presenza di un bracere vicino al bassorilievo, ed è stato confermato che il piano di calpestio originale era circa 75 centimetri più in basso dell’attuale, così da far sembrare il mitreo più profondo  e quindi più nascosto di quanto non appaia oggi.      

Questa ambientazione all’aperto è la caratteristica del sito di Rožanec che più incuriosisce gli studiosi delle religioni perché differisce dalla collocazione sotterranea o in grotta dei mitrei conosciuti. Di certo sappiamo che il sito in questione era una cava di pietre, forse già dismessa al momento della realizzazione del mitreo.  L’altra caratteristica insolita per gli storici è la mancanza di grandi insediamenti nella zona del mitreo di Rožanec, che all’epoca si trovava a metà strada del percorso tra due città romane lungo la valle del fiume Sava, cioè le attuali Lubiana (Emona) e Sisak (Sciscia). La zona mitraica distava circa 80 chilometri da entrambe le suddette città, e comunque lungo una via secondaria in un’area priva di villaggi storicamente documentabili. L’unico insediamento di età romana vicino a Rožanec si trovava circa 5 chilometri a sud, nei pressi dell’attuale cittadina di Črnomelj ed era probabilmente una villa rustica. Comunque, in questa località i resti di pietre e frammenti lapidei ritrovati provengono proprio dalla vicina cava in cui il mitreo è sorto. Curiosamente provengono dalla stessa cava anche la gran parte delle pietre con qualche rilevanza archeologica, ritrovate nella regione di Bela Krajina.                                                                                           

Rožanec non ha fornito altri indizi utili a raccontare la storia del suo mitreo; non è stato trovato l’altare, e le grosse pietre in loco non recano tracce di simboli, o non le recano più. Per avere ulteriori notizie resta l’iscrizione dedicatoria, e in particolare l’interpretazione delle tre PPP che Mommsen risolse con una sola parola “Publii”; anche lo specialista Cumont adottò la medesima decrittazione. Dunque si tratterebbe di tre personaggi della gens Aelia, cioè Nepote, Proculo e Firmino aventi una qualche funzione pubblica (PPP) e che promuovono l’erezione del luogo di culto dedicato al dio invincibile Mitra (D.I.M.) perché li protegga, unitamente ai loro parenti. La scheda del museo di Metlika, dove si conservano alcuni reperti e la copia del bassorilievo di Rožanec, risolve invece le tre PPP con “Publici Posuerunt  Patres” dove la parola Patres definisce i tre dedicatari come iniziati o confratelli di uno dei sette gradi in cui gli adepti di Mitra erano suddivisi. Questa lettura è stata successivamente ripresa in parte da Janez Weiss, uno storico sloveno che nel 2010 ha pubblicato lo studio più recente sul mitreo. Weiss ha tuttavia modificato la lettura così: “Patres Publici Posuit” e soprattutto ha limitato l’interpretazione del ruolo dei dedicatari nuovamente a quello di meri pubblici funzionari.                                                                                    

Le due differenti possibili letture aggiungono un pizzico di mistero ma Weiss è andato oltre, sostenendo che la gens Aelia fosse probabilmente presente già molto prima, nel 181 a.C. alla fondazione della colonia romana di Aquileia, e nel II secolo d.C. la stessa gens si fosse arricchita col commercio. In effetti Aquileia, al tempo del funzionamento di questo mitreo, era diventata una metropoli tra le principali dell’impero ed era il centro di primaria importanza più vicino a Rožanec, oltre che un polo di enorme attrattiva per i mercanti delle regioni interne. Weiss suppone che i tre Aelii fossero commercianti residenti vicino a Rožanec, impegnati nell’amministrazione locale e abbastanza ricchi da finanziare il mitreo, di cui forse possedevano il terreno dove esso sorgeva, cioè la cava dismessa. Essi avrebbero abbracciato il mitraismo in seguito ai loro contatti con altri mercanti, magistrati e militari che viaggiavano attraverso la Pannonia, dove la nuova religione si diffuse grazie al favore incontrato tra i pubblici funzionari romani, gli ufficiali delle legioni e soprattutto presso la famiglia imperiale dei Severi.  Forse gli Aelii di Rožanec divennero sinceri e convinti adoratori di Mitra, o forse aderirono al culto per averne un vantaggio sociale od economico, ma si tratta solo di supposizioni. Sappiamo che il carattere iniziatico del mitraismo in quei secoli funse da collante tra gli adepti, e per alcuni di loro favorì l’inclusione in un determinato gruppo di politici o di affaristi; ma in particolare è accertato che il culto di Mitra cementò la coesione tra i commilitoni aderenti, coesione utile a sopportare meglio la vita di soldati e a fronteggiare con maggior fermezza le prime allarmanti incursioni barbariche ai confini dell’impero. Probabilmente Nepote, Proculo e Firmino non ambivano a tanto, e infatti l’iscrizione non menziona speciali gruppi a cui essi appartenevano e per i quali chiedere la protezione di Mitra, ma riporta solo una umanissima e sempre attuale perorazione per sé stessi e le loro famiglie.                                                     

Resta anche il mistero di chi siano stati i frequentatori del mitreo dopo la morte dei tre Aelii, ovvero nel secolo e mezzo successivo. Secondo il primo indagatore, il dottor Mantuani, la scarsità dei ritrovamenti fa pensare ad un uso occasionale del mitreo. Dopo i fondatori e la loro cerchia di iniziati, e dopo i loro possibili discendenti, il santuario potrebbe avere avuto sempre meno frequentatori fino ad essere abbandonato. Dal V secolo d.C. la regione di Rožanec fu investita dal passaggio dei barbari di Ricimero, dei Visigoti e degli Unni che distrussero Lubiana ed Aquileia; in seguito fu la volta degli Ostrogoti, dei Longobardi, degli Avari e infine degli Slavi che, a piccoli gruppi e progressivamente, si insediarono in questo spopolato territorio dove non c’è più nessuno a serbare il ricordo del mitreo, ormai nascosto dal bosco di castagni.

 

Fonti bibliografiche:

  • T. Mommsen - C.I.L. , 1863 e segg. aggiornato da Berlin – Brandenburgische Akademie der Wissenschaften 
  • F. Cumont - Textes et monuments figurés relatifs aux mystéres de Mithra, Bruxelles 1896
  • The Institute for the protection of natural and cultural heritage, Novo Mesto (Slovenia) - Heritage Trails through Dolenjska and Bela krajina, THE ROŽANEC MITHRAEUM, anno non indicato, dal sito belokranjski-muzej.si
  • J. Weiss – Iz materilane dediščine Bele krajine: Mitrej na Rožancu, in “Belokranjec”, 2010, 9/XIII

 

Legenda immagini:

1 – La parte nord dell’avvallamento sede del mitreo

2 – La parete col bassorilievo, come si presentava nella primavera 2015

3 – Copia del bassorilievo, tuttora conservata al Museo Provinciale di Metlika

4 – Il bassorilievo mitraico originale, nel suo ambiente naturale

5 – Disegno della moneta dell'Imperatore Marco Aurelio (161-180 d.C.)

 6 - La parete di roccia naturale con scolpito il bassorilievo, protetto da una piccola tettoia

 

(Autore: Roberto Neri; le fotografie sono del medesimo, eccetto per la n.3 e 5, che sono di pubblico dominio. Pubblicato in questo sito il 4 giugno 2020)


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