Il grande trilite Haamonga-A-Mui, sull’Isola di  Tonga

                                                  (Adriano Gaspani)

 

 

  • Introduzione

 

La ricerca nelle isole che costellano l’Oceano Pacifico dei segni indicanti antiche osservazioni del cielo non può essere giustificata se non considerando quali erano le conoscenze astronomiche che avevano gli antichi navigatori del Pacifico. I “vichinghi d’oriente”, come sono stati definiti i Polinesiani, per poter colonizzare l’intero Pacifico, un oceano non certo facile da navigare dovevano conoscere tutti i segreti del mare e del cielo; dovevano conoscere, per esempio, tutti quei segni, quasi impercettibili.  che sono importantissimi e che consentono di individuare le isole anche a grandissima distanza, e anche tutti quei fenomeni che indicano il mutamento del tempo o la direzione di una terra non solamente l’attenta osservazione della natura e delle sue manifestazioni può consentire tutto questo e inoltre è fondamentale conoscere con precisione le posizioni relative delle stelle, del Sole e della Luna ed i loro complessi movimenti. I navigatori Europei dei secoli scorsi ci hanno lasciato numerose testimonianze su queste conoscenze particolari dei Polinesiani.  John Williams, per esempio, il famoso missionario del Pacifico, ci ha descritto un metodo che questi antichi navigatori del grande oceano per conoscere, in base alle stelle, le posizioni delle varie isole da loro precedentemente esplorate e Andia y Valera, uno spagnolo che aveva visitato in Tahiti nel l775, scriveva:

«Quando la notte è chiara essi governano con le stelle... non solo ricavano da esse la direzione delle molte isole che avevano già visitato, ma pure i loro porti, così da poter andare diritti all’entrata ed essi gli azzeccavano da lontano con la stessa precisione che il più esperto navigatore di nazioni civilizzate può raggiungere

Molti navigatori bianchi del Pacifico si sono serviti spesso degli abilissimi piloti polinesiani i quali, secondo quanto ci hanno tramandato, si orientavano con le loro stelle, con una sicurezza molto maggiore di quella dei loro colleghi bianchi. 

 

  • Marae: osservatori solari

 

Alcune tracce di probabili antichi osservatori solari si trovano in diverse isole della Polinesia e anche se è difficile stabilire con certezza se questi servirono veramente per l’osservazione dei cicli del Sole è importante in ogni caso conoscerle. William Liller, un astronomo americano ha studiato 53 luoghi sacri polinesiani, cioè i marae che si trovano nelle isole della Società, nelle Hawaii e a Roratonga. Egli è riuscito ad individuare tre marae che sono risultati allineati verso i lpunto dell’orizzonte naturale locale in cui il Sole sorgeva al solstizio estivo; uno è Kapa’Akai, ad Oahu, e altri due, Arahurahu e Taata che si trovano a Tahiti, mentre un altro, che si chiama Umarea, è posto sull’isola di Morea e punta sulla levata del Sole al solstizio invernale.

 

       

 

 

Nell’isola Aitutaki, nelle Cook, esistono tre file, formate da una cinquantina di pietre, che sono allineate abbastanza correttamente sulla levata del Sole agli equinozi. Rimane da stabilire se l’allineamento lungo la linea est-ovest astronomica potesse proprio essere correlata con la traiettoria del Sole equinoziale sulla sfera celeste oppure vero il punto di levata e di tramonto delle stelle luminose  poste sull’equatore celeste.

            

 

  • Il grande trilite di Tonga

 

Il più interessante e il più spettacolare ed importante monumento megalitico della Polinesia è il Grande Trilite di Tonga, il quale è orientato sui punti di levata del Sole nei solstizi e negli equinozi.

 

 

               

La sua posizione geografica riferita al sistema di riferimento standard geocentrico WGS84 è la seguente:

Latitudine: 21° 08’ 11”,69 S

Longitudine: 175° 02’ 53”,14 W

Quota: 16 metri

 

 Il monumento, denominato Haamonga-A-Mui cioè “il fardello”, nella lingua locale, secondo la tradizione, fu eretto attorno al 1200 d.C. da Tuitatui, undicesimo re di Tonga, (Tyi Tonga) in onore dei suoi figli. Il complesso è formato da due grossi pilastri di calcare corallino eretti verticalmente a 3,8 metri uno dall’altro. La loro dimensione alla base è pari a 4,25 x 1,35 metri, poi essi si restringono fino a 3,60 metri sulla parte superiore che giunge fino all’altezza di 5,20 metri dal suolo. I due pilastri sono congiunti tra loro da un grosso architrave litico di 5,7 metri di lunghezza che lega tutto il complesso conferendogli stabilità. Il trilite, secondo la tradizione locale rappresenterebbe i due figli del re i quali dovevano essere uniti tra loro da un sentimento forte quanto il massiccio architrave; lo stesso sentimento che li doveva legare anche alla sorella.  Scoperto nel 1967 dal nuovo re Taufasahau appena incoronato, il trilite è caratterizzato dall’avere l’asse dell’architrave superiore che è astronomicamente orientato. In questa sede verrà eseguita un’analisi archeoastronomica indipendente al fine di verificare la correttezza di quanto disponibile in letteratura, in particolare quanto  pubblicato da Liller.

                

 

Ad una cinquantina di metri a nord del precedente monumento vi è una grossa pietra fitta le cui dimensioni lineari sono 1,80 x 0,60 x 2,10 metri che però non sembra mostrare alcun allineamento di tipo astronomico rispetto il trilite; è molto probabile che essa rappresenti il trono dal quale il re di costruttore assistette ai lavori per l’erezione del monumento.

 

 

  • Analisi Archeoastronomica

 

Il punto di partenza per l’esecuzione di una nuova e più accurata analisi archeoastronomica è stato l’esame di numerose immagini da satellite in alta risoluzione riprese durante l’ultimo decennio da svariati satelliti in orbita intorno alla Terra. E’ stato così possibile misurare accuratamente l’azimut di orientazione dell’asse dell’architrave ottenendo il suo azimut astronomico di orientazione nelle due direzioni. Gli azimut misurati sono i seguenti: Az = 121°,2 ± 0°,9 lungo la direzione  che si stende da NW a SE e Az = 301°,2 ± 0°,9 nella direzione opposta, quella che si stende da SE verso NW. L’altezza angolare apparente dell’orizzonte naturale locale nelle due direzioni è pari a 0° in quanto la quota altimetrica del manufatto è dell’ordine dei 16 metri e l’orografia dell’isola non mostra alture.  In più la direzione di orientazione dell’asse interseca il profilo della costa in entrambe le direzione dopo poche centinaia di metri, quindi l’orizzonte naturale locale essendo materializzato dall’orizzonte marino coincide con l’orizzonte astronomico locale.

 

        

 

 

Una volta che sono state eseguite le misure di orientazione dell’asse del manufatto, è stato possibile eseguire l’analisi archeoastronomica. A questo punto però l’incertezza di circa ±1° che caratterizza gli azimut astronomici di orientazione implica la possibilità che il criterio di orientazione del manufatto non sia univoco.

 

 

  • Possibili orientazioni solari

 

In primo luogo è stato possibile ipotizzare un criterio di orientazione di tipo solstiziale solare, infatti se si esegue il calcolo delle posizioni di levata e di tramonto del Sole all’orizzonte naturale locale (ho=0° in questo caso) ai solstizi ed agli equinozi si ottiene la seguente tabella:

 

                 

 

In cui sono riportati gli azimut relativi al bordi superiore del disco solare (U), quelli relativi al centro del disco (C) e quelli relativi al bordo inferiore del Sole (D) sia per il soltizio di Giugno (Decl. = +e)  che per gli equinozi (Decl. = 0) sia per il solstizio di Dicembre (Decl. = -e). L’esame dei dati riportati nella tabella mostra che il trilite Haamonga-A-Mui potrebbe essere stato allineato lungo la direzione che si stende dal punto di levata del Sole all’orizzonte marino al solstizio di Dicembre (estate per le latitudini australi) fino al punto di tramonto del Sole al solstizio di Giugno (inverno). Se questa soluzione è quella scelta dal re Tuitatui nel XIII secolo allora  l’importante manufatto di Tonga attesta con sufficiente chiarezza l’interesse che i Polinesiani avevano nell’individuazione, con buona precisione, delle date solstiziali solari che non è detto, però, indicassero l’inizio o il termine delle stagioni secondo la divisione dell’anno solare tropico utilizzata dalle locali popolazioni, e dei punti fondamentali in cui viene a trovarsi il Sole sul suo cammino annuo le quali generano le direzioni necessarie alla ripartizione rituale dello spazio sacro.  Poiché la differenza tra l’azimut astronomico di orientazione solstiziale solare e quello misurato per l’asse dell’architrave del trilite è pari a 5°,6 nel caso dell’allineamento diretto verso il punto di levata del Sole al solstizio di Dicembre e invece pari a -6°,1 nel caso del tramonto del Sole al solstizio di Giugno.   Questo conduce ad un livello di correlazione tra l’allineamento solstiziale di Giugno misurato e il corrispondente punto di tramonto del Sole, pari al 99,4%, con un livello di probabilità di correlazione casuale pari al 10,6%, mentre nel caso della levata del Sole al solstizio di Dicembre si verifica un livello di correlazione pari al 99,5% con una probabilità di correlazione casuale pari al 9,8%.

 

  • Possibili orientazioni lunari

 

Prendiamo ora in esame la Luna e i suoi punti di levata e di tramonto ai lunistizi durante il suo ciclo di retrogradazione dei nodi che dura 18,61 anni solari tropici. In questo caso gli azimut teorici di levata e di tramonto alle massime e minime declinazioni sono elencati nella seguente tabella.

 

                  

 

L’esame dei dati teorici contenuti nella tabella mostra molto chiaramente che esiste una coincidenza pressoché perfetta tra gli azimut astronomici di orientazione dell’asse dell’architrave del trilite e quelli dei punti di levata e di tramonto della Luna ai lunistizi estremi. In particolare la direzione NW dell’asse dell’architrave è correlata con il punto di tramonto della Luna al suo lunistizio estremo superiore, quando la declinazione del nostro satellite naturale era la massima possibile per il XIII secolo ed era pari a δ=(ε+i) dove ε è l’inclinazione dell’asse di rotazione della Terra rispetto al piano della sua orbita (circa 23°,5) ed i è l’inclinazione dell’orbita della Luna rispetto all’orbita della Terra (variabile periodicamente nel tempo, ma mediamente pari a 5°,1). In quel giorno la traiettoria della Luna era la più alta possibile nel cielo. Nella direzione opposta, quella SE, l’asse dell’architrave punta verso il punto in cui sorgeva la Luna al suo lunistizio estremo inferiore corrispondente alla sua minima declinazione sulla sfera celeste, pari a δ=(-ε-i). In quel giorno l’altezza raggiunta dalla Luna nel cielo era la minima possibile in assoluto per il XIII secolo. Ragionando in termini di correlazione e probabilità si osserva che la differenza tra l’azimut astronomico di orientazione dell’asse dell’architrave e quello del corrispondente target astronomico è pari a 0°,2 nel caso della direzione NW e pari a 0°,3 nel caso della direzione SE. A questo punto calcoliamo il livello di correlazione nei due casi: la direzione NW correla con il target lunistiziale estremo superiore lunare con un livello di correlazione pari a 99,9994% che corrisponde ad una probabilità di correlazione casuale pari a Pr=0,0035. Nel caso della direzione SE correlata con la levata della Luna al lunistizio estremo inferiore abbiamo un livello di correlazione pari a 99,986% che implica una probabilità di correlazione casuale pari a Pr=0,0052. Appare evidente che alla luce di questi risultati dobbiamo affermare che il trilite dell’Isola di Tonga fu posto in opera  secondo un criterio lunistiziale lunare invece che solstiziale solare.

 

                 

 

 

  • Analisi probabilistica

 

I risultasti dell’analisi di un sito archeologico o storico che mostri una rilevanza astronomica richiedono di essere messi alla prova mediante l’applicazione di particolari tecniche che la Statistica e la Teoria della Probabilità ci mettono a disposizione. L’applicazione di queste tecniche ci consente di valutare quale sia la probabilità che il risultati ottenuti durante l’analisi archeoastronomica possa essere dovuto ad una combinazione di eventi casuali, ma anche sulla base dei risultati che si ottengono, di discriminare tra differenti targets astronomici possibili. Nel caso della correlazione lunare del trilite di Tonga abbiamo una discrepanza tra l’azimut misurato e quello dei punti di intersezione tra l’orizzonte naturale locale e le traiettorie lunistiziali lunari dell’ordine di 0°,2-0°,3 quindi utilizzeremo il valore medio pari a 0°,25 per i calcoli probabilistici. A questo proposito sappiamo che le misure di azimut eseguite sulle immagini da satellite sono caratterizzate da una incertezza dell’ordine si ±0°,9 quindi possiamo sottoporre questi dati ad un test statistico teso a calcolare se la discrepanza media di ±0°,25 va ritenuta solamente una fluttuazione statistica di natura casuale oppure indica che il target astronomico oggetto dell’allineamento non sia stato correttamente identificato. Il calcolo mostra che la probabilità Pr che la discrepanza sia dovuta solamente ad una fluttuazione statistica di natura casuale è pari a Pr=0,962, quindi il 96,2%, quindi la probabilità complementare (1-Pr)=0,037, quindi il 3,7%  e ci informa che solo con tale livello di probabilità possiamo ritenere male identificato il target astronomico lunistiziale lunare mostrato dal calcolo archeoastronomico.  Applichiamo ora lo stesso ragionamento e lo stesso calcolo all’ipotesi che l’asse dell’architrave del trilite di Tonga fosse invece correlato con la levata ed il tramonto del Sole solstiziale. In questo caso al discrepanza media tra l’azimut astronomico osservato e quello della levata/tramonto del Sole ai solstizi è pari a ±5°,9. Il calcolo probabilistico ci mostra che la probabilità che tale differenza negli azimut sia dovuta ad una fluttuazione statistica casuale è pari a Pr=4,5E-10 vale a dire 1 su 21 miliardi e mezzo , quindi la differenza è da ritenersi significativa e dovuta ad una scorretta identificazione del target astronomico verso cui il monumento fu orientato. Il fatto che siano verificati contemporaneamente due allineamenti lunistiziali lunari invece che solo uno, in questo caso non ci fornisce alcun vantaggio perché la ridottissima altezza dell’orizzonte naturale locale rende automaticamente verificato un secondo allineamento lunistiziale lunare qualora sia verificato il primo, quindi il fatto di avere due allineamenti lunari verificati invece che uno, in questo particolare caso, non contribuisce a ridurre la probabilità di orientazione casuale. In ogni caso la probabilità di deliberata orientazione che abbiamo ottenuto è decisamente elevata e ci rende ragionevolmente sicuri della non casualità dell’orientazione astronomica di tipo lunistiziale lunare del trilite di Haamonga-A-Mui  presente sull’Isola di Tonga.

 

                

 

 

  • Quale lunistizio?

 

A questo punto, ammessa l’orientazione astronomica lunistiziale lunare valida per il XIII secolo dobbiamo valutare in quali anni durante quel particolare secolo avvennero i lunistizi lunari estremi. A questo proposito una volta calcolato l’andamento della variazione della longitudine del nodo ascendente della Luna durante il XIII secolo basta determinare le date teoriche in cui il nodo ascendente dell’orbita lunare vada a coincidere con il punto della proiezione dell’orbita della Terra sulla sfera celeste in cui il Sole è posizionato all’equinozio di primavera. Il  calcolo ha messo in evidenza che gli anni in cui si verificarono i lunistizi estremi furono i seguenti: 1206, 1224, 1243, 1262, 1280, 1299. Il lunistizio estremo inferiore si verifica 14 giorni dopo quello estremo superiore. La costruzione del trilite di Tonga avvenne quindi in uno di questi 6 possibili anni lunistiziali lunari, distanziati di 18-19 anni, per consentirne la corretta orientazione astronomica. Il calcolo astronomico eseguito caso per caso per le date elencate ci mostra chiaramente che solo alcune date entro quegli anni le quali corrispondono a declinazioni pressoché estreme della Luna, ma con l’astro ben visibile alla levata quando esso raggiungeva la minima declinazione assoluta oppure al suo tramonto quando la sua declinazione era la massima possibile in assoluto, possono essere assunte quali candidati cronologici per l’esecuzione della procedura di orientazione del manufatto litico.

 

  • Conclusione

 

Nel presente lavoro è stata eseguita l’analisi archeoastronomica del grande trilite  Haamonga –A – Mui presente sull’Isola di Tonga ed è stato possibile mettere in evidenza che la sua orientazione fu eseguita sulla base di un criterio astronomicamente significativo di natura lunistiziale lunare in corrispondenza di alcuni anni durante il XIII secolo.

 

(Autore: Adriano Gaspani, I.N.A.F - Istituto Nazionale di Astrofisica-Osservatorio Astronomico di Brera - Milano, adriano.gaspani@brera.inaf.it)

Pubblicato in questo sito in ottobre 2014

 

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