L'Abbazia di S. Spirito a Caltanissetta e i suoi orientamenti solari
Immersa in un assolato paesaggio agricolo, tra mandorli e ulivi, a poca distanza dalla città di Caltanissetta, l’Abbazia di Santo Spirito si presenta come un complesso di edifici con abbazia, torre quadrangolare, chiesa esterna e campanile, di origini medievali e di stile siculo-normanno. Le dimensioni della chiesa, di forma semplice e rettangolare, non sono certo quelle di una cattedrale – è lunga poco più di 20 metri e larga poco meno di 9 – ed è costituita all’interno da una singola navata. Possiede tuttavia tre absidi, che all’esterno, nella parte rivolta ad oriente, vengono contraddistinte da tre finestre e da finti pilastri divisori (o lesene).
Altre – fondamentali – caratteristiche dell’esterno della chiesa sono il suo asse leggermente spostato rispetto alla classica direzione Ovest – Est (dove si trova l’altare) e la posizione del portale d’ingresso: non è sul lato ovest, come di regola nelle chiese, bensì sul lato settentrionale.
Sovrastato da un arco semicircolare leggermente acuto, contiene nella lunetta sopra il portone l’affresco di un Cristo Benedicente che con una mano benedice e con l’altra tiene un libro su cui è scritto EGO SUM LUX MUNDI (Io sono la luce del mondo). Ai due lati del suo capo inoltre si distinguono le due parole latine – molto sbiadite – SALVATOR MUNDI. L’affresco per la verità è una copia fedele di un originale che negli anni settanta del secolo scorso è stato distaccato dall’ingresso e affisso all’interno della chiesa per proteggerlo dalle intemperie.
Sulla base di diversi elementi, in primo luogo la dedica al Santo Spirito, tipica delle chiese di rito orientale, si sospetta che sul luogo dove sorge l’edificio vi fosse già una chiesa bizantina. Potrebbe provarlo anche l’antico fonte battesimale di tufo che si trova al suo interno, forse proveniente proprio dalla precedente chiesa, così ampio da permettere il battesimo dei bambini per immersione, come si usava prima del XII secolo.
Il luogo sicuramente era abitato già in epoca romana ed uno dei lasciti di quel periodo è, sempre all’interno della chiesa nei pressi dell’ingresso, un’acquasantiera di marmo ornata con due teste d’ariete e due uccelli. Questa in realtà era un’antica urna cineraria del I sec. d. C. che – come recita un’iscrizione latina – conteneva le ceneri di un tal Diadumeno, liberto dell’imperatore Tito Flavio, che secondo la tradizione era il proprietario del terreno in età romana. Probabilmente dopo la riconquista della Sicilia nel 535 da parte delle truppe di Giustiniano, venne dunque costruita la prima chiesa, in stile bizantino.
Urna cineraria romana
Durante la dominazione araba sul luogo sorse un casale fortificato, che probabilmente incorporò anche la precedente chiesa (destinata forse a granaio), e che a sua volta in epoca normanna, come attestano le rimanenti feritoie nelle mura, venne riutilizzato nella costruzione del nuovo complesso religioso. Dalle fonti storiche si apprende che l’abbazia venne commissionata dal re Ruggero e da sua moglie Adelasia (o Adelaide) nel 1092. Secondo un’iscrizione su di una lapide conservata sempre all’interno della chiesa, questa venne poi consacrata il 14 giugno 1153 dall’arcivescovo di Bari Giovanni da Siena, essendo vacante la sede vescovile agrigentina.
Inizialmente l’abbazia non era una vera e propria comunità di monaci, ma era comunque retta da un abate che oltre alle rendite (feudi, terre decime, ecc.) godeva di diritti e doveri politici, come quello di sedere nel Parlamento siciliano e di partecipare alle adunanze dei feudatari. Un priore e un superiore da lui nominati si occupavano rispettivamente della cura dell’abbazia e della chiesa. Essendo la città di Caltanissetta lungo l’itinerario tra Palermo e Catania, è probabile che uno dei principali compiti dell’abbazia fosse l’assistenza ai viandanti, in primo luogo gli uomini di chiesa.
Nel 1178 papa Alessandro III affidò l’abbazia ai monaci agostiniani esentando l’abate dall’obbedienza a qualsiasi autorità locale e ponendolo alle sue dirette dipendenze. Ciò non impedì tuttavia, in seguito, all’imperatore Federico II di privare l’abbazia del diritto di parrocchia insieme a quello di raccogliere le decime, che destinò entrambi all’arcipretura di Caltanissetta da lui fondata.
Al periodo dei monaci agostiniani, che lasciarono l’abbazia nel 1348, risale l’affresco all’interno della chiesa raffigurante S. Agostino attorniato da angeli, libri e monaci. Un altro affresco del secolo successivo, chiamato “La messa di San Gregorio” rappresenta Cristo risorto che esce da un sarcofago in cui sono poggiati un calice e una pisside. Ai suoi lati e alle sue spalle vi sono personaggi e simboli della passione. Ugualmente del quattrocento è un crocifisso, sopra il fonte battesimale, detto “Crocifisso dello Stagno” (o “Staglio”), fino al 1872 conservato nel Convento degli Angeli sempre a Caltanissetta. In seguito alla soppressione di quel convento, dopo essere stato temporaneamente trasferito in altre chiese di Caltanissetta ha trovato nell’Abbazia di S. Spirito la sua collocazione definitiva.
Dal 1348 fino al 1759 l’abbazia fu retta da sacerdoti ordinari, ed a tale periodo risale anche l’affresco principale, un Cristo Pantocratore sull’abside centrale dietro l’altare, dipinto in epoca barocca sopra un altro affresco preesistente, probabilmente di stile medievale come quello sulla porta d’ingresso. Restaurato e ridipinto più volte nel corso dei secoli, quello attuale è del 1974, del pittore catanese Cirinnà. Anche questo Cristo tiene in mano un libro in cui si leggono le parole latine: “Ego sum lux mundi, qui sequitur me non ambulat in tenebris”.
Al di sotto di esso così come al centro di ciascuna delle altre due absidi laterali vi è una finestra ad arco acuto. Tutte e tre le finestre delle absidi insieme ad altre tre finestre al di sopra delle absidi stesse danno luce alla chiesa, ma curiosamente possiedono una certa angolazione, come se la loro funzione non fosse soltanto quella di illuminare l’interno della chiesa ma di creare anche degli effetti luminosi per ragioni simboliche: in particolare, i raggi di luce delle finestre delle absidi convergendo in un unico fuoco centrale, secondo l’interpretazione degli studiosi, rappresenterebbero il mistero della SS. Trinità. Ma a quanto pare è soltanto uno degli effetti luminosi della chiesa, come si vedrà tra poco.
Esterno degli absidi
Storicamente rilevante tra le opere d’arte della chiesa è anche la statua policroma in terracotta della Madonna delle Grazie, risalente al XVI secolo, che costituisce l’esempio più antico di statua mariana presente a Caltanissetta. Perlomeno al periodo barocco viceversa appartiene anche un simbolo rosacrociano scolpito sia sull’altare maggiore come anche sugli altri due laterali. Esso consiste in una croce patente (con i bracci che terminano in una divisione a “V”) ed una rosa al centro. Il fatto che molti sacerdoti-abati di quel periodo appartenessero a famiglie nobili di Caltanissetta potrebbe spiegare la presenza di questi simboli. Al XVIII secolo risale anche una portantina di cui si servivano i sacerdoti per portare i sacramenti a domicilio, che adesso è adibita a confessionale nella sacrestia.
Per concludere il discorso storico-descrittivo, nel 1760 ai sacerdoti secolari subentrarono i Cappuccini (fino al 1905) che si preoccuparono subito di rimettere in sesto l’abbazia, rimasta fino a quel momento piuttosto trascurata. All’anno 1777 appartiene infatti il primo serio intervento di restauro (sia dell’interno che dell’esterno) a cui ne seguirono altri sia nel XIX che nel XX secolo. Nel corso di uno di questi, nella seconda metà dell’Ottocento, vennero scoperti sotto il pavimento alcuni sepolcri coperti da lapidi al cui interno giacevano altrettanti scheletri con il capo rivolto verso l’altare. Attualmente la chiesa dipende dall’arcivescovado di Caltanissetta e svolge regolare funzione di parrocchia.
Le anomalie nella pianta della chiesa di S. Spirito potrebbero non essere casuali bensì nascondere un segreto archeoastronomico. Si è già detto che essa non è perfettamente allineata lungo l’asse Est-Ovest. Poiché anche nel caso degli edifici religiosi del passato gli errori di orientamento erano meno frequenti di quanto si pensi – anche nel medioevo i costruttori e gli uomini di chiesa ne sapevano parecchio di astronomia – di solito tali sfasamenti nascondono precisi significati simbolici. Anche la presenza del portale d’ingresso, sovrastato dall’affresco del Cristo Benedicente, sul lato nord anziché su quello rivolto ad ovest, molto più comune, doveva sicuramente avere una sua ragione.
Come osservato da chi scrive durante la visita alla chiesa, se ci si pone all’esterno nella direzione da cui sorge il sole nel periodo del solstizio d’estate (azimut 60° sull’orizzonte alla latitudine di Caltanissetta) si vede in maniera angolata il portale d’ingresso con l’affresco del Cristo Benedicente (come si può notare dalla foto). Dunque, perlomeno in teoria, i rossi raggi del sole all’alba intorno al 21 giugno potrebbero illuminare il medesimo portale d’ingresso insieme all’affresco con la citazione evangelica “Ego sum lux mundi” con un evidente significato simbolico.
Affresco originale con il Cristo benedicente all'ingresso
Ai giorni nostri questo effetto solare non può in ogni caso verificarsi poiché una folta vegetazione al di là del sagrato della chiesa nasconde il punto da cui sorge il sole in quel periodo dell’anno. Tuttavia come confermato dai calcoli eseguiti dal prof. Adriano Gaspani (Società Italiana di Archeoastronomia, S.E.A.C. European Society for Cultural Astronomy), se la visuale fosse sgombra il fenomeno si verificherebbe non solo nei giorni del solstizio ma anche da fine marzo a inizio settembre, data la particolare angolazione dell’edificio religioso. Dunque l’affresco del Cristo “lux mundi” pur trovandosi sul lato nord verrebbe illuminato dal sole che sorge nel periodo dell’anno più soleggiato. Del resto se si fa caso alla foto della facciata della chiesa (scattata intorno alle ore 11 – ora legale – del 7 luglio) si potrà notare come il sole ormai alto e quasi sull’altro versante dell’edificio, a sud, riesca ancora a illuminare, se non l’affresco, almeno parte del lato dove si trova l’ingresso, grazie anche al tetto poco spiovente.
Continuando inoltre il suo – apparente – movimento nel cielo, l’astro diurno dopo l’alba penetra coi suoi raggi all’interno della chiesa creando dei potenti fasci di luce dalle finestre proprio sopra e sotto il Cristo Pantocratore sull’abside centrale. Gli effetti luminosi e scenografici intendevano ovviamente sottolineare le verità evangeliche a beneficio degli uomini del passato, i quali sapevano apprezzarle meglio rispetto a noi moderni, totalmente assuefatti agli effetti speciali delle luci artificiali.
Se in futuro le simulazioni archeoastronomiche verranno confermate da misurazioni strumentali sul luogo, questo articolo verrà aggiornato con i risultati delle ricerche.
Fonti:
- Valerio Cimino, Roberta Cimino, Dario Cimino, L’Abbazia di Santo Spirito, in: AA. VV. Perle di Sicilia, (a cura di Valerio Cimino), Paruzzo Editore
- Rosanna Zaffuto Rovello, Abbazia di Santo Spirito, in: www.prolococaltanissetta.com
Note. L’Abbazia di Santo Spirito si trova a Caltanissetta, in via S. Spirito 57, lungo la SS122, Strada Statale Agrigentina. Salvo diverse disposizioni, è aperta la mattina dalle 9 alle 12, ed il pomeriggio dalle 16,30 alle 19. L’ingresso è libero. Per conferme e maggiori informazioni si possono utilizzare i recapiti dell’Infopoint turistico di Caltanissetta (tel. 0934 74345 – infopointcaltanissetta@gmail.com) e della Pro Loco sempre di Caltanissetta (tel. 0934 585890 – info@prolococaltanissetta.com).
Testo di Ignazio Burgio. Foto di Mario Mangano. Si ringrazia il prof. Adriano Gaspani (SIA Società Italiana di Archeoastronomia, S.E.A.C. European Society for Cultural Astronomy) per aver confermato con le simulazioni virtuali gli orientamenti archeoastronomici dell’abbazia.
Si pubblica in questo sito il 26/03/2024 dietro autorizzazione dell'autore, il quale lo ha pubblicato il 20 luglio 2023 nel portale da lui gestito al seguente URL: https://siciliasconosciuta.com/labbazia-di-santo-spirito-a-caltanissetta-ed-i-suoi-orientamenti-solari/