Questo articolo è primo testo veramente interessante sul sito archeologico in questione. Complimenti.
Analisi Archeoastronomica di Gobekli Tepe (Turchia)
(di Adriano Gaspani)
- Introduzione
Per il vecchio pastore curdo era solo un altro giorno caldo che bruciava, nella pianura orientale della Turchia. Al seguito del suo gregge verso le aride colline, superò l’albero isolato di gelso, che la gente del posto considerava come ’sacro’. I campanacci delle sue pecore tintinnavano nel silenzio. Poi notò qualcosa. Accovacciato, spazzolò via la polvere e scoprì una strana, grande, pietra oblunga. L’uomo guardava a sinistra e a destra: c’erano altre pietre rettangolari, piantate nella sabbia. Decise d’informare qualcuno al villaggio, forse le pietre erano importanti. Il curdo solitario, in quel giorno estivo del 1994, aveva involontariamente compiuto la più grande scoperta archeologica degli ultimi 50 anni. Altri dicono che aveva fatto la più grande scoperta archeologica di sempre: un sito che ha rivoluzionato il nostro modo di guardare la storia umana. Poche settimane dopo la sua scoperta, la notizia raggiunse i museologi nella antica città di Sanliurfa, dieci miglia a sud-ovest. Essi si misero in contatto con l’Istituto Archeologico Tedesco di Istanbul.
Posizione geografica di Gobekli Tepe
Planimetria degli scavi di Gobekli Tepe
Così, alla fine del 1994, l’archeologo Klaus Schmidt raggiunse il sito di Tepe Gobekli per iniziare gli scavi. In quella occasione egli ebbe a dire: “Non appena ho visto le pietre, seppi che, se non me ne andavo immediatamente, sarei rimasto qui per il resto della mia vita”. Schmidt rimase, e ciò che ha scoperto è sorprendente. Gli archeologi di tutto il mondo sono d’accordo sull’importanza del sito. “Gobekli Tepe cambia tutto”, spiega Ian Hodder, della Stanford University. David Lewis-Williams, docente di archeologia presso l’Università Witwatersrand a Johannesburg, dice: “Gobekli Tepe è il più importante sito archeologico del mondo”. Alcuni vanno oltre e dicono che il sito e le sue implicazioni sono incredibili. Il professore universitario Steve Mithen affermò: “Gobekli Tepe è troppo straordinario per la mia mente”. Che cosa ha alimentato e stupito il mondo accademico, solitamente sobrio?
- Gobekli Tepe
Il sito di Gobekli Tepe è abbastanza semplice da descrivere. Le pietre allungate, scoperte dal pastore, si sono rivelate essere le cime piatte di grandi megaliti a forma di T. Immaginate versioni più snelle e scolpite delle pietre di Stonehenge o Avebury in Gran Bretagna o di altri famosi monumenti megalitici sparsi per il mondo. La maggior parte di queste pietre erette sono intagliate con immagini bizzarre e delicate, soprattutto di cinghiali e di anatre, di caccia e selvaggina. Sinuosi serpenti sono un altro motivo. Alcuni dei megaliti mostrano gamberi o leoni. Le pietre sembrano imitare forme umane, alcune hanno ‘braccia’ stilizzate, verso il basso, ai lati. Funzionalmente, il sito sembra essere un tempio, o un sito rituale, come i cerchi di pietra dell’Europa occidentale. Ad oggi, molte di queste pietre sono venute alla luce. Esse sono disposte in cerchi da cinque a dieci metri di diametro, ma vi sono indicazioni che molto di più c’è da scoprire. Indagini geomagnetiche indicano che ci sono centinaia di altre pietre erette, che aspettano solo di essere scavate. Finora, in modo notevole.
Se Gobekli Tepe fosse semplicemente questo, che sarebbe già tanto, sarebbe un equivalente turco di Stonehenge. Diversi fattori unici innalzano però Gobekli Tepe nella stratosfera dell’archeologia e nel regno del fantastico. Il sito è stato descritto come “straordinario” e “il più importante” sito del mondo. Il primo fatto incredibile è la sua età. La datazione al radiocarbonio mostra che il complesso è di almeno 12000 anni fa, forse anche 13000 anni. Ciò significa che è stato costruito intorno al 10000 a.C.
A titolo di confronto, Stonehenge è stato costruito nel 3000 a.C. e le piramidi di Giza nel 2500 a.C. Gobekli è quindi il più antico di tali siti nel mondo, con un ampio margine. E’ così vecchio che precede la vita sedentaria dell’uomo, prima della ceramica, della scrittura, prima di tutto. Gobekli proviene da una parte della storia umana che è incredibilmente lontana, nel profondo passato dei cacciatori-raccoglitori.
Come poterono gli uomini delle caverne costruire qualcosa di così ambizioso?
Schmidt pensa che bande di cacciatori si siano riuniti sporadicamente nel sito, durante i decenni di costruzione, vivessero in tende di pelle di animali e uccidessero la selvaggina locale per nutrirsi. Le molte punte di freccia in selce trovate presso Gobekli giocano a sostegno di questa tesi, ma sostengono anche la datazione del sito. Questa rivelazione, che i cacciatori-raccoglitori dell’Età della Pietra potrebbero avere costruito qualcosa come il complesso di Gobekli Tepe, cambia radicalmente la nostra visione del mondo, perché mostra che la vita degli antichi cacciatori-raccoglitori, in questa regione della Turchia, era di gran lunga più progredita di quanto si sia mai concepito ed era incredibilmente sofisticata. Il pastore che involontariamente scoprì Gobekli Tepe ha “cambiato tutto”, ha affermato un accademico. E’ come se divinità scese dal cielo avessero costruito Gobekli Tepe con le loro mani. Klaus Schmidt ha affermato che, a suo parere, questo posto era il sito del biblico giardino di Eden. Più in particolare: “Gobekli Tepe è un tempio dell’Eden”.
Per capire come un rispettato accademico della statura Schmidt possa fare una tale affermazione da capogiro, è necessario sapere che molti studiosi considerano l’Eden solamente come una leggenda, o allegoria. Vista in questo modo, la storia dell’Eden, nella Genesi, parla di un’umanità innocente e di un passato di cacciatori-raccoglitori che potevano nutrirsi con la raccolta delle frutta dagli alberi, la caccia e la pesca nei fiumi, e trascorrere il resto del tempo in attività di piacere. Poi l’uomo “precipitò” in una vita più dura, con la produzione agricola, con la fatica incessante e quotidiana. E sappiamo dalle testimonianze archeologiche che la primitiva agricoltura fu molto dura, rispetto alla relativa indolenza della caccia e della semplice raccolta dei frutti spontanei. Quando avvenne la transizione dalla caccia e dalla raccolta all’agricoltura stanziale, gli scheletri umani mutarono la loro struttura e la loro geometria. Per un certo tempo crebbero più piccoli e meno sani, perché il corpo umano si doveva adattare a una dieta più povera di proteine e ad uno stile di vita più faticoso. Allo stesso modo, gli animali da poco addomesticati diventano di taglia più piccola. Ciò solleva la questione del perché l’agricoltura fu adottata da tutti? A questo proposito molte teorie sono state proposte, a partire dalle concorrenze tribali, la pressione della popolazione, l’estinzione di talune specie animali selvatiche. Ma Schmidt ritiene che il tempio di Gobekli Tepe riveli un’altra possibile causa.
Egli afferma che “Per costruire un posto come questo, i cacciatori devono essersi riuniti in gran numero. Dopo avere finito l’edificio, probabilmente rimasero riuniti per il culto. Ma poi scoprirono che non potevano alimentare tante persone con una regolare attività di caccia e raccolta. Penso, quindi, che abbiano iniziato la coltivazione di erbe selvatiche sulle colline. La religione spinse la gente ad adottare l’agricoltura”. La ragione per cui tali teorie hanno uno speciale peso è che il passaggio alla produzione agricola è accaduto prima proprio in questa regione. Queste pianure dell’Anatolia sono state la culla dell’agricoltura. Il primo allevamento di suini addomesticati del mondo era a Cayonu, a soli 100 Km di distanza da Gobekli Tepe. Anche ovini, bovini e caprini sono stati addomesticati per la prima volta nella Turchia orientale. Il frumento di tutto il mondo discende da una specie di farro, probabilmente coltivato per la prima volta prima sulle colline vicino a Gobekli Tepe. La coltivazione di altri cereali domestici, come la segale e l’avena pare sia iniziata qui. Ma c’era un fondamentale problema per questi primi agricoltori, ed è stato non solo quello di aver adottato uno stile di vita più dura, anche se in ultima analisi più produttiva. Essi hanno anche conosciuto una trasformazione di tipo ecologico. In questi giorni il paesaggio che circonda le misteriose pietre di Gobekli Tepe è arido e brullo, ma non è stato sempre così. Come le incisioni sulle pietre mostrano, e come resti archeologici rivelano, questa una volta era una ricca regione pastorale. In quest’area esistevano verdi prati, boschi e frutteti selvatici. Esistevano mandrie di selvaggina, fiumi ricchi di pesce, e stormi d’uccelli. Circa 10000 anni fa, il deserto curdo era un luogo paradisiaco, come afferma Schmidt, quindi, che cosa ha distrutto l’ambiente? La risposta è molto semplice e la solita: l’uomo... Quando abbiamo iniziato l’agricoltura, abbiamo cambiato il paesaggio e il clima. Quando gli alberi sono stati tagliati, il suolo è stato dilavato via dalle piogge; tutto ciò che l’aratura e la mietitura hanno lasciato era il terreno eroso e nudo. Ciò che era una volta una piacevole oasi è diventata una terra di stress, fatica e rendimenti decrescenti. E così, l’originale paradiso era perduto. Adamo il cacciatore è stato costretto ad allontanarsi dal suo glorioso Eden, come dice la Bibbia, probabilmente erano finite le mele... Naturalmente, tutte queste teorie potrebbero essere respinte e classificate come pure speculazioni. Tuttavia, vi è abbondanza di prove storiche per dimostrare che gli scrittori della Bibbia, quando parlavano dell’Eden, descrivevano questo angolo di Anatolia abitato dai Curdi. Nel Libro della Genesi, è indicato che l’Eden è a ovest dell’Assiria. Gobekli Tepe si trova in tale posizione. Allo stesso modo, il biblico Eden è attraversato da quattro fiumi, tra cui il Tigri e l’Eufrate, e Gobekli Tepe si trova tra due di questi. Questo piccolo regno era a circa 40 Km da Gobekli Tepe. Un altro libro dell’Antico Testamento parla dei “bambini di Eden, che erano in Thelasar”, una città nel nord della Siria, vicino a Gobekli Tepe. La stessa parola ‘Eden’ deriva dal sumerico e significa ‘pianura’; Gobekli Tepe si trova nella pianura di Harran. Così, quando si mette tutto insieme, la prova sembra essere ragionevolmente convincente. Gobekli Tepe, infatti, secondo Schmidt, è un “tempio nell’Eden”, costruito dai nostri fortunati e felici antenati, persone che avevano il tempo di coltivare l’arte, l’architettura e progettare il complesso rituale, prima che il trauma dell’agricoltura rovinasse il loro stile di vita, e devastasse il loro paradiso. E ‘una splendida e seducente idea.
Eppure, ha un sinistro epilogo, dato che la perdita del paradiso sembra aver avuto un effetto strano e abbrutente sulla mente umana. Alcuni anni fa, gli archeologi rinvennero presso Cayonu un mucchio di teschi umani. Essi furono trovati sotto una lastra d’altare, tinta con sangue umano. Nessuno è sicuro, ma questa potrebbe essere la prova più antica dell’esecuzione di sacrifici umani. Quello del sacrificio umano rimane uno dei più inspiegabili comportamenti dell’Uomo antico, che potrebbe averli sviluppati solo nel momento in cui si trovò di fronte ad un terribile stress sociale. Gli esperti possono discutere sull’evidenza di Cayonu. Ma quello che nessuno nega che è la pratica più antica fino ad ora nota del sacrificio umano potrebbe avuto luogo in questa regione geografica posta tra la Palestina, Israele e la terra di Canaan. L’evidenza archeologica indica che le vittime venivano uccise in enormi fosse scavate nel terreno, i bambini erano sepolti vivi in vasi, altri erano bruciati in grandi giare di bronzo. Questi atti ci risultano quasi incomprensibili, a meno che non si pensi che la gente di allora avesse imparato, per qualche ragione, a temere le divinità. Così avrebbe cercato di propiziare la collera dei cieli mediante i sacrifici. Questa barbarie potrebbe, infatti, essere la chiave di soluzione di un ultimo, sconcertante mistero. I sorprendenti fregi di pietre di Gobekli Tepe si sono conservati intatti per un motivo ben preciso. Molto tempo fa, il sito fu deliberatamente e sistematicamente sepolto con un colossale lavoro insieme a tutte le sue meravigliose sculture di pietra. Le pietre di Gobekli Tepe stanno cercando di parlare con noi attraverso i secoli. Intorno al 8000 a.C., i frequentatori di Gobekli Tepe seppellirono faticosamente, ma accuratamente, la loro realizzazione e il loro glorioso complesso di templi sotto migliaia di tonnellate di terra, creando le colline artificiali sulle quali il pastore curdo camminava nel 1994. Nessuno sa perché il sito di Gobekli Tepe fu sepolto. Forse fu una sorta di penitenza: un sacrificio alla divinità della collera, che aveva gettato via il paradiso dei cacciatori. Forse fu per la vergogna della violenza e dello spargimento di sangue che il culto delle pietre aveva contribuito a provocare. Qualunque sia la risposta, i parallelismi con la nostra epoca sono notevoli. Quando contempliamo una nuova era di turbolenza ecologica, pensiamo che forse le silenziose, buie, pietre vecchie di 12000 di Gobekli Tepe stanno cercando di parlare con noi, per metterci in guardia, perché stanno proprio dove abbiamo distrutto il primo Eden.
- Analisi Archeoastronomica dei Templi di Gobekli Tepe
Le comunità neolitiche, comprese quelle preceramiche, diedero un significativo impulso alle tecniche di delimitazione dello spazio sacro e di costruzione di strutture allineate secondo particolari direzioni astronomiche importanti; ciò non avrebbe potuto avere luogo senza il preventivo sviluppo di conoscenze geometriche ed astronomiche elementari. La stessa geometria che caratterizza i sistemi di menhir allineati o le pietre disposte ad anello (circoli litici) presuppone che fossero state note alcune semplici regole e proprietà delle figure geometriche come appare evidente studiando le forma e l’orientazione delle strutture che formano i templi di Gobekli Tepe. I templi hanno forma sub-circolare o leggermente ellittica. L’idea della forma circolare derivò direttamente dall’osservazione del cielo in quanto sia il disco del Sole che quello della Luna si presentano con una forma circolare, e lo stesso avviene nel caso del profilo dell’orizzonte astronomico locale. La stessa immagine del cielo assume, a causa degli effetti psicologici, una forma apparentemente semisferica da cui è derivata l’idea di Sfera Celeste.
Il tempio C visto dall’alto
Il complesso di Gobekli Tepe è formato da quattro templi principali più una serie di costruzioni probabilmente di uso abitativo. In questa sede ci occuperemo dei quattro templi denominati A, B, C, D. Le coordinate geografiche, riferite all’ellissoide geocentrico WGS84, del sito archeologico sono le seguenti:
φ = 37° 13’ 23”,64 N
λ = 38° 55’ 21”,21 E
quota = 773 m
Le misure di orientazione eseguite sulle immagini satellitari hanno permesso di stabilire i seguenti azimut di orientazione misurati assumendo quale ipotesi di lavoro che l’asse di ciascun tempio dia definito dall’orientazione della coppia di pilastri a T posti al centro di ciascuno di essi.
Azimut astronomici di orientazione degli assi dei templi di Gobekli Tepe e corrispondenti declinazioni sulla sfera celeste alla latitudine del sito archeologico. Nella figura sono anche riportati gli azimut medi per i templi B,C,D e per tutti i quattro templi A,B,C,D.
Gli azimut rilevati mostrano chiaramente che se consideriamo tutti i templi (A,B,C,D) possiamo assegnare al sito una funzione di densità di probabilità centrata in un valore medio pari a:
Az = 160° ± 5°
Che corrisponde ad una fascia di declinazione sulla sfera celeste la cui declinazione media è pari a:
δ = -48° ± 3°
Se consideriamo solamente i templi B, C, e D, essendo il tempio A quello maggiormente deviante, otteniamo una funzione densità di probabilità centrata in corrispondenza di un valore di azimut pari a:
Az = 165° ± 3°
Che corrisponde ad una fascia di declinazione sulla sfera celeste la cui declinazione media è pari a:
δ = -50°,1 ± 0°,9
in cui vediamo una deviazione standard propagata più ridotta. Il tempio C mostra anche un corridoio d’accesso allineato verso sud secondo un azimut astronomico pari a 179° che corrisponde ad una declinazione sulla sfera celeste pari a 52° ,8 Sud (cioè δ=-52°,8).
Ricostruzione del tempio C sulla base del risultato degli scavi archeologici
A questo punto dobbiamo chiederci quale ruolo giocò l’osservazione del cielo e suoi fenomeni nello sviluppo dei templi che fanno parte del complesso di Gobekli Tepe. E qui subito emerge un problema non banale da risolvere dal punto di vista archeoastronomico; quello della ricostruzione efficace del cielo visibile in Anatolia in un’epoca così remota. In primo luogo gli azimut di orientazione degli assi dei templi si pongono all’esterno dell’arco ortivo del Sole, quindi è necessario considerare eventuali allineamenti di natura stellare. Occupiamoci quindi delle stelle: qui il problema è rilevante in quanto nonostante che i fenomeni che fanno variare nel tempo la posizione delle stelle siano noti, principalmente la Precessione Lunisolare (o meglio in questo caso: la Precessione Planetaria, poiché su grandi intervalli di tempo anche le piccole perturbazioni dovute non solo al Sole ed alla Luna, ma anche agli altri pianeti del sistema solare, diventano rilevanti), ma soprattutto il moto proprio delle stelle, conosciuto solo con una certa approssimazione, il quale su periodi lunghi può sensibilmente modificare la forma delle costellazioni rendendo inaccurata la ricostruzione dell’aspetto del cielo molto antico. Gli archeoastronomi sanno molto bene che la ricostruzione accurata del cielo antico non è più possibile oltre il 5000 a.C. e da quell’epoca in poi la ricostruzione diviene sensibilmente meno sicura. Occupiamoci ora del fenomeno della Precessione. La direzione dell'asse di rotazione della Terra non è fissa nello spazio, ma varia ciclicamente durante il tempo. Con il trascorrere dei millenni essa subisce una lenta deriva, detta Precessione, dovuta alla combinazione delle attrazioni gravitazionali del Sole e della Luna e, in misura minore, degli altri pianeti che fanno parte del Sistema Solare, sul rigonfiamento equatoriale della Terra. A causa del fenomeno della Precessione la posizione del Polo Nord Celeste ruota lentamente intorno al Polo dell'Eclittica con un periodo di circa 26000 anni, più precisamente 25725 anni solari medi. Il valore di 25725 anni si riferisce al periodo ottenuto assumendo fisso il Polo dell'Eclittica, ma tenendo conto anche del moto di rotazione del Polo dell'Eclittica, il vero valore del periodo precessionale diviene ben 25784 anni solari medi. Una conseguenza di questo fatto è il cambiamento della stella ritenuta polare durante il trascorrere dei millenni, cioè la stella posta sulla Sfera Celeste più vicina al punto di intersezione boreale tra l’asse della Terra e la Sfera Celeste: il Polo Nord Celeste, appunto. Attualmente il polo nord celeste è situato molto vicino alla stella α Ursae Minoris, cioè la Stella Polare, ma in passato non fu così e non lo sarà neanche in futuro. Un'altra conseguenza del moto di precessione dell'asse terrestre è che il punto occupato dal Sole nell'istante dell'equinozio di primavera, cioè una delle intersezioni tra l'eclittica e l'equatore, regredisce (cioè precede) di circa 50" d'arco ogni anno muovendosi incontro al Sole sull'Eclittica. Oltre a questo si verifica che il piano dell'Eclittica non è fisso nello spazio, ma a causa dell'attrazione gravitazionale dei restanti pianeti che fanno parte del Sistema Solare sulla Terra esso ruota lentamente attorno alla linea dei nodi con una velocità di circa 47" d'arco per secolo. Siccome, sia l'Eclittica che l'Equatore sono cerchi fondamentali per due differenti sistemi di coordinate, quello eclittico e quello equatoriale di cui abbiamo già parlato in precedenza, i valori delle coordinate degli astri visibili nel cielo variano continuamente; quindi la posizione apparente di un astro sulla Sfera Celeste deve essere riferita ad una particolare data. Una delle conseguenze del fenomeno della Precessione è che talune costellazioni che erano visibili nell'antichità in corrispondenza di un determinato luogo geografico sulla Terra, tendenzialmente lontano dall’equatore, oggi non lo sono più a causa del fatto che esse non salgono più sopra l'orizzonte astronomico locale. Talvolta accade che in taluni siti archeologici esistano allineamenti che puntano verso punti dell'orizzonte in corrispondenza dei quali, durante il Neolitico o l'età del Bronzo, o del Ferro sorgevano stelle luminose appartenenti a costellazioni situate nell'emisfero celeste australe allora visibili, ma che oggi ci sono precluse a meno di spostarsi molto più a sud rispetto a dove le strutture archeologiche furono edificate dagli antichi popoli. Il fenomeno della Precessione è quello che produce la variazione più forte della posizione degli astri nel cielo e quindi è un fenomeno che riveste un carattere fondamentale dal punto di vista archeoastronomico specialmente laddove sia necessario ricostruire accuratamente l'aspetto del cielo visibile nell'antichità. Vediamo ora il moto proprio delle stelle.
Una delle cause di variazione della posizione apparente di un astro nel tempo è il suo moto proprio. Se l'oggetto è dotato di un moto di traslazione nello spazio con una velocità molto forte, nel giro di pochi anni le sue coordinate varieranno in maniera sensibile e nel giro di qualche millennio la sua posizione nel cielo potrebbe cambiare anche di molti gradi. Usualmente le stelle hanno moti propri relativamente ridotti, ma non trascurabili, salvo alcune di esse denominate "runaway stars" le quali sono caratterizzate da un movimento di traslazione molto veloce. Il moto proprio delle stelle è un grosso problema durante la simulazione del cielo antico se l’epoca di simulazione è molto remota. L’entità del moto proprio è nota perché è stata misurata in epoca recente, ma le misure sono generalmente affette da un piccolo, ma consistente errore, sia perché gli spostamenti angolari da misurare sono molto piccoli, sia perché le misure di posizione sono state eseguite su intervalli di tempo relativamente corti, al massimo 100 anni. Un secolo è poco per determinare con accuratezza sufficiente il moto proprio di una stella e l'errore che ne deriva, seppur di lieve entità, si amplifica fortemente propagandosi quando si calcola la posizione dell'astro in epoca molto remota. Questo fatto limita a 6000 - 8000 anni da ora la possibilità concreta di simulare al computer un cielo antico in cui le posizioni delle stelle che vi appaiono possano essere ritenute affidabili. Nel caso di Gobekli Tepe abbiamo un’epoca mediamente posta intorno al 9000 a.C. quindi nel caso presente gli effetti del moto proprio non possono essere trascurati. A questo proposito possiamo ricorrere al catalogo stellare di Hawkins-Rosenthal valido fino al 10000 a.C. e redatto oltre che utilizzando le tecniche di calcolo per la precessione rigorosa, anche tenendo conto di quanto conosciamo in termini di moto proprio stellare.
Vediamo che per un’epoca posta tra il -8500 ed il -9000 le declinazioni corrispondenti agli azimut astronomici di orientazione misurati per i templi di Gobekli Tepe conducono a considerare le stelle della costellazione di Orione, in particolare quelle della Cintura di Orione. Le quali tra il IX e il X millennio a.C. sorgevano nella direzione orientale di orientazione degli assi dei templi
Sorgere della costellazione di Orione tra il 8500 a.C. ed il 9000 a.C. lungo la direzione gli assi dei templi di Gobekli Tepe
Consideriamo ora il corridoio d’accesso al tempio C, la sua orientazione prossima alla direzione cardinale meridionale (Az=179°), lo mette in correlazione con il punto di sorgere della stella Sirio, la più luminosa del cielo all’orizzonte naturale locale.
Il corridoio di accesso al tempio C
Variazione della declinazione di Sirio dal -10000 fino all’anno 0. La declinazione pertinente all’asse del corridoio d’accesso del tempio C corrisponde alla direzione di sorgere di Sirio nel 9000 a.C.
Sorgere della stella Sirio tra il 8500 a.C. ed il 9000 a.C. lungo la direzione del corridoio d’accesso al tempio C di Gobekli Tepe
- Analisi statistica della significatività astronomica dei templi
Se esaminiamo le funzioni di distribuzione di probabilità pertinenti a tutti i templi di Gobekli Tepe (templi A,B,C,D) considerati globalmente il risultato è che la probabilità P(random) che l’orientazione media sia dovuta solamente al caso è pari a 0,000018 pari a 1 su 55073, mentre invece se consideriamo solamente i templi A,B,C, allora tale probabilità si riduce a 0,0000046 pari a 1 su 213855. A questo punto, una volta stabilite la probabilità P(random) di casualità nei due casi, applichiamo il cosiddetto test di Schaefer che prende il nome dall’astronomo americano Bradley Schaefer, della Louisiana State Univerity, che lo mise a punto nel 2006 proprio per mettere alla prova i risultati ottenuti dall’analisi archeoastronomica dei siti archeologici. Senza entrare in dettagli tecnici che rimandiamo alla nota a piè pagina[1] per il lettore interessato alla teoria dei test statistici, rileviamo che la probabilità P(random) che il risultato dell’analisi archeoastronomica sia dovuto solamente alla combinazione di eventi casuali è, nel caso dei templi A,B,C,D, è più di 144 volte inferiore al limite critico stabilito dal test di Schaefer, mentre nel caso dell’analisi archeoastronomica dei templi B,C,D, è addirittura più di 565 volte inferiore la limite critico relativo a 3σ stabilito dal test quindi siamo obbligati ad accettare come altamente significativa l’ipotesi che i templi di Gobekli Tepe siano astronomicamente significativi e quindi deliberatamente orientati verso i target astronomici messi in evidenza dall’analisi archeoastronomica descritta in questa sede.
- Conclusione
Alla luce dei risultati della presente analisi archeoastronomica appare evidente che i quattro templi di Gobekli Tepe risultano astronomicamente significativi ed orientati verso il punto di levata delle stelle della Cintura di Orione all’orizzonte naturale locale durante un periodo compreso tra il 8000 a.C. e il 9000 a.C. Allo stesso periodo va ascritta anche l’orientazione dell’asse del corridoio di accesso al tempio C verso il punto di levata della stella Sirio all’orizzonte naturale locale. Questo fatto potrebbe avere importanti implicazioni in quanto, come è noto, sia la cintura di Orione sia la stella Sirio rivestirono una fondamentale importanza dal punto di vista religioso, mitologico e rituale per la civiltà egizia sviluppatasi circa quattro millenni dopo circa 7° di latitudine più a sud.
- Bibliografia
- Cernuti S., Gaspani A., 2006, "INTRODUZIONE ALLA ARCHEOASTRONOMIA: NUOVE TECNICHE DI ANALISI DEI DATI", Atti della Fondazione Giorgio Ronchi, vol. LXXXIX, 190 pp. Edizioni Tassinari, Firenze, 2006.
- Gaspani A., 2012, "ARCHEOASTRONOMIA. La conoscenza del cosmo delle popolazioni antiche”, Collana Manualistica, Ed. Associazione Culturale Fonte di Connla, Ivrea (TO), 2012.
- Gaspani A., 2013, “ARCHEOASTRONOMIA SATELLITARE: Tecniche moderne per il rilievo e lo studio dei siti archeologici di rilevanza astronomica”, Collana Manualistica, Ed. Associazione Culturale Fonte di Connla, Ivrea (TO), 2013, ISBN 978-88-98411-14-6.
[1] Il criterio statistico di Schaefer (2006) prevede che un dato risultato derivante dell’analisi archeoastronomica di un sito archeologico possa essere considerato significativo se, stabilita una distribuzione Normale (Gausiana) dei possibili risultati casualmente ottenibili, quello ottenuto dall’analisi del sito in esame è caratterizzato da una probabilità che corrisponde ad una posizione sulla coda della distribuzione Normale che dista dal valore medio tipico di tale distribuzione più di 3σ, dove σ è il valore delle deviazione standard tipico della distribuzione Normale considerata. Una volta calcolata la probabilità geometrica P(random) che un dato risultato ottenuto possa essere casuale, si calcola l’area sottesa da una distribuzione Normale standardizzata:
Q = 1 – P(random)
Con il valore di Q si entra nella tabella e si determina il valore della variabile standardizzata z tale che integrale della Gaussiana calcolato da -z a +z sia pari a Q; quel particolare valore è il numero di σ a cui si posiziona il risultato ottenuto rispetto ad una distribuzione Normale di possibili risultati casuali. Quindi se z>3 allora la casualità del risultato può essere rigettata in favore della sua intenzionalità altrimenti il risultato ottenuto viene rigettato perché considerato casuale. Il livello di probabilità corrispondente a z=3 è pari a 0,9974, quindi il criterio di Schaefer corrisponde ad un test statistico di significatività il cui limite di accettazione è pari a:
Po = (1-P(random)) > 99,74%
Di conseguenza si verifica che il limite di accettazione del risultato sarà dato da:
P(random) < (1-0,9974)
cioè: P(random) < 0,0026 pari allo 0,26% che corrisponde ad 1 probabilità su 385. A questo punto il test statistico di significatività derivato dal criterio si Schaefer è il seguente:
- si calcola la probabilità P(random) di casualità per il risultato da mettere alla prova
- si esegue il confronto con il livello di probabilità corrispondente a 3σ sulla distribuzione Normale standardizzata N(0, 1, z).
e si applica la seguente regola decisionale: se:
P(random) < 0,0026 → il risultato viene accettato come significativo
P(random) ≥ 0,0026 → il risultato viene rigettato come casuale.
(Autore: Adriano Gaspani -I.N.A.F. - Istituto Nazionale di Astrofisica, Osservatorio Astronomico di Brera - Milano adriano.gaspani@brera.inaf.it)