Il simbolismo della pietra angolare

                   nei grandi monoliti di Chavin de Huantar

                                                               (Yuri Leveratto)

 

La civiltà di Chavin de Huantar si sviluppò a partire dal 1500 a.C. presso la confluenza dei fiumi Puccha e Mariash, affluenti del Marañon, a circa 3150 metri s.l.d.m. nell’attuale dipartimento di Ancash, (Perú).
L’origine della cultura teocratica di Chavin è a tutt’oggi fonte di accesi dibattiti.
L’archeologo J.C.Tello aveva indicato nelle culture amazzoniche l’origine della cultura madre delle Ande, anche basandosi sui ritrovamenti del tempio di Kotosh, ubicato presso Huanuco.
Gli archeologi Evans e Mayers hanno proposto che le ceramiche Chavin avessero relazioni con alcuni manufatti provenienti dal sito di Valdivia in Cile, e addirittura con anfore neolitiche della cultura giapponese Jomon.
L'archeologo Federico Kauffman Doig ha invece proposto la teoria “aloctonista” secondo la quale l’origine di Chavin, come delle altre culture andine, sarebbe mesoamericana.
Certo è che Chavin de Huantar, a partire da 1500 a.C. divenne un centro culturale e religioso di prim’ordine. Vi si elaborarono complessi rituali che avevano lo scopo di fertilizzare la terra e connettere il mondo del sopra, dominato dal Sole (simbolizzato dal condor), con l’inframondo, dominato dal serpente, emblematica figura totemica.
Il giaguaro invece aveva un significato particolare a Chavin. Questa società dipendeva dall’agricoltura, e pertanto si venerava la Madre Terra, ma il giaguaro rappresentava la caccia e quindi la guerra, che significava la preservazione ed espansione del proprio territorio. Siccome il giaguaro era visto come animale perfetto, in totale simbiosi con la natura e capace di catturare virtualmente ogni altro animale, il guerriero ideale doveva fondersi con l’anima del felino ed essere esempio per la comunità. Nella visione del popolo Chavin, l’uomo cacciatore doveva essere come il giaguaro e assimilarne destrezza, forza, astuzia, serenità, determinazione e precisione.
Il giaguaro diventò così per Chavin la divinità più venerata.
A Chavin sono stati ritrovati quattro monoliti, che richiamano al simbolismo della “pietra angolare”.
Innanzitutto il “lanzon” o grande “lancia monolitica”, ubicata all’interno di un labirinto situato nelle viscere del tempio antico.
E’ un “totem”, alto 4,54 metri che rappresenta un essere mitologico che racchiude caratteristiche umane e animali. Si notano caratteristiche del felino stilizzato.

 

                                       

                                                             El -Lanzon (crediti)

 

Per alcuni ricercatori il totem o “lancia monolitica”, per la sua ubicazione nelle viscere del tempio antico, all’interno del labirinto (simbologia dell’iniziazione), rappresenta il giaguaro sotterraneo, ossia legato all’inframondo. Esso rappresenterebbe anche la forza tellurica, in opposizione al giaguaro celeste che sarebbe la costellazione di Orione, visibile dalla camera della “lancia monolitica” solo il 21 di dicembre, giorno del solstizio d’estate nell’emisfero sud.


Vi è poi la famosa stele di Raimondi, alta 1,98 metri, che rappresenta un essere mitologico con le braccia aperte che tiene in mano degli scettri, a loro volta intagliati con disegni rappresentanti felini e serpenti. La bocca dell’essere antropomorfo è quella di un felino e le dita sono ornitoformi. Dalla testa dell’essere antropomorfo si dipartono numerosi raggi, che a seconda delle varie interpretazioni, sono piume, serpenti o millepiedi. Secondo Kauffman Doig questa divinità sarebbe un uomo-felino-uccello-serpente.
Ecco così che il Dio antropizzato raggiunge livelli di coscienza elevati, in quanto si unisce con il condor che rappresenta, nella Trinità Andina, il mondo del sopra.
E’ possibile che la stele di Raimondi sia una rappresentazione di Sumé-Viracocha-Quetzalcoatl?

 

                         

                                                    La stele Raimondi (crediti)


Gli altri due monoliti che sono stati trovati presso Chavin sono l’obelisco Tello (dal nome del celebre archeologo), e la stele di Yauya.
Nell’obelisco Tello, alto 2,52 metri, sono rappresentati due esseri stilizzati, con caratteristiche di felino e uccello (condor). Anche in questo caso il monolito ha la funzione di totem, cioè oggetto di culto.

 

                             

                                               L'obelisco di Tello (crediti)


Nella stele di Yauya (attualmente rotta in quattro pezzi, ma aveva un’altezza di circa tre metri), è rappresentata una divinità ittioforme o serpentiforme, con caratteristiche feline e lunari.

 

                                       

                                             La Stele di Yauya (crediti)


Come si vede gli antichi abitatori di Chavin davano grande importanza al culto di un essere antropomorfo con caratteristiche del felino-condor-serpente. Forse fu proprio a Chavin dove si originò il culto della Trinità Andina.
Questo culto era rappresentato nei monoliti che avevano una funzione totemica, e allo stesso tempo rappresentavano la pietra angolare ovvero la roccia, con il suo simbolismo della montagna, ovvero ciò che non si può corrompere.

 

 

(Autore: Yuri Leveratto; l'articolo originale con foto dell'Autore si trova al link: https://www.yurileveratto.com/it/articolo.php?Id=408)

 

 

  • Nota del webmaster di questo sito: le immagini a corredo dell'articolo sono state tratte dai rispettivi siti indicati nei "crediti" fotografici, per una adeguata valutazione da parte del lettore; nei portali correlati si possono, inoltre, trovare maggiori informazioni sui monoliti citati nel presente articolo, che il grande ricercatore Leveratto ci ha stimolato ad approfondire. Nella sottostante galleria fotografica inseriamo le sue immagini originali.

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