Somma Lombardo
tra il Panperduto e la "piramide geodetica"
Rimanendo in tema dell’Ipposidra di cui abbiamo accennato nella sezione precedente, cominciamo la visita di Somma Lombardo dalla località chiamata “Panperduto”, dove sorge la spettacolare diga in stile neoclassico, realizzata da nel 1884 dall’ingegner Villoresi. Il toponimo, ci ha detto un abitante, deriverebbe dal termine dialettale “pan perdù” (pane perduto, pane perso), poiché a questa altezza il fiume diventava “cattivo”, si “arrabbiava” e rovesciava le barche, con conseguente perdita di merci e dunque di ricavi (il guadagno, ieri come oggi, era necessario per acquistare il pane, simbolo del nutrimento). E anche per questo l’Ipposidra prima citata avrebbe ovviato a tale inconveniente; secondo altri, il nome Panperduto sarebbe da attribuire alla fatica degli operai che scavarono un canale rimasto poi incompiuto, senza dare frutti[1]. In questa denominazione sarebbe concentrata quindi una memoria molto antica e di sofferenza.
Oggi il luogo è conosciuto dai più per il bacino che raccoglie le acque del Ticino e da cui hanno origine il Canale Villoresi (1877-1890, che attraversa l’intera Lombardia e va nell’Adda) e il Canale Industrale (1903, le cui acque alimentano poi il Naviglio Grande). E si propone come un luogo da sogno: alla confluenza del torrente Strona nel Ticino, è un’oasi di relax in cui la natura e il lavoro dell’Uomo hanno saputo trovare un compromesso. La spiaggia d’estate è meta di bagnanti, mentre i turisti che vogliono conoscere meglio il territorio, hanno la possibilità di seguire visite guidate in navigazione su uno speciale battello. L’acqua regna sovrana e da qualche anno il Panperduto vuole raccontare la sua storia e la sua cultura. Il complesso offre diversi servizi: vi è un elegante Ostello, il Museo dell’Acqua (museo delle Acque italo-svizzere) sulla piccola isola di Confurto, il Giardino dei giochi d’acqua (per i più piccoli che imparano giocando), la diga Villoresi, pregevole edificio storico edificato nel 1884, oggi destinato ad accogliere il flusso di turisti lungo l’itinerario fluviale e ciclopedonale[2]. Dall’ora del tramonto in poi, le dighe del Panperduto sanno regalare impressioni fortissime, esperienza da fare assolutamente!
In più, proprio passeggiando lungo le sponde abbiamo incontrato il cartello del Sentiero Europeo E1, un sentiero escursionistico che funge da asse di unione tra il Nord Europa (Capo Nord-Norvegia) e il Sud Italia (Capo Passero di Siracusa)[3].
Ora il nostro obiettivo è di trovare la piramide geodetica della Brughiera Grande, sempre nel comune di Somma Lombardo. Abbiamo alcune indicazioni ma non si rivelano sufficienti e fatichiamo per individuarla, nella fitta boscaglia[4]. Però questo itinerario (che adesso sapremmo percorrere benissimo!) ci ha consentito di conoscere meglio gli aspetti dell’habitat della brughiera, che è molto cambiata rispetto alle sue origini, quando doveva essere anzitutto priva di alberi di alto fusto e con un suolo tappezzato di brugo[5]. Durante il tragitto abbiamo incontrato anche i ruderi dell’antico ponte dell’Ipposidra, di cui accennavamo prima, che era stato realizzato costruendo un terrapieno artificiale per colmare i dislivelli. Su di esso passava la “ferrovia delle barche” trainate dai cavalli, che proveniva da Tornavento e si dirigeva a Sesto Calende.
Il ponte è purtroppo privo dell’arcata, ma si apprezzano ancora i due monconi laterali. Mancano pannelli informativi! La “piramide” (che dopo tanta cerca abbiamo trovato) è un monumento tronco-conico in granito rosa di Baveno (Lago Maggiore) di modeste dimensioni e segna il punto nord estremo della base geodetica realizzata nel 1788 da tre astronomi (che erano anche valentissimi cartografi) dell’Osservatorio Astronomico di Brera a Milano: Barnaba Oriani, Angelo de Cesaris e Francesco Reggio su incarico del governo austriaco, che intendeva realizzare una mappatura del territorio lombardo per fini militari. Ma non furono loro a mettere la piramide: essi infatti, identificati i tre punti principali della base (estremo nord, centro ed estremo sud), posero delle colonnette di granito che penetravano nel terreno, nascoste alla vista. Circa 40 anni dopo e sempre su incarico del governo austriaco, il direttore dell’Osservatorio Astronomico di Brera (Carlini) ispezionò la zona e riuscì a ritrovare i punti contrassegnati dai tre astronomi/cartografi.
Fu allora che fece apporre le piramidi che, di fatto, “incapsularono” le colonnette. Fece anche mettere delle epigrafi sulle facce dei monumenti, che ricordassero l’impresa del 1788. Oggi rimane soltanto la piramide di Somma Lombardo perché quella di Nosate (estremo sud) fu distrutta: era da intralcio ad operazioni militari che si svolgevano nel piccolo aeroporto che nel frattempo era stato costruito in quel terreno (chiamato “Campo della Promessa”). Il punto che demarcava il centro della base geodetica dovrebbe corrispondere a Ferno e attualmente si trova all’interno dell’aeroporto di Malpensa: la piramide (o quel che c’era) non esiste più ma vi è un obelisco, a ricordo. Definiti i tre punti tramite misurazioni con teodoliti, l’uso di pali infissi a distanze regolari come riferimento, i tre studiosi misero a punto la linea di misura, se così vogliamo definirla, propriamente “base geodetica”, lunga 5.130,517 tese francesi (a quel tempo l’unità di misura del metro non esisteva), corrispondenti a circa 10.000 m (=10 km). I moderni calcoli con strumentazioni satellitari hanno stabilito l’esatta lunghezza che è di 9.999,538 m (perciò i tre cartografi “sbagliarono” veramente di pochissimo). Ottenuta questa base, Oriani, De Cesaris e Reggio procedettero con il sistema della triangolazione trigonometrica per mappare l’intero territorio di Milano e Mantova, dapprima. In seguito sappiamo che attraverso il sistema della triangolazione e sfruttando otto basi geodetiche, è stata realizzata la mappa cartografica dell’Italia, oggi per altro confermata dalle riprese satellitari. Quando siamo stati in visita al Museo degli Strumenti Astronomici di Brera, anni fa, ricordiamo di aver visto proprio la stupenda cartografia eseguita a bulino, che rappresenta la prima mappa topografica del territorio lombardo. Costò 10 anni di lavoro! Il prof. Gaspani ce la illustrò molto bene[6] e gli siamo ancora grati per questo, anche se allora forse non capivamo completamente a cosa si riferisse. Ora però i tasselli si incastrano e vedete come ognuno di essi serva per completare l’immenso puzzle della conoscenza...
Dopo questa escursione veramente degna di due passi nel mistero torniamo a Somma Lombardo e dopo esserci riposati in albergo, curiosiamo un po’ tra la sua storia e i suoi monumenti. La chiesa di San Vito, che è la più antica (1260) seppure rifatta nel XVII secolo, l’abbiamo trovata chiusa. E’ preceduta da una scalinata imponente ma recinta da cancellata con lucchetto. Sorge su di un antico oratorio che un tempo doveva risultare isolato sulla collina; l’urbanizzazione degli anni ’70 del XX secolo ha stravolto quell’antica compagine!
LaBasilica di Sant’Agnese si presenta nelle forme barocche ma risale almeno al XV secolo; conserva una reliquia della santa patrona. Ma il richiamo più forte è certamente dato dalla presenza del bellissimo Castello Visconti di San Vito, situato in centro al paese. Raffinata location per cerimonie e matrimoni, è visitabile nella bella stagione tramite visita guidata. E’ considerato uno dei fortilizi più vasti della regione Lombardia, che appartenne sempre ai Visconti fino alla fine del secolo scorso[7]. Il nucleo originario certo data al IX secolo ed era una rocca difensiva ai confini del ducato di Milano. Venne quindi trasformato in residenza nobiliare nel 1448, ad opera di Francesco e Guido Visconti, fratelli.
Gli ampliamenti comportarono l’abbattimento, purtroppo, dell’antica pieve di S. Agnese, che occupava il sedime dell’attuale lato Sud-orientale del Castello. Attualmente il complesso è costituito da tre castelli, ciascuno dotato di ingresso proprio, anche se addossati l’uno all’altro. Quello visitabile è la residenza estiva della famiglia Visconti di San Vito nella quale, oltre agli splendidi arredi originali, sono conservati affreschi attribuiti alla scuola di Camillo Procaccini e una pala d’altare (nella Cappella gentilizia) del Cerano. All’interno del Castello si trova un Museo archeologico privato con reperti della Cultura di Golasecca, Celtici e romani), un' originale collezione di piatti da barba (più di 500 e provenienti da tutto il mondo), una di cimeli dell’epoca risorgimentale. Ci si chiederà come mai urne cinerarie appartenenti ai Golasecchiani si trovino qui. E’ presto spiegato: l’abate Giani, colui che per primo indagò la Necropoli del Monsorino, di cui abbiamo parlato in riferimento a Golasecca, era amico del proprietario, il marchese Carlo Ermes Visconti, a cui donò vari e preziosi reperti! Inoltre, il marchese era un cultore di antichità e sui terreni di sua proprietà capitava spesso che venissero rinvenuti dei reperti. Così creò una collezione, che oggi ammonta a 155 pezzi fittili.
Nei dintorni di Somma Lombardo si possono ammirare altri monumenti bellissimi e interessanti, come la chiesa della Maddalena (frazione di Somma L.). La santa è solennemente festeggiata in questa frazione ogni anno, in occasione della festa liturgica (22 luglio), con eventi che durano circa una settimana. Interessantissimo è pure il Santuario della Madonna della Ghianda a Mezzana (frazione di Somma L.), interessante monumento sorto in seguito ad un’apparizione mariana e che conserva un “Albero genealogico di Gesù” (Alberto di Jesse) nell’absidiola antica, oggi incastonata dietro l’altare e accessibile da una porticina. In quattro delle sei Cappelle laterali (chiamate “dei Giudei”) vi sono statue a grandezza naturale del XVII secolo che narrano episodi della Passione di Gesù. Un piccolo dipinto sopra il tabernacolo dell’altare maggiore è attribuito a Guido Reni (1575-1642) e rappresenta l’ Annunciazione. Tutta questa zona è immersa in una verdeggiante altura, che fu percorsa da Celti, Romani, Longobardi fino ai più recenti Visconti. Il motivo è la posizione strategica, lungo la quale correva la più importante strada militare che attraversava l’Insubria ed era ottimo punto di osservazione. E’ molto probabile che, prima delle chiese attuali, vi fossero fortificazioni di avvistamento, controllo e difesa.
A sinistra, la chiesa in località Maddalena e, a destra, il Santuario della Madonna della Ghianda in frazione Mezzana di Somma L.
A poche decine di metri dal Santuario della Ghianda si trova la Chiesa Prepositurale di Santo Stefano in Mezzana, che fu antica collegiata e già capo pieve fin dal 1200. L’abside di questa chiesa venne utilizzata nel 1788 dai tre già citati astronomi di Brera (Oriani, De Cesaris, Reggio) come riferimento per tracciare la base geodetica necessaria per la misurazione e i rilievi topografici del territorio.
Proseguiamo il nostro viaggio:
[1] Si veda https://www.varesenews.it/2016/12/il-canale-del-panperduto-non-e-fantasma-esiste-ancora-e-il-canale-navigabile-piu-antico/577837/
[2] Per tutte le informazioni, visitare il sito ufficiale https://www.panperduto.it/
[3] “Il percorso è tabellato con targhe di colore rosso-bianco-rosso, indicanti la sigla “E1”: affrontato a piedi, o anche in bicicletta, l’E1 nel Parco del Ticino non si rivela un semplice sentiero, ma una vera e propria “greenway”, una “autostrada verde” di connessione fra le Alpi e l’Appennino, lungo una delle più belle valli fluviali di pianura. https://natura.parcoticino.it/2-generale/43-sentiero-e1.html
[4] Lasciando scegliere a ciascuno l’itinerario che preferirà fare (vi si può arrivare in diversi maniere), diremo semplicemente che noi abbiamo lasciato l’automobile nei pressi della Trattoria dei Cacciatori (strada da Somma a Tornavento); abbiamo imboccato il sentiero dall’altra parte della carreggiata, che costeggia un parking di Malpensa 2000 (ai margini di una cascina abbandonata), nei pressi della diruta Cascina Mezzafame. Abbiamo proseguito per un buon tratto che, ad un certo punto, sale leggermente (in compagnia di un folto stuolo di zanzare assetate!). Abbiamo oltrepassato un maneggio di cavalli e abbiamo incontrato, nel bel mezzo del bosco, i ruderi del ponte, studiandoceli un pochino. Abbiamo quindi optato per superare le vestigia, a destra, incrociando poco dopo una strada larga e sterrata, chiamata “Pista dei Tedeschi”. La pista collegava gli aeroporti di Lonate Pozzolo e di Malpensa usati dai tedeschi, che avrebbero tra l’altro nascosto i velivoli e le munizioni nella boscaglia stessa, durante la Guerra. Nei pressi del Centro Ippico San Giorgio, inoltrandosi parallelamente ad esso e quasi in mezzo agli ostacoli usati per le corse ippiche, si trova la “piramide” o se si preferisce il monumento tronco-conico che corrisponde all’estremo nord (boreale) della Base Geodetica (vedi il nostro video)
[5] Il brugo è la calluna vulgaris
[6] Invitiamo a visionare il video che realizzammo https://www.youtube.com/watch?v=F_Sp_8Pm9js
[7] Dopo la scomparsa nel 1997 dell'ultimo discendente dei Visconti di San Vito, il castello è attualmente gestito dalla Fondazione Visconti di San Vito