I Viereckschanzen dei Celti (di Adriano Gaspani)

I “Viereckschanzen” cioè le grandi aree recintate quadrangolari costruite dai Celti, si pensa delimitassero zone sacre, ma anche luoghi di riunione.  Inizialmente il termine venne coniato da Schwartz, nel 1959, per identificare aree sacre estese approssimativamente 1 ettaro e delimitate da un terrapieno e da un fossato di forma quadrangolare.  Storicamente il primo “viereckschanze” studiato fu quello di Holzhausen, in Baviera, in cui vennero identificate cinque differenti fasi costruttive ben definite. Inizialmente esso era costituito (fasi 1-2-3) da una semplice area di circa 92 metri quadrati racchiusa da una palizzata in legno.  Successivamente (fase 4) venne scavato il fossato e con la terra estratta fu costruito il terrapieno che lo circondava completamente.  La struttura interna fu costruita durante la fase 3 e ricostruita durante la fase successiva, mentre i tre pozzi presenti all’interno del “viereckschanze” furono scavati durante le fasi 1, 2 e 4.  Queste costruzioni erano presenti in grande quantità su tutto il territorio in cui la cultura celtica si sviluppò durante l’età del Ferro, soprattutto dal V sec. a.C. in poi. Essi furono comunissimi e distribuiti su una fascia di latitudine geografica che andava grosso modo da +45° a +55° N, sul territorio europeo. Successivamente alla conquista romana della Gallia e di parte della Britannia, i Romani costruirono i loro templi mantenendo lo stile architettonico celtico e molto spesso all’interno degli stessi recinti in cui i druidi celtici svolgevano le loro funzioni religiose.  La notevole quantità dei siti conosciuti e studiati dagli archeologi ha permesso di eseguire un’indagine statistica sulle orientazioni di oltre 250 recinti, geograficamente concentrati per lo più nel sud della Germania, ottenendo risultati molto interessanti dal punto di vista archeoastronomico.  L’analisi è stata condotta secondo due criteri.  Il primo, che definiremmo “locale”, ha previsto l’esame di tutte le orientazioni dell’interruzione del perimetro atta a consentire l’ingresso al recinto, in ciascun sito. L’analisi è stata eseguita senza porsi alcun pregiudizio, durante la fase di scelta, sulla possibile significatività astronomica delle direzioni individuate, salvo selezionare a posteriori, mediante appropriate tecniche di calcolo astronomico, quali di esse avrebbero potuto essere correlate con la posizione di levata o di tramonto di qualche oggetto celeste all’epoca in cui i siti furono in uso, accompagnate con la necessaria analisi probabilistica.

Il secondo criterio, che definiremmo “globale”, si riferisce all’analisi di tutto il contesto, nel senso che le orientazioni dei 257 “viereckschanzen” esaminati, sono stati sottoposti ad un’analisi statistica mescolandole tra di loro secondo un criterio casuale in modo che fosse persa ogni traccia del sito individuale al quale ciascuna orientazione si riferiva. L’analisi statistica richiede prima di tutto il test della cosiddetta “ipotesi nulla” Ho (“null hypothesis”, nei testi anglosassoni).  Il test consiste nel verificare se è possibile rigettare “l’ipotesi nulla”, cioè la possibilità che gli allineamenti rilevati siano completamente dovuti al caso in favore dell’ipotesi H1 che implica invece la deliberata orientazione dei siti, lungo particolari direzioni astronomicamente significative. Tecnicamente si confronta la funzione densità di probabilità pertinente ai dati sperimentali con quella di una popolazione equivalente di dati casuali. Se le distribuzioni sono significativamente differenti allora “l’ipotesi nulla” viene rigettata in favore di quella alternativa H1 e l’indagine archeoastronomica può procedere, ma se le due distribuzioni si equivalgono allora gli allineamenti rilevati sono da ritenersi solamente fortuiti. Un’interessante scoperta dovuta all’archeoastronomo inglese Clive Ruggles prevede che se le direzioni rilevate nei siti sono deliberatamente stabilite (ad esempio orientando il sito verso la cima di una montagna localmente ritenuta sacra), ma non astronomicamente significative, la loro distribuzione di probabilità è poco differente da quella risultante per “l’ipotesi nulla”. 

Se l’analisi “locale” ci fornisce informazioni sul singolo sito, l’analisi “globale” ci fornisce invece notizie relativamente agli oggetti celesti che probabilmente furono importanti per i Celti che costruirono i siti durante la fase finale del I millennio a.C. Questo trattamento è stato possibile in quanto l’area interessata è geograficamente limitata, grosso modo tra 45° e 50° di latitudine Nord e la matrice culturale è grosso modo identica per tutte le popolazioni celtiche di quel periodo stanziate in area gallica e germanica meridionale.  La probabilità che un singolo “viereckschanze” sia casualmente orientato verso un determinato azimut, tenendo conto dell’incertezza con cui è mediamente possibile rilevare l’azimut di orientazione, è circa il 2,8%.  Questo fa si che se la distribuzione degli assi fosse completamente casuale ci dobbiamo aspettare una distribuzione uniforme, da 0 a 360° il cui corrispondente istogramma, campionato al ritmo di 10° in azimut, mostrerebbe mediamente una frequenza di 7 siti per ogni intervallo ampio 10°. Studiando la distribuzione rilevata sperimentalmente appare naturale ritenere significativi solo quei valori di azimut per i quali il numero di siti rilevati supera in maniera consistente le 7 unità.  Ci accorgiamo quindi che nel caso dei “viereckschanzen” celtici solamente 216 dei 257 siti (quindi il 84%) possono essere ritenuti significativamente orientati secondo una direzione che potrebbe essere stata astronomicamente significativa.


La distribuzione dei siti significativi è tale da privilegiare due segmenti di orizzonte, il primo compreso tra 65° e 185°  ed il secondo compreso tra 255° e 275°. Ragionando in termini di declinazione astronomica, siamo in grado di affermare che gli oggetti celesti rilevanti per i Celti che costruirono i recinti quadrangolari erano posti, sulla Sfera Celeste, entro una fascia compresa tra –43° e +20° gradi di declinazione. Questo significa ad esempio che risultano totalmente assenti le orientazioni verso la direzione polare, ma non quelle concordanti con la direzione meridiana. Un altro fatto interessante è che gli assi dei “viereckschanzen” tendono fortemente a privilegiare la direzione orientale rispetto a quella occidentale. Questo significa che i recinti orientati verso i punti di sorgere degli astri erano molto più frequenti rispetto a quelli orientati verso il loro tramonto, almeno così accade nel caso del campione statistico analizzato in questa sede. Lo studio della distribuzione degli assi dei “viereckschanzen” ha mostrato l’esistenza una correlazione con il sorgere eliaco delle stelle che stabilivano presso i Celti le date in corrispondenza delle quali erano celebrate, durante il corso dell’anno le quattro feste rituali fondamentali.

 La data dell’inizio dell’anno celtico corrispondeva in Gallia alla celebrazione della festa di Trinvxtion Samoni (le tre notti di Samonios).  Tale data era determinata dalla levata eliaca di Antares che segnava anche l’inizio della stagione invernale. Ebbene 21 “viereckschanzen” risultano orientati verso la direzione identificata dall’azimut di prima visibilità di questa stella quando avveniva la sua levata eliaca (da 125° a 135°  durante l’età del Ferro a seconda della latitudine geografica del “viereckschanze” considerato). La levata eliaca avveniva mediamente durante la seconda metà di Novembre.  Per una circostanza curiosa durante il periodo dello sviluppo della cultura celtica sul territorio europeo, nello stesso segmento di orizzonte sorgeva anche il Sole al solstizio d’inverno che avveniva verso la fine di Dicembre del calendario giuliano, per cui con i dati a nostra disposizione non è possibile discriminare tra i siti in cui il fenomeno di riferimento era la levata eliaca di Antares e quelli in cui, invece, era importante il sorgere del Sole al solstizio d’inverno. 

 


L’inizio della stagione estiva era contrassegnato dal sorgere eliaco di Aldebaran fenomeno che stabiliva anche la data della festa di Beltaine dedicata al dio Belenos e alla dea Belisama. La levata eliaca di Aldebaran capitava durante l’età del Ferro intorno all’inizio del mese di Giugno. L’incertezza media sulla rilevazione di tali date è stimabile intorno alla settimana in quanto sia i fenomeni di pertinenza dell’ottica atmosferica sia la possibilità che le condizioni meteorologiche fossero state sfavorevoli potevano influire in modo tale che il druido incaricato di osservare il fenomeno poteva posporre anche di una settimana l’effettiva rilevazione visuale di esso. Ben 60 recinti furono costruiti orientati verso la direzione del sorgere eliaco di Aldebaran nel periodo che va dal 500 a.C. all’anno 0.  Circa a metà della stagione estiva era celebrata la festa di Lugh che era connessa al levare eliaco di Sirio, che avveniva, durante il periodo celtico, una lunazione dopo il solstizio d’estate, cioè alla fine di Luglio. La direzione del punto di levata eliaca di Sirio concorda bene con l’orientazione di ben 12 recinti, mentre curiosamente nessun “viereckschanze” risulta orientato in modo da corrispondere alla data della celebrazione della festa di Imbolc corrispondente alla levata eliaca di Capella.


Riassumendo possiamo rilevare che ben 93 recinti rispetto ai 257 esaminati risultano correlati con la cadenza di tre delle quattro maggiori feste rituali celtiche. Esistono comunque alcune altre stelle luminose il cui punto di levata eliaca potrebbe essere correlato con l’orientazione di alcuni recinti.  Infatti 20 di essi potrebbero essere correlati con la levata eliaca di Procione, nel Cane Minore, evento che si verificava durante la terza decade di Luglio, oppure Altair nell’Aquila che levava eliacalmente durante la prima decade di Dicembre, oppure ancora Spica la cui levata eliaca avveniva all’inizio di Ottobre. Altri 27 viereckschanzen potrebbero essere correlati con la levata eliaca delle Pleiadi che poteva essere osservata durante la prima decade di Giugno, mentre 17 recinti potrebbero essere correlati con la levata eliaca di Regolo, stella più brillante della costellazione del Leone che avveniva durante la prima decade di Agosto. Altre due stelle importanti in Orione andavano in levata eliaca in punti dell’orizzonte correlati con 32 recinti.

Infatti Betelgeuse levava eliacalmente all’inizio di Luglio in una posizione verso cui risultano orientati 20 “viereckschanzen”.  Dal canto suo Rigel levava eliacalmente pochi giorni dopo, durante la prima metà del mese di Luglio e in questo caso 12 recinti potrebbero essere correlati con il suo punto di prima visibilità. La costellazione di Orione, alle latitudini proprie dell’Europa centro-settentrionale, sorgeva durante l’età del Ferro occupando con la sua considerevole estensione un segmento di orizzonte che grosso modo andava dagli 85° ai 105° rispetto alla direzione del meridiano astronomico.  Ebbene gli assi di 96 “viereckschanzen” risultano orientati verso questo segmento di orizzonte. Ciascuno dei 96 recinti ha una probabilità del 5,6% di essere orientato verso la levata della costellazione di Orione solamente a causa di una combinazione di fattori casuali, quindi la probabilità che 96 siti su 257 siano casualmente orientati verso questo segmento di orizzonte è un numero così piccolo da essere in pratica trascurabile.  Per quanto riguarda i recinti orientati verso i punti di levata (di prima visibilità, ma non alla levata eliaca) di alcune stelle individuali possiamo rilevare che ben 12 recinti risultano correlati con il sorgere di Sirio e di Antares, le quali alla latitudine tipica del centro Europa sorgevano nel segmento di orizzonte citato in precedenza, ma ovviamente in corrispondenza di un periodo durante l’anno che andava dalla loro levata eliaca al loro tramonto eliaco.

Due soli “viereckschanzen” risultano invece correlati con i punti di tramonto di queste stelle, ma i test statistici dimostrano che l’orientazione di questi due recinti è probabilmente del tutto casuale.  Per quanto riguarda la costellazione del Toro, osserviamo che complessivamente 27 recinti risultano orientati verso il punto di levata (non eliaca) di alcune stelle appartenenti a questa costellazione, quali Aldebaran e il gruppo delle Pleiadi, mentre orientati verso il punto di tramonto rileviamo solamente 4 “viereckschanzen”.  La probabilità che un recinto sia casualmente orientato verso questo segmento di orizzonte astronomico locale vale 2,7%, che ci permette di calcolare che la probabilità che 27 “viereckschanzen” su 257 siano casualmente orientati verso il segmento di orizzonte pertinente al sorgere della costellazione del Toro, vale 1 su oltre 37 milioni.  Dal punto di vista delle orientazioni solari rileviamo 4 recinti orientati verso il punto di sorgere del Sole in corrispondenza del solstizio estivo, mentre 21 potrebbero essere correlati con la levata del Sole solstiziale invernale. L’analisi probabilistica ci obbliga però a scartare l’allineamento verso la levata solare solstiziale estiva in quanto il numero dei recinti che mostrano quell’orientazione è abbondantemente sotto la soglia della significatività statistica. Siamo quindi obbligati a scartare la direzione solstiziale estiva, in quanto probabilmente frutto solo del caso, ma a ritenere significativa l’orientazione verso la levata solare solstiziale invernale in quanto essa avrebbe potuto verificarsi casualmente in 21 casi su 257 solamente con 1 probabilità su 108000.

 

Rimane però da considerare l’ambiguità con la levata eliaca di Antares già messa in evidenza in precedenza. L’orientazione verso il sorgere equinoziale potrebbe essere valida per 60 “viereckschanzen”, più o meno gli stessi interessati al sorgere eliaco di Aldebaran, anche qui con un elevato grado di probabilità.  Si rilevano anche 5 casi di orientazione occidentale diretta verso il punto in cui il Sole tramontava al solstizio invernale, ma essi sembrano essere dovuti al caso al pari dei 2 casi che sembrerebbero suggerire una correlazione con il tramonto solstiziale estivo.  I 17 casi correlati con il tramonto equinoziale risultano invece significativi in quanto la probabilità che siano dovuti al caso vale 1 su 1623. Dal punto di vista lunare rileviamo un sito orientato verso il sorgere della Luna quando essa si trova al punto di stazione superiore (=+i), completamente casuale, mentre risultano altamente significativi i 20 “viereckschanzen” orientati verso il punto di sorgere della Luna al lunistizio intermedio (=-i), i 24 recinti orientati verso il sorgere del nostro satellite quando esso si trovava al lunistizio intermedio opposto (=-+i) ed infine 15 casi orientati verso il sorgere della Luna quando essa si trovava all’estremo punto di stazione inferiore (=--i).  Considerando invece il tramonto della Luna allora si rilevano 6 casi orientati verso il tramonto al lunistizio estremo inferiore, i quali sono probabilmente di origine casuale, come lo sono i 5 casi che puntano verso il tramonto al lunistizio intermedio, quello con declinazione (=-i).  I 24 siti orientati verso il punto di tramonto al lunistizio intermedio (=-+i) risultano invece altamente significativi.  Nessun caso di orientazione verso il tramonto lunare al lunistizio estremo superiore è stato rilevato. Alcuni “viereckschanzen” risultano orientati in modo da essere diretti parallelamente alla direzione cardinale Nord-Sud astronomica.  L’analisi dei dati ha messo in evidenza che 24 “viereckschanzen” risultano significativamente orientati in accordo con la direzione meridionale del meridiano astronomico locale. Su tale linea era possibile assistere, guardando a sud, al fenomeno della culminazione superiore degli astri cioè il raggiungimento della loro massima altezza rispetto all’orizzonte astronomico locale.  Durante la giornata è il Sole a raggiungere la massima altezza, al mezzogiorno locale vero, passando esattamente in corrispondenza della linea meridiana. Durante la notte ciascuna stella passa al meridiano ad un orario che dipende dalla sua posizione sulla sfera celeste e dalla stagione in corso.  L’orientazione meridiana, anche se sembrerebbe di primo acchito dettata da un ragionamento semplice e naturale, in realtà è abbastanza difficile da ottenere praticamente senza ricorrere a qualche metodo geometrico generalmente basato sullo studio del moto e delle dimensioni dell’ombra proiettata da un palo piantato verticalmente nel terreno.  Nonostante questo sono stati sperimentalmente rilevati 24 recinti che presentano un’orientazione di questo tipo, ottenuta anche con accuratezza considerevole.
La direzione meridiana non era agevolmente ottenibile con la pura e semplice osservazione del cielo anche se in teoria sarebbe stato possibile rilevare mediante l’osservazione visuale la posizione del polo nord celeste, che durante l’età del Ferro era posto presso la stella Kochab ( Ursae Minoris) e orientarsi verso la direzione opposta.  La posizione del polo nord celeste non era talmente vicina a Kochab da poter essere considerata, dal punto di vista pratico, coincidente con essa.  Il polo era posto tra Kochab e la stella di quarta grandezza Giausar, nella costellazione del Drago e distava alcuni gradi da Kochab, quindi la stella descriveva ogni giorno e ogni anno, un arco ampio circa una decina di gradi intorno ad un punto del cielo privo di stelle di rilevante luminosità.  Allo stadio attuale delle conoscenze non ci è dato di sapere quale fosse, per i Celti, il significato pratico o rituale della direzione parallela all’asse di rotazione della Terra, ma è un dato di fatto che esistono moltissime tombe facenti parte delle necropoli celtiche che sono allineate parallelamente alla linea meridiana. È probabile che un certo numero di  nozioni di gnomonica fosse normale patrimonio culturale diffuso tra i druidi celtici e che quindi la determinazione della direzione di culminazione del Sole fosse un’operazione alla loro portata. Questo fatto sembrerebbe confermato anche dalle caratteristiche di uno dei pozzi rituali rinvenuti nel recinto di Holszhauzen.  All’interno dei “viereckschanzen” è stata rilevata talvolta la presenza di pozzi rituali la cui funzione risulta attualmente poco chiara nonostante gli studi e le analisi condotte per lungo tempo dagli archeologi.  All’interno del grande recinto rettangolare di Holzhausen nei pressi di Monaco di Baviera furono scoperti tre pozzi scavati durante l’età del Ferro, intorno al III secolo a.C. I pozzi, la cui funzione fu probabilmente di tipo rituale, erano profondi fino a 36,5 metri e furono gradualmente riempiti, con l’andare del tempo, con vari materiali tra i quali è stato possibile reperire resti di materiale organico combusto. In due dei tre pozzi fu posto ad una certa profondità, un palo in legno sistemato saldamente in un alloggiamento composto da pietrame e posizionato in maniera tale da risultare inclinato rispetto all’asse del pozzo.  La struttura di pietre disposta tutto intorno alla sua base garantiva la stabilità dell’inclinazione che a quanto pare doveva essere mantenuta in modo da realizzare un ben determinato angolo rispetto all’asse verticale del pozzo entro cui il palo fu disposto. Dei tre pozzi presenti nel recinto di Holzhausen uno in particolare merita la nostra attenzione in quanto potrebbe risultare astronomicamente significativo.  Stabiliamo ora un sistema di riferimento composto da tre assi ortogonali tra loro, uno dei quali sia diretto positivamente parallelamente alla direzione Est astronomica quindi lungo la linea equinoziale locale, il secondo perpendicolare al primo, sia disposto lungo la linea meridiana orientata positivamente parallelamente alla direzione Nord astronomica e il terzo, perpendicolare agli altri due sia orientato lungo la verticale locale e diretto positivamente verso lo Zenit sulla Sfera Celeste.  Il primo e il secondo asse coordinato giacciono quindi nel piano orizzontale che contiene sia l’osservatore che l’origine del sistema di coordinate.  La direzione individuata dal palo obliquo rispetto a questo sistema di riferimento interseca virtualmente la Sfera Celeste in un punto le cui due coordinate angolari che la definiscono sono 185° di azimut rispetto alla direzione settentrionale del meridiano astronomico e 62° di altezza rispetto alla linea dell’orizzonte astronomico locale. La posizione del punto individuato è tale che durante una rotazione apparente completa della Sfera Celeste esso definisca su di essa un cerchio parallelo all’orizzonte astronomico locale, il quale viene percorso in un giorno siderale (1)  a causa della movimento di rotazione della Terra intorno al proprio asse e contemporaneamente anche in un anno come conseguenza del moto di rivoluzione del nostro pianeta intorno al Sole. Questo cerchio passava, ogni giorno, molto vicino all’eclittica, ma solamente due volta ogni anno vi capitava vicino anche il Sole.  Se calcoliamo la posizione di culminazione superiore del Sole il giorno del solstizio estivo (29 Giugno del calendario giuliano) durante gli anni che fanno parte del III secolo a.C. osserviamo che in quel giorno l’astro diurno si trovava nella costellazione del Cancro e occupava una posizione apparente sulla Sfera Celeste molto prossima al punto indicato dalla direzione individuata dal palo posto sul fondo del pozzo di Holzhausen.  Tenendo conto del fatto che la posizione del palo è stata ricostruita dopo 2300 anni sulla base delle tracce lasciate da esso dopo la decomposizione è ragionevole ritenere che, entro il margine d’errore accettabile, esso indicasse la posizione di culminazione del Sole in un giorno posto poco dopo quello del solstizio estivo durante il III secolo a.C.  In particolare, eseguendo alcune simulazioni al computer è stato possibile mettere in evidenza che solamente in corrispondenza del solstizio d’estate i raggi solari erano sufficientemente inclinati da poter arrivare ad illuminare il fondo del pozzo oltre 7,5 metri sotto il livello del suolo.  L’azimut del punto di intersezione tra la Sfera Celeste e l’asse del palo vale 5° in più dei 180° prescritti per essere esattamente sul meridiano e l’altezza di culminazione superiore raggiunta dal Sole solstiziale estivo era a quell’epoca 2°,6 in meno dell’altezza del punto definito dalla direzione del palo. È possibile che l’errore rilevato sia dovuto sia ad un errore di orientazione originario sia alla difficoltà di rilevare l’esatta direzione dall’analisi dello scavo eseguito circa 2300 anni dopo la sua posa in opera, cosa questa molto più probabile. In questo caso la culminazione del Sole solstiziale estivo potrebbe essere ragionevolmente stata il bersaglio dell’allineamento.  La questione dei pozzi rituali è molto interessante in quanto quello di Holzhausen non è l’unico esistente, ma è possibile trovare traccia di pozzi rituali in varie parti dell’Europa anche molto distanti tra loro.  Infatti ne sono stati trovati entro il recinto di Bosence presso St. Erth in Cornovaglia, nei recinti di Long Whittenham nel Berkshire in Gran Bretagna, in Vandea, nella Francia occidentale, e in altri luoghi, molti dei quali contengono pali collocati secondo varie angolazioni.  Tornando all’orientazione dei recinti rileviamo che l’analisi statistica ha messo in evidenza anche l’esistenza di 11 “viereckschanzen” di cui apparentemente non è possibile identificare alcuna orientazione significativa diretta verso il punto di levata di qualche oggetto celeste appariscente, quali il Sole, la Luna e le stelle più luminose, anche se l’analisi probabilistica ci indica che l’origine di questa direzione è ben lontana dall’essere dovuta solamente a fattori di natura casuale.  Il loro azimut di orientazione si distribuisce intorno ai 155° vale a dire tra sud e sud-ovest. Questa particolare orientazione è tale da precludere completamente qualsiasi correlazione di natura solare in quanto il punto di levata dell’astro diurno, osservato da una località europea, non raggiungeva mai una posizione così meridionale. Per quanto riguarda la possibilità che queste orientazioni possano essere correlate con i punti di levata lunari dobbiamo osservare che la Luna non raggiungeva mai una digressione così elevata.  Questo fatto ci induce quindi a scartare anche la possibilità di qualche orientazione lunare. Dal punto di vista stellare invece potrebbe essere plausibile l'orientazione diretta verso il punto di sorgere della coda della costellazione dello Scorpione, in particolare della stella  Scorpii di magnitudine 2,8, mentre Antares brillava a circa 21 gradi di altezza sull'orizzonte proprio sopra il punto considerato. È possibile che 11 recinti fossero grosso modo correlati con questa costellazione che per i Celti era importante essendo Antares la sua stella più brillante. Va comunque ricordato che numerose orientazioni dirette verso la levata delle stelle della Coda dello Scorpione sono frequentemente riscontrabili nei circoli tombali della Cultura di Golasecca, sviluppatasi sul territorio nord-italico, durante il periodo che va dal X al V secolo a.C., alla quale è stata riconosciuta dagli archeologi una matrice celtica molto antica e che secondo i più recenti risultati avrebbe propagato parte delle proprie tradizioni, assieme ai prodotti del suo artigianato anche in territori molto lontani in ambito transalpino.

Nota:

1 )Il giorno siderale corrispondente ad una rotazione completa della Terra corrisponde a 23 ore, 56 minuti e poco meno di 4 secondi, mentre un giorno solare medio corrisponde convenzionalmente a 24 ore esatte. Per questa ragione ogni giorno le stelle anticipano la loro levata e ed il loro tramonto di circa 4 minuti primi rispetto al sorgere del Sole

(Autore: Adriano Gaspani, I.N.A.F - Istituto Nazionale di Astrofisica, Osservatorio Astronomico di Brera - Milano
adriano.gaspani@brera.inaf.it)